Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

venerdì 1 ottobre 2004

Nessun uomo è un'isola: il progetto O'scià di C. Baglioni a Lampedusa

Fonte:
www.puntasottileperiodico.it/arte%20e%20cultura/3/intervista%20Baglioni.asp






BAGLIONI E LAMPEDUSA. UN "FIATO" DI VITA...O' SCIA'

INTERVISTA A CLAUDIO BAGLIONI
di Caterina Famularo (collegamento alla pagina personale di Caterina Famularo: poesie)



Incontrare Claudio è un po' come incontrare il mare per la prima volta. Trovarsi davanti ad un'immensa distesa d'acqua e lasciarsi suggestionare e incantare dai colori meravigliosi, dalle infinite tonalità e sfumature, dalla profondità, dalla trasparenza, da tutto ciò che avevi solo immaginato. Lasciarsi inebriare dal profumo di un sogno che diventa realtà. Per me è stato così.La sua disponibilità è un'onda di freschezza che ti sorprende e che svela la semplicità, la sensibilità e la ricchezza dei suoi fondali. Un artista ma soprattutto un uomo che, come il mare, ha un'anima sconfinata.Le parole che dedica a Lampedusa, attraverso“Punta Sottile”, voce delle Pelagie, sono melodia di vita, come un vento nuovo che accarezza e risveglia questo cuore di roccia che palpita nel Mediterraneo, quest'isola lontana da tutto e da tutti ma così vicina al suo cuore. Lampedusa nel cuore di Baglioni e Baglioni nel cuore di Lampedusa. Ormai un unico battito. Un solo respiro. Tutto” in un solo abbraccio”. In un fiato di vita: ”O'Scià”.

Claudio, del primo sussurro di questa parola, breve ma intensa, e del primo incontro con Lampedusa hai scritto: ”Certi incontri sono come gli scambi dei binari. Uno spostamento appena percettibile e la vita cambia scena. Nulla è più come prima. Terra, cielo, pensieri, nulla. Con Lampedusa è andata così”.Com'è andata esattamente? Com'è cambiata la scena sul palcoscenico della tua vita di artista e di uomo, dopo l'incontro con Lampedusa?


Ogni incontro deriva da un'occasione, da un caso anche se io credo di aver avuto Lampedusa nei pensieri e di averla incontrata molto prima di quanto effettivamente poi sia accaduto perché in fondo certi punti di Lampedusa sembrano essere quelli che appartengono all'isola ideale, un paesaggio che uno ha da sempre dentro gli occhi e che magari nontrova a portata di mano.
Molti amici, poi, da anni mi parlavano di Lampedusa, delle Pelagie, del mare e di questa peculiarità di isola così aspra. Io non so cosa sia cambiato dopo l'incontro vero, reale. Non penso che sia cambiato molto perché in fondo quest'incontro è come se ci fosse stato da molto tempo prima. Secondo me, comincia ad esserci, invece, il bisogno di far combinare il reale con l'ideale, quasi il bisogno di dire “mi piacerebbe lasciare anch'io una traccia per ritornare a sognare quest'isola ancora prima di averla vista”.

Lampedusa, quest'isola d'alto mare, ha conquistato l'anima di due grandi artisti della musica italiana: anni fa Domenico Modugno, adesso Claudio Baglioni. Qual è il segreto di questa terra? Che cos'ha di diverso rispetto agli altri posti? Perché un artista la sceglie per “gettare l'ancora e per tirare il fiato”?

I segreti sono ancora proprio “segreti” nel senso che uno non riesce mai completamente a scoprirli e, per fortuna, a svelarli. L'isola ne ha tanti per la sua conformazione del territorio, degli scogli, delle spiagge, del mare dentro il quale affonda, per il tipo di vento che la tormenta o che l'accarezza. Tutti gli uomini, soprattutto gli artisti o gli uomini che usano più sensibilità nell'approccio con le altre persone e con le cose sono incredibilmente attirati dal segreto di qualcosa e non certo per svelarlo ma per essere ulteriormente suggestionati. Di diverso io penso che abbia, rispetto a tante isole italiane, questa caratteristica di essere così poco italiana, così poco europea. Seconde me, la cosa che invoglia un artista è anche il fatto che l'isola sia schiva e schietta, nel senso che, da una parte, sembra che sia molto sincera e, dall'altra, sembra che sia un'isola che si ripara, che qualche volta nasconde i suoi segreti e non li mette sulla bancarella del mercato di tutti i giorni.

Claudio, per te non è stato difficile entrare nel cuore dei lampedusani, che ti hanno amato subito e che, addirittura, si sono rivolti a te con la forma di saluto più affettuosa e carica d'emozioni: ”O'scià”. Il Comune di Lampedusa ti ha anche conferito la cittadinanza onoraria. Un riconoscimento di stima e affetto che non era stato concesso nemmeno a Domenico Modugno che è rimasto su quest'isola per anni e che è morto proprio sotto il cielo di Lampedusa, nel ”Blu dipinto di blu”. Che cosa significa per Claudio Baglioni essere cittadino onorario di Lampedusa? E, soprattutto, come pensi di essere riuscito a conquistare subito la fiducia e l'amore di quest'isola che tu stesso hai definito ”cuore tormentato delle Pelagie?

Essere cittadini di un posto che non ti ha visto nascere, che non ti ha visto crescere per molto tempo della tua vita è sempre un fatto curioso. Molte volte è quasi una sorta di carica formale ma in questo caso io sono onorato di questa cittadinanza se tutto ciò riuscisse a conferire a questo rapporto anche un senso di utilità, di vicendevole scambio. Io non so quanto si riesca ad entrare nel cuore, nei pensieri e nella stima degli altri. Mi piacerebbe sapere che specialmente nei confronti di queste iniziative non ci fosse il sospetto della speculazione di nessun tipo, né intellettuale né economica e nemmeno l'invasione. Ogni posto del mondo, e anche queste isole, ha un loro destino, una loro specificità, un loro carattere, una loro anima e nessun altro, specialmente se arriva da fuori, può pretendere di cambiarle.

Claudio, a giugno ti sei laureato in architettura, discutendo una tesi sul restauro e la riqualificazione urbana in una zona industriale di Roma. Eppure, proprio a Lampedusa, ultima terra d'Italia, hai dimostrato di essere un grande architetto di progetti d'amore, di solidarietà, di comunione e comunicazione, di fratellanza, di buoni sentimenti, d'incontro tra le culture del mare. Un vero e proprio ”Restauratore” d'anime e “Riqualificatore” della vita delle isole. A Lampedusa, insomma, il più grande progetto dell'architetto Baglioni: ”O'scià”. Finalmente, su quest'isola, seguendo la scia dell'arte e della musica, arriva una “nave” carica non solo della sofferenza degli immigrati ma anche d'indimenticabili emozioni, di speranze, di propositi, di cambiamenti possibili. Claudio, com'è salpata la “nave-progetto” O'SCIA'dal porto del tuo cuore? Com'è stato l'approdo a Lampedusa? Come sarà la partenza? Insomma, come continuerà il “viaggio”di O'SCIA'?

Secondo me Lampedusa ha la possibilità di diventare un'isola simbolo, simbolo dei nostri tempi e io spero che sia un simbolo positivo. Corre il rischio di diventare un simbolo negativo perché di Lampedusa si parla ogni giorno per la cattiva propaganda dei giornalisti: è un posto all'attenzione di giornali e telegiornali, di tantissimi italiani, e non solo, che però non sanno effettivamente come stanno le cose. Io non so quanto durerà questa storia degli sbarchi, questa vergogna del mondo che ci fa pensare che se qualcuno sbarca e ha bisogno di arrivare da qualche altra parte significa che dove sta non vive bene, per mille motivi, per fame, per problemi di guerra, per problemi di battaglie civili oppure abbagliato da un occidente così opulento che è in grado di far vivere bene tutti quanti. Lampedusa non deve diventare l'argine, non deve diventare il filo spinato. Deve diventare il posto che è in grado di accogliere chi arriva ma senza mettere a repentaglio la propria quotidianità. E' importante dal punto di vista dell'immagine. Partendo da quella frase bella che”nessun uomo è un'isola” e che “ogni respiro è un uomo”, io vorrei tanto che le Pelagie diventassero le isole di tutti, le isole dell'incontro. Vorrei che questo simbolo diventasse gonfio di positività e gonfio anche di progetto, proprio d'architettura della vita. E allora “O'scià” può diventare veramente unione di respiri, di fiati, affinché il mondo abbia un vento nuovo, insomma affinché il vento sia positivo. La grande scommessa che ci aspetta è quella di saper superare le diffidenze, conoscere le proprie differenze e apprezzarle. E' anche giusto essere diversi. Non pretendere di schiacciare qualche altra nostra cultura e non essere schiacciati da un'altra cultura ma solo metterle insieme.

O'SCIA': Odori, Suoni, Colori d'Isole d'Alto mare. Claudio, quali odori, quali suoni, quali colori di quest'isola ti porti dietro ogni volta che te ne allontani? E, soprattutto cosa porterai con te dopo l'esperienza della seconda edizione di “O'SCIA'?


Per me gli odori, i suoni, i colori delle isole d'alto mare sono gli odori, i suoni, i colori, delle isole dei nostri sogni, di quei sogni che non devono appunto restare isole ma devono essere dei sogni da fare in comune. Ogni volta, ho la sensazione di aver sentito un gusto particolare, un sapore anche del cibo, certi colori che la natura offre o che l'uomo è riuscito a mettere su. Io vorrei che si sapesse che O'scià non è solo una sagra di canzoni che si può fare una volta l'anno. L'idea è che Lampedusa diventi un'isola-laboratorio dove poter di tanto in tanto fare degli incontri con gli artisti e con tutti gli operatori culturali che si affacciano sul Mediterraneo. Sarebbe straordinario sapere che in quest'isolettina nel profondo del Mediterraneo c'è la maniera di incontrare qualcun altro, c'è l'idea dell'ospitalità. Ecco, io mi auguro che questa sia la possibilità che Lampedusa deve offrire al mondo intero.

“Avrai, avrai, avrai il tuo tempo per andar lontano…” Una canzone che non manca mai in ogni tuo concerto. Claudio, se tu fossi un genitore lampedusano che parole dedicheresti ad un figlio che vive l'ambiguità e la conflittualità del mare e avverte il peso della solitudine? Ad un figlio che non trova alternative alla via della fuga e che è costretto a scegliere tra la propria terra e il proprio futuro?


Sai il fatto è che qualsiasi cosa sembra essere una lotta tra il reale e l'ideale, tra la realtà e, invece, la speranza o la possibilità. Io, proprio in una canzone che si chiama “Grand'uomo”dicevo ad un figlio vero ma a qualsiasi figlio del mondo che la musica è come il mare e che il mare è proprio il posto che ti attira. Si, è vero che il mare è il posto che ti porta via ma è anche un sogno immenso, è una possibilità di riscatto. Il mare non deve essere visto come un impedimento ma anzi come una grande strada, come una grande ricchezza Secondo me, pure dal punto di vista economico lo deve diventare ogni giorno di più. Gli appelli sono a mantenere questo mare perché sicuramente nel mondo ce ne sono altri belli ma questo è indubbiamente di una bellezza sconfinata. Che cosa dire a un figlio? Gli dici che quella non sarà più l'isola-gabbia o l'isola-prigione, l'isola col filo spinato ma sarà, è la il posto dove ci sarà energia, dove ci sarà attività e sarà per tutto l'anno. Non deve essere solo per quei due o tre mesi in cui arrivano i turisti e poi finisce tutto. Sarebbe bellissimo sapere che un posto così lontano dal mondo avesse invece una sua possibilità di vita quotidiana fortissima e quindi lavoro per tutti, svago per tutti, una sorta di benessere che permetta di affrontare la vita in modo meno disperato.

Claudio, tu hai scritto che ”la musica non nutre ma alimenta, che non contiene e non produce risposte ma è un linguaggio universale che non conosce barriere, confini, muri o pregiudiziali. La musica, come il mare, non divide ma unisce”. Che risposta pensi di aver dato a te stesso, a Lampedusa e soprattutto al drammatico fenomeno dell'immigrazione dopo il successo di “O'scià”?

La musica non risolve certi problemi ma è un riflettore. La fortuna di quelli che hanno una carriera e sono diventati noti è quella di poter diventare esempio, quella di poter su di loro attirare l'attenzione. La risposta al fenomeno dell'immigrazione è molto complicata. Forse la più complicata dei nostri giorni perché mette in gioco tutti gli equilibri mondiali. Significa che se c'è questa immigrazione clandestina così disperata c'è un mondo che è sbagliato, che è ingiusto, che da una parte c'è qualcuno che sta veramente male e che va aiutato, che va soccorso perché negare questo, secondo me, significa negare la nostra lealtà di uomini, di esseri umani. I paesi ricchi, a volte, sono di un egoismo ormai imperdonabile che deve essere corretto. Invece di andare a fare queste guerre sbagliate e inutili bisognerebbe fare la guerra alla fame, alla disperazione, per i diritti civili, affinché in tutti i paesi tutte le persone abbiano una dignità. Queste sono le guerre da fare, non quelle che ammazzano le persone ma quelle che aiutano a vivere meglio.

Sul “palcoscenico” del Mediterraneo, Claudio Baglioni, attore e spettatore di un evento unico e irripetibile. Sei stato il “registra”di un sogno diventato realtà ma con grande umiltà, professionalità e semplicità sei riuscito anche a restare dietro le “quinte”per dare spazio agli altri. Sei stato il “protagonista”ma sei stato anche “platea”perché durante queste tre serate non ci sono state barriere tra il palcoscenico e il pubblico, tra noi e voi. Tra tutti questi ruoli che sei riuscito ad interpretare quale ti ha regalato emozioni nuove?


Proprio questo ruolo, quello di essere colui che ha invitato mesi prima alcuni artisti. Tutti gli artisti che ho coinvolto hanno detto: ”Che meraviglia”. Poi alcuni non sono potuti venire per impegni professionali e personali ma quelli che hanno aderito hanno subito avuto la sensazione di partecipare a qualcosa di diverso. Non era mai stata fatta una manifestazione con queste caratteristiche, con questa semplicità. L'idea proprio di essere semplice, di stringere la mano al pubblico. Specialmente l'ultima sera sembrava un'enorme festa in spiaggia e questo credo sia un esempio raro. Sarebbe stupendo poter proseguire su questa strada.

Claudio, con il successo di “O'scià” hai dimostrato che “nessun uomo è un'isola”e che anche l'ultima isola d'Italia può diventare “un arcipelago” abbracciato dall'anima del mare. Che messaggio vuoi lanciare, attraverso “Punta Sottile”, affinché Lampedusa non sia solo un'isola sommersa dal mare dei problemi e affinché nessun abitante di questa stupenda terra si senta “ un'isola nell'Isola”?


Quello di poter lavorare insieme. Se si organizzano certe manifestazioni è per il benessere e per l'immagine dell'isola e non certo per il lustro dell'artista. Sarebbe bello sapere che in quel momento l'isola tutta vive di quella voglia, di quella smania, dove tutti dicono: ”Tutto ciò fa del bene pure a me e non solo a me”.Sapere che ogni anno vengano fatte delle cose che siano il segnale di progetti, progetti per l'uomo di domani, progetti per la pace tra le genti. Progetti che facciano anche vivere meglio la nostra isola. Io ho mandato questo progetto all'attenzione del Presidente della Repubblica, del Presidente della Camera, del Presidente del Consiglio e a tutti i segretari politici. Poi l'ho voluto mandare anche a Buttiglione che sarà il commissario per l'immigrazione. Il messaggio che vorrei lanciare è che se si intende continuare con questa manifestazione, tutta l'isola deve essere convinta che questa cosa fa bene all'isola stessa e poi fa del bene agli altri.Quando si fanno questi progetti, in quei giorni tutti devono essere partecipanti e protagonisti.L'importante è che se si vuole andare avanti bisogna essere uniti in questa idea.



Da “Punta Sottile” e dal cuore di quest'isola che ti ama: grazie Claudio O'scià
Ottobre 2004 Anno 1 N° 3