Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

mercoledì 2 marzo 2011

“Più diritti e solidarietà con il popolo libico”: ecco il “Primo Marzo” degli immigrati

Per il secondo anno consecutivo
gli immigrati scendono in piazza
'Un giorno senza di noi'

Scritto da Maria Chiara Cugusi il 1 marzo 2011 in Società

Più rispetto sul lavoro, consapevolezza dei propri diritti, più accoglienza, solidarietà al popolo libico e a tutto il Nord Africa. Gli immigrati del movimento “Primo Marzo” scendono in piazza per il secondo anno consecutivo con “Un giorno senza di noi”: obiettivo, “scioperare” contro un sistema che “alimenta il lavoro nero e non garantisce l’integrazione”. Non solo. Davanti ai fatti della Libia, Tunisia ed Egitto, gli immigrati rivendicano la loro libertà di circolazione (alla luce della recente Carta mondiale dei migranti), dicono “basta” a politiche fallimentari, incapaci di garantire qualsiasi forma di tutela: “nessuna emergenza biblica, solo incompetenza professionale - sottolinea Cécile Kashetu Kyenge, coordinatrice nazionale e portavoce del movimento “Primo Marzo”, intervistata da Diritto di Critica - da parte di quei paesi che continuano a fare accordi economici, senza rispettare i diritti umani”. Ciò che sta accadendo “è legato al fallimento delle politiche incentrate sui respingimenti” e sull’incapacità di accogliere richiedenti asilo e rifugiati, “che non devono essere rinchiusi nei Cie, perché non sono criminali”.

In piazza soprattutto lavoratori, ma anche studenti, per combattere “un razzismo istituzionalizzato” attraverso la legge Bossi-Fini, che alimenta il lavoro nero e lo sfruttamento: “E’ necessario slegare il permesso di soggiorno dal contratto di lavoro. - spiega Cécile Kashetu Kyenge - Attualmente, chi perde il lavoro ha sei mesi di tempo per il rinnovo, altrimenti rischia di cadere nella clandestinità che è un reato. Inoltre per il rinnovo è richiesto un certo reddito, ma, se l’immigrato che deve fare domanda non ha lavorato in quel periodo, come fa a dare garanzie?”.

Una mobilitazione frutto di una maggior presa di coscienza: “le mobilitazioni di quest’anno, da Brescia a Bologna, hanno mostrato un maggior coraggio dei migranti di rivendicare i propri diritti”. Oggi si manifesta in tutta Italia, anche a Rosarno, da dove un anno fa è partito il movimento “Primo Marzo”: “a distanza di un anno non è cambiato niente, - spiega Giuseppe Pugliese dell’Osservatorio migranti di Rosarno a Diritto di Critica - soprattutto per l’accoglienza. E’stato allestito un unico campo, vicino alla zona industriale: 80 posti riservati a immigrati regolari, mentre l’emergenza umanitaria riguarda gli irregolari”. Con lo sciopero “vogliamo favorire, soprattutto, il dialogo tra immigrati e residenti”.

A Palermo il primo marzo è dedicato a Noureddine Adnane, il venditore ambulante marocchino (residente in Italia da 10 anni) che lo scorso novembre si è dato fuoco perché, come raccontano diversi testimoni, “preso di mira da alcuni agenti di polizia municipale”. Uno dei tanti episodi di intolleranza finito in tragedia, “in una città, dove l’irregolarità diffusa ha creato un caos, in cui si penalizza anche chi è regolare”, sottolinea Tindara Ignazzitto, copromotrice del “Primo Marzo” a Palermo a Diritto di Critica. Qui il corteo partirà, simbolicamente, dal mare verso il centro storico, in riferimento agli sbarchi dei giorni scorsi; qui gli immigrati (soprattutto ambulanti e mediatori culturali) chiedono più dialogo e maggiore accoglienza per chi continua ad arrivare da quei paesi, “che stanno dando un esempio di reale democrazia, contro l’ipocrisia dei paesi occidentali”.