L’ASGI esprime il proprio sconcerto per le evidenti e gravissime carenze che stanno caratterizzando la gestione degli interventi statali di accoglienza dei rifugiati in fuga dalla Tunisia e dalle altre aree di crisi. Ad un mese dall’inizio della situazione di crisi l’ASGI ritiene che il Parlamento italiano, l’opinione pubblica e la Commissione Europea debbano sapere:
1. per quale ragione non sono stati reperiti con prontezza nuovi posti di accoglienza, come fu fatto nel 2008 di fronte ad una situazione numericamente simile a quella attuale, individuando strutture idonee in tutto il territorio nazionale, in un’ottica di decentramento degli interventi;
2. per quale ragione in particolare non si è fatto ricorso alla rete dello SPRAR chiedendo ai comuni che hanno progetti attivi di allargare le disponibilità di posti e attingendo altresì alla probabile disponibilità da parte dei molti comuni che solo alcuni mesi fa avevano chiesto di entrare nello SPRAR ma la cui domanda non era stata accolta per esaurimento del fondo ordinario;
3. per quale ragione si è scelto di puntare, anche con grande enfasi demagogica, sul residence degli aranci a Mineo prevedendo irrazionalmente di deportarvi, come sta avvenendo, richiedenti asilo già accolti nei vari CARA in Italia, adducendo come motivazione quella di liberare in tal modo nei CARA posti di accoglienza per nuovi arrivi, ma in realtà producendo un gioco a somma zero posto che con tutta evidenza detta operazione non determina alcun aumento dei posti complessivi di accoglienza del sistema asilo. I trasferimenti forzati, iniziati dal CARA di Bari e che stanno avvenendo manu militari, senza alcun provvedimento individuale, oltre che comportare inutili ingentissime spese, pongono, come già sollevato da tutti gli enti di tutela e dall’UNHCR, rilevanti problemi di legittimità per lo sradicamento delle competenze in sede amministrativa e giurisdizionale. Nei trasferimenti forzati in corso non si rinviene alcun criterio di ragionevolezza ed utilità relativamente ad un esame equo e veloce delle istanze di asilo già depositate (anzi appare evidente come l’intera procedura venga fortemente rallentata) e comunque avvengono senza tenere conto delle condizioni di vulnerabilità psico-fisica di molti richiedenti (persone traumatizzate, vittime di tortura, disabili, famiglie con minori, etc.) che avevano già intrapreso percorsi di accoglienza e di cura presso i servizi socio-sanitari nei vari territori, che vengono così bruscamente interrotti.
Mentre il sistema italiano di accoglienza, incapace di fare fronte un numero di arrivi significativo ma finora del tutto gestibile, sta velocemente sprofondando verso il caos, il commissario straordinario per l’emergenza Prefetto Caruso da una settimana ignora la richiesta di incontro urgente avanzata da tutti gli enti di tutela italiani (ASGI, ACLI, ARCI, Caritas Italiana, CIR, FCEI, Comunità di S. Egidio, Ass. Senza Confine) di concerto con l’UNHCR. L’ASGI considera questo silenzio del Prefetto Caruso, un fatto gravissimo.
L’ASGI rinnova la richiesta che il Governo adotti un provvedimento di protezione temporanea ex art. 20 del D.Lgs 286/98 nei confronti di coloro che stanno arrivando dalla Tunisia e lancia un appello affinché:
a) la gestione dell’accoglienza avvenga in modo decentrato, reperendo nuovi posti su tutto il territorio nazionale, con priorità attraverso lo SPRAR evitando le concentrazioni in Sicilia e a Mineo in particolare (area che per la sua vicinanza alla base militare di Sigonella è altresì la più esposta a possibili ritorsioni militari da parte del regime libico);
b) le deportazioni forzate dei richiedenti asilo dai vari CARA vengano immediatamente sospese.