Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

martedì 31 ottobre 2006

Palermo: il boom dei negozianti immigrati. Via Maqueda diventa multietnica

Ricerca della Cna: in un anno le attività gestite da extracomunitari sono aumentate del 42 per cento
di Isabella Napoli

Dal Bangladesh allo Sri Lanka, dal Marocco alla Tunisia. Sono sempre più numerose a Palermo le imprese extracomunitarie, soprattutto commerciali. Da una recente indagine della Cna, nel 2006 le imprese straniere in città sono passate da 324 a 767, con un aumento del 42,2 per cento, quattro punti oltre la media nazionale. Di queste, l´80,8 per cento, ben 620, sono negozi. È il commercio il settore principale di attività per gli immigrati. Ne è un esempio via Maqueda, una delle vie tradizionalmente più commerciali della città, dove negli ultimi dieci anni molte insegne locali hanno lasciato il posto a business extraeuropei, primo fra tutti l´artigianato etnico, seguito da negozi alimentari e solo da pochi anni anche da alcuni ristoranti, sui quali campeggiano le lanterne rosse made in China.
La comunità più attiva a Palermo è però quella del Bangladesh con 314 imprese. In via Maqueda, sono una ventina le insegne di questa nazionalità, botteghe nate dalla strada e dal commercio ambulante. La comunità di commercianti bengalesi è concentrata soprattutto tra via Venezia e i Quattro Canti.
«Sono arrivato a Palermo dalla Francia sedici anni fa - racconta Chowdhury Muhitur Rahman - per i primi anni ho lavorato come collaboratore domestico e ho messo dei soldi da parte. Per mettersi in proprio la cosa più facile era il commercio ambulante. Così ho iniziato nel 1996 a vendere bijoux per strada e nel 2000 ho aperto questo negozio in via Maqueda. Fino a un paio di anni fa si vendeva di più, ora c´è sempre più concorrenza soprattutto cinese e di altri connazionali». Rahman paga 700 euro al mese per un locale molto piccolo, con una sola vetrina. L´affitto per un negozio con due o tre vetrine può costare da 1000 a 2000 euro. «Quando ho preso la licenza di ambulante - continua - ho dovuto fare un corso per iscrivermi al Rec (registro esercenti il commercio, ndr). Ora basta andare al Comune e con qualche centinaio di euro, si ottiene una licenza di ambulante. Ma questo crea più concorrenza e meno lavoro».
Il commercio è uno degli sbocchi più immediati anche per i più giovani. Gnanaseelan Sivaskaran, 26 anni, è originario dello Sri Lanka ma da 13 anni vive a Palermo, con tutta la sua famiglia. Quattro anni fa, ha aperto un negozio di generi alimentari in via Maqueda. A diventare imprenditore, lo hanno aiutato due fratelli che vivono in Germania e gli hanno prestato una parte del budget iniziale: 10 mila euro. «Il primo ad arrivare a Palermo venti anni fa è stato mio padre - racconta - lavorava come cameriere. Io ho studiato fino alla terza media, ma poi avevo bisogno di lavorare. L´idea di mettermi in proprio me l´hanno suggerita i miei fratelli. La licenza al Comune mi è costata circa 300 euro e l´ho avuta nel giro di tre mesi».
Spezie, riso basmati, dolci e altri prodotti dallo Sri Lanka vanno forte anche tra i palermitani. Habibur Rahman Ahsan, 18 anni, viene dall´India e vende articoli da regalo e bijouterie vicino la discesa dei Giovenchi. «Il titolare è mio padre - dice - siamo specializzati in artigianato dall´Indonesia, dall´India e dalla Thailandia. Io tra poco mi diplomo all´Ipsia. Dopo spero di andare al Nord Italia a cercare lavoro in una grande azienda».
Tra le insegne targate Bangladesh, c´è anche quella di Azad Abulkalam, un piccolo coloratissimo bazar di lampade, arazzi e altri arredi etnici. «Ho iniziato come ambulante nel 1989 - dice - poi con l´aiuto di mia moglie ho messo su questo negozio nel 1997. Quando abbiamo aperto, eravamo ancora in pochi. Da quando sono a Palermo, ho lavorato duro e per ben dodici anni, non sono riuscito a tornare nel mio paese d´origine. Ora, c´è un po´ di crisi ma le mie figlie lavoreranno qui. Per battere la concorrenza, ho dovuto puntare su un artigianato di qualità. Qui, in via Maqueda, ci battono solo i cinesi. I loro prezzi sono più bassi».
Chinatown, in questa parte della città è alla fine di via Maqueda. I negozi vendono soprattutto abbigliamento e bijoux ma i loro proprietari dagli occhi a mandorla sono restii a parlare. Vicino alla stazione, tra le lanterne rosse, c´è anche un ristorante, Yong Feng Yuan. Ma se alcuni sbarcano, altri si preparano a fare le tende. «Tra un mese vado via - dice una mauritiana che vende collane e orecchini fatti a mano - l´affitto costa 300 euro e non ce la faccio più a pagarlo. Lascio dopo 10 anni, dovrò andare a lavorare come donna delle pulizie presso qualche famiglia».

La Repubblica Palermo
(31 ottobre 2006)