Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

sabato 31 dicembre 2011

2012: buoni propositi per il ventidodici

Avrei voglia di uccidere
il mio alter-ego informatico
fatto di numeri e di parole tanto leggere
da non riuscire a restare più a lungo di un istante

Avrei voglia di passare meno tempo al computer
e più tempo con gli amici
persone... cuori... sorrisi... parole vere...
sentimenti... desideri... speranze... ancora sogni...

Avrei voglia di continuare a sognare
come si faceva una volta
quando tutto sembrava possibile
raggiungibile...

Avrei voglia di avere ancora coraggio
coraggio di parole vere... azioni...
che muovono il mondo
e con il mondo le persone!

Auguri a me
Auguri a voi
Auguri a chi
avrà il coraggio
di farlo... di fare!




giovedì 29 dicembre 2011

28 dicembre, Trapani: Presidio davanti al Serraino Vulpitta di Trapani


Un pomeriggio di solidarietà e di lotta, per non dimenticare.

Mercoledi 28 dicembre, decine di antirazzisti si sono radunati davanti il cancello del Centro di Identificazione ed Espulsione “Serraino Vulpitta” rispondendo all’appello per la manifestazione in ricordo della strage del 1999 e per ribadire la ferma opposizione contro le leggi razziste e l’esistenza dei centri di detenzione per immigrati (...).




6 gennaio, Palermo: Celebrazione dell'Epifania. Festa di tutti i popoli



CELEBRAZIONE DELL'EPIFANIA FESTA DI TUTTI I POPOLI
CATTEDRALE DI PALERMO 6 GENNAIO 2012
Comunicato stampa

Una corona di fiori di carta con la scritta "una sola famiglia umana", portata da due giovani dello Sri Lanka aprirà la processione d'ingresso della celebrazione dell'Epifania del prossimo 6 Gennaio 2012, presieduta dal Card. Paolo Romeo, che si terrà nella Cattedrale di Palermo alle ore 11,00. I due giovani sono un cingalese ed un tamil, rappresentanti di due gruppi etnici che in passato per 34 anni hanno conosciuto la  guerra civile. Per fortuna la pace è stata sottoscritta nel maggio del 2009. La presenza dei due giovani vuole essere un segno di speranza per una pace duratura nel loro Paese. La sorgente della pace è nella venuta di Gesù.  La corona di fiori verrà deposta nella cappella di S. Rosalia per mettere tutti gli immigrati della città sotto la protezione di S. Rosalia, patrona e protettrice della Diocesi.
Bambini ragazzi, giovani, uomini e donne, ed in particolare gli ospiti dalla Missione Speranza e Carità di Biagio Conte, come cittadini del mondo, attorno al Pastore di questa Chiesa palermitana che nel medesimo giorno festeggia il XXVIII° anniversario della sua ordinazione episcopale, come i pastori ed i Magi, si riuniranno per adorare il Bambino Gesù, il "Principe della Pace", ed esprimergli la volontà, libera e responsabile, d'impegnarsi a costruire un "mondo nuovo", insieme a tutti gli uomini di buona volontà. Tutti porteranno dei fiori di carta che saranno deposti ai piedi di Gesù Bambino. 
L'anelito di voler vivere in un contesto sociale, economico e politico in cui si accorcino le distanze tra ricchi e poveri, in cui come cristiani si vuol essere impegnati nella "nuova evangelizzazione" di quella fetta dell'umanità che ha perso ogni riferimento al Vangelo ed alla Chiesa, sarà espresso da 12 giovani che offriranno l'incenso. Le tribù d'Israele erano 12. Gli Apostoli 12. Saranno 12 anche le ragazze Tamil dello Sri Lanka, che con una "danza della pace", esprimeranno che la Pace viene da Gesù Bambino. I bambini distribuiranno all'assemblea dei fiori di carta come segno ed invito a divenire "operatori di pace". Un altro gruppo di bambini esprimeranno un gesto di adorazione al Bambino Gesù.
Il mondo globalizzato, espresso da un grande mappamondo dove i continenti sono evidenziati da diversi colori, sarà portato da cinque giovani provenenti dai cinque continenti: è l'espressione della volontà delle nuove generazioni di voler divenire operatori di giustizia e di pace. Anche questo simbolo sarà deposto ai piedi di Gesù Bambino riconosciuto come sorgente della pace.
Nella liturgia, ogni lingua darà lode al Signore. Per esprimere l'unica fede in Gesù Cristo, verranno utilizzate ben 15 lingue diverse, tra lingue veicolari e lingue materne. I canti in 8 lingue diverse, saranno eseguiti dalla corale interculturale "Arcobaleno di popoli". 
Come negli anni passati, ci aspettiamo una Cattedrale gremita, formata da persone molto diverse tra loro per provenienza, lingua e cultura. Un segno evidente e visibile della Cattolicità della unica Chiesa che nello stesso territorio vive ed accoglie le diversità culturali, camminando come un solo popolo di Dio che riceve dal medesimo Gesù la missione di andare, di annunciare il Vangelo dell'Amore.

Palermo 28 dicembre 2011
Ufficio Migrantes Palermo
Dott. Mario Affronti


1 gennaio 2012, Palermo: Marcia del 1° gennaio 2012. Pace in tutte le terre


PACE IN TUTTE LE TERRE

Iniziamo l'anno con il passo della pace !

MARCIA DEL 1° GENNAIO 2012

per ricordare tutte le terre che in tante parti del mondo soffrono ancora per la guerra,
"madre" di tutte le povertà, e che attendono la cessazione di ogni violenza

In occasione della 45a Giornata Mondiale della Pace
ci uniamo al Messaggio del Papa Benedetto XVI
"Educare i giovani alla giustizia e alla pace"
per una rinnovata alleanza con le nuove generazioni
nella realizzazione del bene comune e nell'affermazione di un ordine sociale giusto e pacifico

Vi invitiamo ad essere con noi

il 1° gennaio 2012, alle ore 18,00
Piazza Politeama - Palermo

La fiaccolata proseguirà per le vie del centro cittadino, Via Ruggero Settimo e Via Maqueda, fino a raggiungere la Chiesa di S. Giuseppe dei Teatini, in Piazza Vigliena, dove avrà luogo un momento di preghiera per la pace.

Vogliate estendere il presente invito, nonchè confermare l'adesione all'iniziativa tramite e-mail (santegidio.palermo@libero.it) preferibilmente entro giovedì 29/12 p.v. 

Con i migliori saluti.
                                                                                                   
Comunità di Sant’Egidio
Piazza Beati Paoli, 10
90134  Palermo

domenica 25 dicembre 2011

29 dicembre, Palermo: CISS in festa 2011




Giovedì 29 dicembre Ciss Cooperazione Internazionale Sud Sud vi invita a scambiare auguri, progetti e solidarietà per il nuovo anno, dalle 21.00 ai Candelai con la musica di Toti Poeta, video dal Sahara e DJ set conclusivo. 

Una occasione per condividere notizie, video, informazioni sui progetti del Ciss nel Sud del mondo e d’Italia, musica e convivialità.

21.00: proiezione di estratti video da “Studio Sahara”*

22.00: LIVE SET  Toti Poeta (www.totipoeta.it)

a seguire

DJ SET

Info-point sul viaggio di turismo responsabile “La rotta delle oasi. La rinascita del Sahara”
che il Ciss propone per febbraio e le cui iscrizioni scadono il 30 dicembre

L’ingresso è gratuito, con un contributo libero in sostegno della campagna del Ciss per la tutela dell’infanzia “Studiare ,Giocare, Crescere”.

Vi aspettiamo!

*un programma di documentari interamente realizzato, in studio e in esterni, da ragazzi e ragazze di Tata, città al sud del Marocco in cui il Ciss svolge un intervento di riabilitazione delle oasi. Realizzato nel gennaio del 2011 e prodotto dal Ciss, “Studio Sahara” è un progetto a cura di Angelo Loy ed Emanuele Vernillo.


31 dicembre, Palermo: Capodanno ALTER-NATIVO o ALTERNATIVO? Scegliete voi!

CAPODANNO ALTER-NATIVO...


... O CAPODANNO ALTERNATIVO!





giovedì 22 dicembre 2011

Il significato di extracomunitario di Lubna Ammoune


RACCONTI

Mi è stato letto questo racconto e penso sia buona cosa diffondere il messaggio che vi è contenuto. Può aiutare a volgere lo sguardo verso altre direzioni e invitarci a dare un altro peso e un altro significato alle parole che vengono pronunciate in modo sbrigativo per il loro apparente senso dispregiativo nell’immaginario comune.

IL FUTURO DEI MIEI
Un bellissimo racconto, un dialogo fra zio e nipote su una carretta del mare, che può aiutarci a dare un significato diverso alle parole extracomunitario, immigrato, clandestino. Alessandro Ghebreigziabiher

Su una nave. In mare. Da qualche parte.
«Zio Amadou?».
«Sì…»
«Zio?».
«Sì?».
«Mi senti?».
«Sì che ti sento…».
«Ma non mi guardi.. .».
L’uomo si volta ed accontenta il nipote. «Stai tranquillo, gli dice inarcando il sopracciglio sinistro, le mie orecchie funzionano bene anche senza l’aiuto degli occhi…». E si volta a studiare le onde.
Il ragazzino, poco più di sei anni, lo osserva dubbioso, tuttavia si fida e riattacca: «Zio… Tu conosci bene l’Italiano?» .
«Certo, laggiù ci sono già stato due volte».
«Conosci proprio tutte le parole?»
«Sicuro,Ousmane».
Il nipote si guarda in giro, come se avesse timore di essere udito da altri, e arriva al sodo: «Cosa vuol dire extracomunitario?».
L’uomo, alto e magro, ha trent’anni, ma la barba grigia gliene aggiunge almeno una decina. Non appena coglie l’ultima parola del bambino, si gira di scatto e fissa i propri occhi nei suoi.
Trascorre un breve istante che tra i due sa di eternità, possibile solo in un viaggio in cui è in gioco la vita.
«Extracomunitario, dici?, ripete abbozzando un sorriso sincero, extracomunitario è una bellissima parola. I comunitari sono quelli che vivono tutti in una stessa comunità, come gli italiani, e l’extracomunitario è colui che ne entra a farne parte arrivando da lontano. Non appena i comunitari lo vedono capiscono subito che ha qualcosa che loro non hanno, qualcosa che non hanno mai visto, un extra, cioè qualcosa in più. Ecco, un extracomunitario è qualcuno che viene da lontano a portare qualcosa in più».
«E questo qualcosa in più è una cosa bella?».
«Certamente!, esclama Amadou accalorato, tu ed io, una volta giunti in Italia, diventeremo extracomunitari. lo sono così così, ma tu sei di sicuro una cosa bella, bellissima».
L’uomo riprende a far correre lo sguardo sulla superficie dell’acqua, quando Ousmane lo informa che l’interrogatorio non è ancora terminato: «Cosa vuol dire immigrato?».
Lo zio stavolta sembra più preparato e risponde immediatamente: «Immigrato è una parola ancora più bella di extracomunitario. Devi sapere che quando noi extra comunitari arriveremo in Italia e inizieremo a vivere lì, diventeremo degli immigrati».
«Anche io?».
«Sì, anche tu. Un bambino immigrato. E siccome sei anche un extracomunitario, cioè uno che porta alla comunità qualcosa in più di bello, tutti gli italiani con cui faremo amicizia ci diranno grazie, cioè ci saranno grati. Da cui, immigrati. Chiaro?».
«Chiaro, zio. Prima extracomunitari e poi immigrati».
«Bravo», approva Amadou e ritorna soddisfatto ad ammirare il mare che abbraccia la nave.
Ciò nonostante, non ha il tempo di lasciarsi rapire nuovamente dai flutti che il bambino richiama ancora la sua attenzione: «Zio…».
«Sì?», fa l’uomo voltandosi per l’ennesima volta.
«E cosa vuol dire clandestino?».
Questa volta Amadou compie un enorme sforzo per sorridere, tuttavia riesce nell’impresa: «Clandestino… Sai, questa è la parola più importante. Noi extracomunitari, prima di diventare immigrati, siamo dei clandestini. I comunitari, come quasi tutti gli italiani che incontrerai di passaggio, molto probabilmente ancora non lo sanno che tu hai qualcosa in più di bello e qualcuno di loro potrà al contrario insinuare che sia qualcosa di brutto. Tu non devi credere a queste persone, mai. Promettilo!». Il tono dell’uomo diviene
all’improvviso aggressivo, malgrado Amadou non se ne accorga.
«Lo prometto!» si affretta a rispondere il bambino, sebbene non sia affatto spaventato.
«Per quante persone possano negarlo, prosegue lo zio, tu sei qualcosa in più di bello e questo a prescindere se tu diventi un immigrato o meno, a prescindere da quel che pensano gli altri. E lo sai perché?».
«Perché?».
«Perché tu sei un clandestino. Tu sei il destino del tuo clan, cioè della tua famiglia. Tu sei il futuro dei tuoi cari…».
L’uomo riprende ad osservare il mare.
Ousmane finalmente smette di fissare lo zio e si volta anch’egli verso le onde.
Mi correggo, il suo sguardo le sovrasta e punta oltre, all’orizzonte. «Sono il futuro dei miei…», pensa il bambino. Le parole si mescolano ad orgoglio e commozione, gioia e fierezza. E chi può essere così ingenuo da pensare di poterlo fermare?



22 dicembre, Palermo: Il Consiglio comunale di Palermo approva la mozione a sostegno del disegno di legge per il diritto alla cittadinanza ai figli degli extra-comunitari nati in Italia


Con voto bipartisan, il Consiglio Comunale di Palermo ha approvato la mozione a sostegno del disegno di legge popolare per la concessione del diritto di cittadinanza ai figli degli extracomunitari nati in Italia. Dopo le parole del capo dello Stato Giorgio Napolitano, che ha chiesto due volte la riforma della cittadinanza, anche dalla città di Palermo un consenso a questa iniziativa di grande civiltà. Dopo 20 anni il nuovo clima politico potrebbe riuscire a cambiare una legge pensata per un Paese ormai completamente diverso.

Sono quasi un milione i minori, figli dell’immigrazione, che vivono in Italia; di questi oltre 570.000 sono nati nel nostro Paese e in più di 700.000 frequentano le nostre scuole. Nel confermare la piena soddisfazione per questo, che è un obiettivo intermedio rispetto a quello più importante dell’approvazione della legge, invito tutti i palermitani a continuare con la firma della petizione presso i tavoli del comitato promotore “ L’Italia sono anch’io”.

Comunicato Stampa del Consigliere Rosario Filoramo



28 dicembre, Trapani: Presidio antirazzista davanti al CIE Serraino Vulpitta e Controinformazione Antirazzista


28 DICEMBRE 1999-2011

ORE 15
PRESIDIO ANTIRAZZISTA DAVANTI IL C.I.E. “SERRAINO VULPITTA”

ORE 18
CONTROINFORMAZIONE ANTIRAZZISTA AL CENTRO STORICO
(VIA TORREARSA ANGOLO CORSO VITTORIO EMANUELE)

Nonostante il trascorrere del tempo, l’anniversario della strage del Centro di Permanenza Temporanea “Serraino Vulpitta” in cui morirono sei immigrati in seguito a un tentativo di fuga, riveste ancora oggi un significato importantissimo.

Dopo la realizzazione del nuovo Centro di identificazione ed espulsione di contrada Milo, una struttura che può internare 204 persone, circondata da muri e grate di metallo, sembrava ragionevole sperare in una chiusura del vecchio e malandato “Serraino Vulpitta”, meno capiente e comunque impresentabile alla luce di tutto quello che è successo, e che continua a succedere, tra le sue mura.

Vedere il “Vulpitta” chiuso sarebbe stata una magrissima consolazione, avendo un nuovo maxilager alle porte della città, e invece il vecchio CIE è rimasto al suo posto. Adesso Trapani è la provincia italiana con la più alta concentrazione di strutture di internamento per immigrati, governative e non, basti pensare al CARA di Salina Grande che all’occorrenza, in più di un’occasione, è stato tramutato  in CIE. Un triste primato che, per alcuni mesi, è stato perfino consolidato dalla creazione di un ulteriore campo, la famigerata tendopoli di Kinisia.

Tutto questo dimostra quanto il business dell’immigrazione sia un lauto boccone che fa gola ai soliti noti, la Cooperativa Insieme e il Consorzio Connecting People, che detengono il monopolio sull’immigrazione a Trapani e nel resto del paese. Infatti, l’appalto per la gestione del nuovo centro di Milo ammonta a più di sei milioni di euro.

Nonostante le rassicurazioni prefettizie, nei lager di Trapani ci sono sempre frequenti atti di autolesionismo, tentativi di fuga, proteste drammatiche, repressione poliziesca, condizioni di vita insostenibili. E da quando il periodo di detenzione è stato allungato fino a un anno e mezzo, la situazione è diventata ancora più disperata.
La logica dell’internamento non è casuale. Ricordiamo ancora bene i fatti di Lampedusa di questa estate: gestione delirante dell’accoglienza, creazione a tavolino di una vera e propria emergenza umanitaria, allestimento delle tendopoli, deportazioni di massa, rivolte, scontri tra immigrati e italiani. Lo Stato ha giocato pericolosamente la carta dell’esasperazione, una moderna strategia della tensione per alimentare paure e pregiudizi e giustificare così i peggiori provvedimenti repressivi.

Un razzismo istituzionale che va avanti da anni, alimentato dalle dichiarazioni irresponsabili di molti politici che nei loro proclami hanno soffiato sul fuoco dell’intolleranza. Dopo aver seminato tanto odio, adesso se ne raccolgono i frutti come dimostrano i recenti fatti di cronaca: l’assalto razzista al campo rom di Torino che ha preso a pretesto l’accusa falsa di una ragazzina, e la strage fascista di ambulanti senegalesi a Firenze.

Il 28 dicembre rimane una data fortemente simbolica ed estremamente attuale. Perché è doveroso ricordare i morti del “Vulpitta” e tutte le persone che continuano a morire durante le traversate per raggiungere il nostro paese, anch’esse vittime del razzismo di stato. Perché è doveroso continuare a denunciare lo sfruttamento degli immigrati, il ricatto del permesso di soggiorno legato al contratto di lavoro, la ferocia dei governi sui soggetti più deboli. E perché è fondamentale, in questi tempi terribili, ribadire che la solidarietà tra gli individui e tra i popoli è il migliore antidoto per fare fronte alla repressione e al razzismo.

Per ricordare Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti, Nasim morti nel rogo del 1999 e tutti i migranti vittime delle frontiere e del razzismo di stato.

Per la chiusura del Centro di Identificazione ed Espulsione “Serraino Vulpitta” e del nuovo CIE di contrada Milo.

Per la chiusura di tutti i CIE, dei CARA, dei centri SPRAR e di tutti gli altri campi di internamento per immigrati.

Per l’abolizione delle leggi razziste.

Per l’eliminazione del legame obbligatorio tra contratto di lavoro e permesso di soggiorno.

Per la libertà di movimento di tutte e tutti, in Italia e nel mondo.

Per la solidarietà e la giustizia sociale, contro il razzismo e la repressione.

Arci aMalaTesta
Circolo P.R.C. “Mauro Rostagno” 
Comitato “29 Dicembre”
Coordinamento per la Pace
Giovani Comuniste/i
Gruppo Anarchico “Andrea Salsedo”



martedì 20 dicembre 2011

17 gennaio, Palermo: Scadenza Avviso di Selezione Progetto "Produrre Sociale x Fare Comunità rivolto a 1000 giovani e 1192 immigrati


AVVISO DI SELEZIONE  
PROGETTO “PRODURRE SOCIALE X FARE COMUNITA’” 

Programma Operativo Obiettivo Convergenza 2007/2013, Fondo Sociale Europeo,  Regione 
Siciliana, Progetti sperimentali per l’inclusione sociale di soggetti in condizione di svantaggio. 
Il  Comune di Palermo in ATS con l’Università degli Studi di Palermo per l’attuazione del Progetto 
“ Produrre Sociale x Fare Comunità” con il presente avviso intende selezionare: 

N. 1000 giovani e/o giovani genitori in condizione di disagio e devianza giovanile e residenti a Palermo

Requisiti di Accesso 
- Età tra i 16 ed i 30 anni non compiuti,  
- Inoccupati/disoccupati da un minimo  di  6 mesi (con precedenza per gli inoccupati), 
- in possesso di titolo di studio (almeno licenza media), 
- Reddito familiare insufficiente  documentato da ISEE non superiore a € 5.000,00 
(Cinquemila/00); 
Criteri di Valutazione 
Saranno altresì valutati, in caso di domande in numero superiore a quello indicato, ai fini della 
compilazione della graduatoria: 
- Reddito familiare ISEE, 
- Fragilità sociale, 
- Dispersione e/o abbandono scolastico documentato dai servizi sociali e/o dalle scuole di 
appartenenza, 
- Precedenti istituzionalizzazioni o con  rischio di  istituzionalizzazione per i loro figli.( 
documentata da decreto del TM di affidamento al servizio sociale e/o interventi di 
limitazione di potestà genitoriale), 
- 65% femmine e 35% maschi; 


N. 1192 immigrati in regola con il permesso di soggiorno e residenti a Palermo

Requisiti di Accesso 

- età tra i 20 ed i 44 anni non compiuti, 
- inoccupati/disoccupati da un minimo  di  6 mesi (con precedenza per gli inoccupati), 
- in possesso di  titolo di studio (almeno licenza media inferiore), 
- Reddito familiare insufficiente  documentato da ISEE non superiore a € 5.000,00 
(Cinquemila/00);          
Criteri di Valutazione 
Saranno altresì valutati, in caso di domande in numero superiore a quello indicato, ai fini della 
compilazione della graduatoria: 
- Reddito familiare ISEE, 
- rischio di disagio psichico (documentato dai servizi competenti ASP), 
- Precedenti istituzionalizzazioni o con  rischio di istituzionalizzazione per i loro figli.( 
documentata da decreto del TM di affidamento al servizio sociale e/o interventi di 
limitazione di potestà genitoriale), 
- presenza di indicatori di marginalità sociale. 
- 65% femmine ed il 35% maschi, 
In riferimento alle graduatorie si specifica che queste terranno conto dei Criteri di Valutazione su 
indicati, delle percentuali indicate dall’allegato  F (destinatari del progetto) allegato al presente 
avviso. 

MODALITA’ DI SELEZIONE PER L’ACCESSO AI PERCORSI DI INCLUSIONE 

Ai selezionati verrà offerta, attraverso un colloquio di orientamento e relativo bilancio delle 
competenze personali e professionali, la possibilità di accedere a  percorsi di orientamento ed 
opportunità  di inclusione sociale esplicabili nelle seguenti azioni: 

a) mediazione sociale e promozione delle risorse personali; 
b) percorsi di sostegno alla genitorialità; 
c)  percorsi formativi e work  experiences; 
d) atelier cognitivi e di lingua.

Per consultare il Bando e scaricare il modulo della domanda




lunedì 19 dicembre 2011

Lavoratori migranti a Rosarno nei giorni della rivolta


Siamo persone come voi, scrivono i lavoratori africani di Rosarno in una lettera aperta. Siamo qui per cercare una vita migliore, non per creare problemi. Siamo qui per lavorare e partecipare allo sviluppo di questa città e della regione e nel futuro partecipare alle sorti della nazione italiana. Stiamo nelle case abbandonate, senza luce né acqua. E’ una vita molto dura, ogni giorno.

Cari fratelli e sorelle rosarnesi, siamo lavoratori africani di tante nazionalità. Abbiamo voluto scrivere questa lettera per ringraziarvi della vostra ospitalità. Poiché negli ultimi giorni si è parlato molto di noi, abbiamo deciso di parlare in prima persona. Malgrado la triste situazione che si è verificata due anni fa, che ha fatto male a tutti, ci troviamo di nuovo insieme, nella vostra città e sulla vostra terra.

Quella situazione triste ce la portiamo nel nostro cuore, così come voi nel vostro. Noi siamo persone come voi. Vogliamo lavorare per vivere, come voi. Siamo in difficoltà quando non c`è lavoro, come voi. Emigriamo per trovare lavoro come tanti di voi in passato e ancora oggi. Abbiamo famiglie, madri, fratelli, figli, come voi. Siamo qui per cercare una vita migliore, non per creare problemi.

Per questo vi diciamo che non dovete avere paura di noi. L`emigrazione è una risorsa, economica, culturale… un`occasione di cui approfittare, noi e voi. Chi in questi giorni ha parlato di noi diffondendo la paura è responsabile per le sue parole. Noi non ci riconosciamo in quello che si è detto su di noi. Se qualcuno tra noi sbaglia, fa soffrire noi più di voi. Ma non vuol dire che tutti sbagliamo. Come quando un italiano sbaglia, non tutti gli italiani hanno colpa. Approfittando di questa occasione, noi immigrati, in particolare noi africani, vogliamo farvi sapere che siamo qui per lavorare e partecipare allo sviluppo di questa città e della regione e nel futuro partecipare alle sorti della nazione italiana.

Noi siamo fieri del nostro impegno e del nostro sudore. Abbiamo bisogno gli uni degli altri. Allora noi dobbiamo parlarci, capirci e insieme riuscire ad andare avanti. Purtroppo le nostre condizioni di vita non ci permettono di farlo. Dopo una giornata di lavoro nei campi, abbiamo solo il tempo per fare un po` di spesa e telefonare a casa e poi camminare a lungo fino ai luoghi in cui dormiamo. Noi stiamo nelle case abbandonate, senza luce né acqua. E` una vita molto dura, ogni giorno.

Molti di noi non riescono a trovare una casa in affitto. Facciamo appello alla vostra sensibilità e intelligenza: siamo persone come voi, noi dobbiamo rispettare tutti e tutti devono rispettare noi. Tutti insieme dobbiamo trovare una soluzione perché ci possiamo integrare con tutti i cittadini – di Rosarno, di Roma, del mondo… Auguriamo a tutti buon Natale e felice anno nuovo.

Lavoratori africani, cittadini del mondo, in Italia


Bologna – Dakar – Firenze: in piazza contro il razzismo italiano

Posted on dicembre 17, 2011 by coordinamentomigranti

Questa mattina in centinaia hanno partecipato al presidio indetto dalla comunità senegalese con il Coordinamento Migranti Bologna in solidarietà con i morti e i feriti di Firenze e contro il razzismo istituzionale che quotidianamente produce intolleranza.



Tante le presenze, comprese quelle di esponenti politici e sindacali che oggi sono in piazza a piangere i morti, ma poi non hanno il coraggio di fare le conseguenti scelte politiche. Anzi, sono gli stessi che pensano che i CIE si possano umanizzare e che non li mettono in discussione né in parlamento né fuori. Gli stessi che fingono ancora di credere che le migrazioni si possano regolare con degli accordi bilaterali o sanatorie mascherate. Quelli che quando per la prima volta in Italia c’è stato uno sciopero contro la legge Bossi-Fini lo hanno chiamato sciopero etnico.

Oggi in piazza i migranti e chi ha aderito all’appello lanciato qualche giorno fa, hanno detto altro: hanno detto che non può esserci antirazzismo se non si smantella il razzismo istituzionale che rende tutti i migranti sempre ricattabili. E’ questo che rende tutti più precari e nella crisi economica alimenta l’intolleranza.

Ai migranti non servono le lacrime di coccodrillo di chi li considera sempre come dei deboli da compatire. I migranti oggi in piazza ancora una volta sono stati protagonisti: questa mattina a Bologna, in queste ore a Firenze e in altre città italiane e a Dakar.

Nella capitale senegalese una manifestazione spontanea, composta anche da molti senegalesi emigrati in diverse parti del mondo, ha tentato di protestare davanti all’ambasciata Italiana in Senegal, bloccati dalla polizia hanno occupato un convegno sull’immigrazione organizzato dal governo.

Dopo essersi collegati in diretta con il presidio di piazza Nettuno, in queste ore sono ancora in piazza cercando di aggirare i blocchi della polizia: molti di loro conoscono l’Italia e sanno che gli omicidi di Firenze avvengono in un contesto dove i migranti sono considerati per legge uomini e donne che possono essere espulsi dopo anni di lavoro in Italia per la mancanza di lavoro. Uomini e donne che possono essere rinchiusi nei Cie praticamente senza alcun diritto.

A Bologna, come a Dakar e Firenze, i migranti prendono oggi parola per denunciare come il razzismo quotidiano passi prima di tutto dalle file alle questure, dalla mancanza di documenti, dal ricatto sui posti di lavoro.

Chi si stupisce oggi dell’intolleranza è ora che capisca che essa nasce quando i migranti sono sempre considerati muti, incapaci di parlare se non per chiedere aiuto. Oggi in piazza nessuno ha chiesto aiuto, ma tutti hanno detto che è ora di finirla con il razzismo, a partire da quello della Bossi-Fini e dei CIE.

A queste voci si è aggiunta la denuncia della comunità Congolese, che ha raggiunto piazza Nettuno in corteo contro la situazione politica nel paese, chiedendo libertà e democrazia.

galleria fotografica

È ora di finirla con l’atteggiamento di chi si dice antirazzista e continua a non voler ascoltare ciò che i migranti dicono e fanno nelle loro lotte. Questo è il razzismo italiano da cui si legittimano movimenti e discorsi che, nella crisi e economica e nella precarietà diffusa, soffiano sul fuoco della paura e dell’intolleranza.

Coordinamento Migranti Bologna e provincia


domenica 18 dicembre 2011

Comunicato del Comitato della campagna LasciateCIEntrare: dar voce ai cittadini stranieri e migranti rinchiusi nei CIE di tutta Italia


COMUNICATO STAMPA

Comitato della campagna LasciateCIEntrare:
dar voce ai cittadini stranieri e migranti rinchiusi nei CIE di tutta Italia

In occasione della Giornata Mondiale del Migrante e a pochi giorni dai tragici, inaccettabili fatti di Torino e Firenze, il comitato della campagna LasciateCIEntrare vuole dare voce anche a quei cittadini stranieri e migranti, rinchiusi nei CIE di tutta Italia.

E’ di pochi giorni fa l’abrogazione della circolare 1305, promulgata dall’ex Ministro dell’Interno Maroni, ed ora cancellata dal neo Ministro Cancellieri, che negava l’accesso alla stampa nei CIE, per “non dare intralcio” alle attività, in una situazione dichiarata emergenziale per gli sbarchi in Italia.

Ora i giornalisti potranno entrare, e raccontare le condizioni, spesso disumane, che gli immigrati stranieri vivono in attesa di conoscere il loro destino. In attesa di un atto burocratico che sancisca il loro respingimento, oppure la “concessione” di un permesso di soggiorno nel nostro paese. Destinati ad aspettare questo atto amministrativo, e privati totalmente della loro libertà, anche fino a 18 mesi.

Le storie sono tante, impossibile avere un dato definitivo dei cittadini immigrati presenti oggi negli 11 CIE aperti, strutture spesso danneggiate e fatiscenti, dove le condizioni di vita sono molte lontane dal definirsi “civili”, dove le tensioni psicologiche, spesso gli abusi fisici, insieme a quelli legali, degradano l’essere umano, quello rinchiuso, e colui che rinchiude, a qualcosa di umanamente inaccettabile.

Uomini, donne, bambini che hanno cercato riparo nel nostro paese. E che il nostro paese ha il diritto e dovere di accogliere e proteggere.

Per questo continueremo a fare pressione ed informazione sull’opinione pubblica, attraverso la stampa, attraverso agli avvocati, ai sindacati e a tante di quelle organizzazioni, e ai cittadini e cittadine italiani che si sono mobilitati e che continueranno a sostenere la campagna LasciateCIEntare.

Queste le parole di Mohamed Amine Chouchane, tunisino rinchiuso nel CIE di Ponte Galeria dal novembre scorso, ed in attesa di “giudizio”: “Sto aspettando che la mia situazione si risolva, insieme a centinaia di immigrati di diversi paesi. Molti di loro sono stati truffati dai datori di lavoro, ed ora si ritrovano privati della loro libertà e minacciati di espulsione da un momento e l’altro. Ma la cosa veramente ridicola è che veniamo chiamati ospiti, sappiamo che sei ospite quando visiti qualcuno per scelta, e quella persona ti tratta nei migliori dei modi. Ma gli “ospiti” in questa prigione sono stati portati con la forza, e in quanto “ospiti” sono stati umiliati nei “migliori dei modi”, in un paese che di dice di proteggere le libertà ed i diritti dell’uomo.”


18 dicembre, Firenze/Mondo: Giornata d'Azione globale e Cittadine e cittadini del mondo in piazza


Questo dicembre 2011 sarà speciale. Per la prima volta in tutto il mondo, ci saranno iniziative per affermare il diritto dei migranti a stabilirsi nel paese che scelgono, il diritto dei rifugiati ad avere una accoglienza degna e il diritto a non essere sfrattato dalla propria terra e per ribadire il NO al razzismo.

La giornata del 18 dicembre è nata come giornata d’azione globale nel 2010 al Foro Mondiale delle Migrazioni a Quito, e nel 2011 a Dakar è stata riconfermata nel Foro Sociale Mondiale come data simbolo: il giorno in cui l’Onu ha firmato la convenzione per i diritti dei lavoratori migranti e delle loro famiglie, che nessun paese occidentale ha ratificato. A Quito e a Dakar migliaia di persone hanno ribadito il diritto di migrare come scelta e il diritto di poter vivere nel proprio paese senza essere costretti a fuggire. La Carta Mondiale dei Migranti, votata a Gorée (Senegal) il 4 febbraio 2011 sottolinea il ruolo fondamentale dei migranti nella costruzione di una cittadinanza universale.

È necessario che il movimento dei migranti, dei rifugiati e degli sfollati si riconosca come un movimento globale, perché globali sono le sfide che dobbiamo affrontare. Per questa ragione

Vogliamo che si ascolti la voce di chi lotta contro la sanatoria truffa, contro la farsa dei decreti flussi, per una regolarizzazione che permetta ai migranti di uscire dalla clandestinità, per il ritiro del decreto sul permesso di soggiorno a punti.

Vogliamo il diritto di voto per i migranti e la riforma della legge sulla cittadinanza, per essere pienamente cittadini e perché i figli degli immigrati siano figli del paese in cui nascono o crescono.

Vogliamo che si ascolti la voce dei profughi che sono scappati dalla guerra in Libia e da altre guerre e ora rischiano di vedere rigettata la loro domanda di asilo

Vogliamo che siano aboliti luoghi come i Centri di detenzione, perchè tutti gli esseri umani hanno diritto a circolare liberamente senza ledere i loro diritti fondamentali.

Vogliamo il superamento dei campi ROM, una vergogna del nostro paese, e la realizzazione di insediamenti abitativi dignitosi

Il feroce attacco alla Comunità Senegalese, che ha avuto luogo nella nostra città, è il frutto di una cultura politica che semina odio, razzismo e intolleranza, che fomenta l’ostilità e il rifiuto verso la differenza, che disprezza tutti i principi della convivenza civile e del rispetto dell’essere umano. Riguarda tutti noi, il futuro dei nostri figli, la possibilità di vivere in un mondo di donne libere e uomini liberi.

Sosteniamo con forza la richiesta rivolta alle Istituzioni affinché, applicando il dettato costituzionale, intervengano contro i centri che diffondono inaccettabili idee razziste e incitano alla violenza xenofoba.

Esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra vicinanza alle famiglie di Mor Diop, Samb Modou, Moustapha Dieng, Sougou Mor e Mbenghe Cheike e a tutta la Comunità Senegalese. A questo dramma dobbiamo rispondere con l’impegno costante per il rispetto dei diritti umani, per il riconoscimento dei diritti dei migranti, per la diffusione di una cultura della libertà e dell’incontro.

Domenica 18 dicembre ore 16,30
Cittadine e cittadini del mondo in piazza
Piazza dei Ciompi – Loggia del pesce
Migranti e nativi, cittadini di un nuovo mondo.


Rete Antirazzista Fiorentina
Comitato 1° Marzo
Comunità Le Piagge
Associazione di volontariato “Il muretto”



sabato 17 dicembre 2011

18 dicembre, Palermo: Artigiani per l'integrazione e IO SIAMO/santachiara


Domenica 18 dicembre dalle ore 10.00 fino alle ore 24

Centro Salesiano Santa Chiara

Un mercato di Natale e una mostra d'arte contemporanea 

"Artigiani per l'integrazione 
Un regalo diverso perché ogni Natale sia uguale" 
"IO SIAMO/santachiara"
il primo appuntamento espositivo del progetto "la Falegnameria"




In concomitanza con l'apertura al pubblico della mostra organizzata da Palazzo Riso Museo d'Arte Contemporanea: "IO SIAMO/santachiara", verrà realizzato un mercato natalizio dove ad esporre saranno circa venti realtà tra giovani artigiani e designer palermitani che devolveranno il 20% degli incassi ai due centri per l'infanzia interculturali "Il Giardino di Madre Teresa" e "Santa Chiara". 

Un vero e proprio mercato di Natale dal titolo "Artigiani per l'integrazione - Un regalo diverso perché ogni Natale sia uguale" organizzato da Kala Onlus, si affiancherà al primo appuntamento espositivo del progetto "la Falegnameria" che aprirà i battenti al pubblico il 18 dicembre dalle 10 al Centro Salesiano Santa Chiara di Palermo. 

Una manifestazione dal cuore sensibile per le tematiche dell'integrazione e che protende verso una società sempre più multietnica, infatti, gli artigiani e i designer che prenderanno parte al mercato del 18 dicembre (dalle ore 10 alle 24) al Centro Santa Chiara, devolveranno una parte degli introiti derivati dalla vendita dei loro oggetti e manufatti a due dei centri multietnici per l'infanzia che da anni ormai sono diventati dei punti di riferimento per l'integrazione nel panorama cittadino. 

PIVVICCI, DESADORNA, NAVARRA EDITORE, MADEINPA, BASURA, ENDI BIJOUX, FIGI ARTINLUCE, OLTRE I LIMITI, TUTUI, BAZZIKA, KALA ONLUS, KEDDUCI, CLAUDIA DI BELLA, FRANCESCO DI MARIANO, LE BALATE, LIDIA VARVARA, CLAUDIA VILLANA, FRANCESCA DI CARA, ANNA&LINDA, ONCE DETAILS, PROGETTO POLICORO, CONTAMINANDO BIOS e L'ASSOCIAZIONE PER ESEMPIO che si occuperà della bouvette; sono queste le realtà che si sono fatte in quattro per portare note di solidarietà in questo Natale e che vi aspettano per i vostri acquisti natalizi: un regalo diverso perché ogni Natale sia uguale.

In questa speciale occasione sarà anche possibile firmare l'appello "L'Italia sono anch'io"




venerdì 16 dicembre 2011

Allo storico mercato di Sandaga (Dakar) una commemorazione per i due senegalesi uccisi a Firenze. Organizzata da un'immigrata italia in Senegal

Dakar-clandò
la rubrica di Chiara Barison

Allo storico mercato di Sandaga (Dakar) una commemorazione per i due senegalesi uccisi a Firenze. 

Organizzata da un'immigrata italia in Senegal


DAKAR. “Se solo potessi sapere cosa vuol dire essere un migrante. Se solo potessi conoscere il dolore degli sguardi, che a volte, o troppo spesso, feriscono come pugnali. Se solo sapessi quanto è pesante l'assenza dell'affetto familiare o anche solo quella dello sguardo della persona amata, di un figlio che cresce, solo, aspettando un padre, un fratello partiti troppo lontano.
Se solo sapessi che dietro ogni migrante c'è una persona in tutta la sua umanità, con tutte le sue speranze e i suoi sogni; se solo sapessi che questo stesso uomo voleva forse solo farsi conoscere e conoscere, imparare e che forse, sempre questo stesso uomo, l'amava il tuo paese, sì, l'Italia. Ci sono molti migranti che l'Italia la amano più di te, che gli immigrati non li sopporti e che dell'Italia non conosci nulla e forse, di questa tua Italia di cui ti fai vanto, non te ne frega nulla. Italiano. Se solo potessi essere al mio posto, immigrata italiana in Senegal e sapere quante volte dei senegalesi mi hanno strappato un sorriso dopo le lacrime; tenuto la mano quando la lontananza da mia figlia diventava insopportabile. Se solo potessi sapere, caro razzista, quante volte sono entrata in una casa senegalese e accolta con rispetto; se solo sapessi quanti migranti senegalesi di ritorno dal mio paese, l'Italia, ho incontrato felici di ritrovarmi qui, immigrata italiana, aver scelto il loro paese come destinazione, paese che per loro era diventato pure il mio. Se solo sapessi come questi stessi migranti parlano del tuo paese, l'Italia, caro razzista, di come i loro occhi brillano raccontando della sua cultura, del suo popolo, della sua bellezza. Ma no, tu tutto questo non lo vedi, caro razzista, tu che gli occhi li hai offuscati dall'odio e dalla rabbia e che dell'Italia non conosci nulla. A tutti i miei fratelli e sorelle senegalesi chiedo scusa. Vi prego di perdonare. Di perdonarci. Di perdonarli. Al vostro paese, il Senegal, che è anche il mio paese, devo la realizzazione dei miei sogni e vi affido il mio paese, l'Italia, che è anche il vostro, nella speranza che assieme, con la forza dell'umanità, potremo cambiare questo mondo”. Questo il pensiero stampato e diffuso lo scorso 14 dicembre a Sandaga, mercato storico di Dakar, Senegal. L'eco dei brutali omicidi di Mor Diop e Modou Samb era rimbalzato veloce di giornale in giornale, di casa in casa, di bocca a bocca. Un atto di razzismo feroce che si è portato dietro tristezza e rabbia anche tra gli italiani emigrati in Senegal. Mi ci sono voluti un paio di minuti per realizzare che quello che avevo letto distratta sul mio computer era invece una notizia di cronaca nera reale. Ancora un episodio di razzismo, l'ennesimo che si registrava in Italia. Sono tornata veloce a casa e ho scritto il mio dolore in queste poche righe. I senegalesi dovevano sapere che non erano soli, che il dolore di queste morti assurde erano condivise anche con noi, italiani emigrati. Non sono servite tante riflessioni, solo una penna ed una fotocopiatrice. Nel cyber vicino a casa il gestore prende una copia della lettera contenente le scuse pubblche rivolte alle famiglie delle vittime. Mi fa un gesto d'approvazione con il capo e mi fa pagare la metà di quello che avrei dovuto pagare. “Questo è il mio contributo ad un'azione che approvo. Fai bene a diffondere questo messaggio di pace”, mi dice sorridendo e prende una copia della lettera per attaccarla alla porta d'entrata. Subito, i passanti, curiosi, leggono e commentano. Cheikh, un professore di quasi quarant'anni mi dice: “Quello che è successo in Italia è grave, è solo l'ennesimo episodio di un odio razziale crescente che si sta diffondendo pericolosamente in tutta Europa”. La gente annuisce. “Grazie per questo pensiero. Le persone devono essere coscienti che ogni generalizzazione è sbagliata e che non sono tutti razzisti”. Il tempo di inviare qualche messaggio agli italiani di Dakar e corro veloce verso il centro città. Solo il cuore e l'onestà della condivisione. Arrivo a Sandaga, il più grande mercato della capitale. No. Non l'ho scelto a caso. Il giorno precedente, in un mercato, due ragazzi senegalesi sono stati brutalmente assassinati. Oggi, in un mercato senegalese, sarebbe stato lanciato un messaggio di pace. Arrivo, le fotocopie sotto il braccio e tanta speranza. Subito in tanti mi attorniano per sapere cosa io voglia fare. Mi siedo comincio a discutere con i commercianti e con i passanti. In poco tempo un folto gruppo di persone dibatte su tematiche quali il razzismo, la migrazione, l'integrazione. Nessuna tensione, nessun parola di insulto. Eppure sono italiana il giorno dopo una tragedia consumatasi proprio nel mio pasese. Una grande lezione di umanità e rispetto. Nessuno generalizza, nessuno offende gli italiani tutti. Ogni persona ha il buon senso di giudicare l'atto folle e razzista di un singolo. Avremmo fatto lo stesso, in Italia? O saremmo forse andati a fare spedizioni punitive o linciaggi di massa come l'episodio del campo rom di Torino ha dimostrato nella sua immane tragicità? “Quello che è successo fa parte della vita” mi dice a bassa voce Thierno, studente in medicina “dobbiamo accettare il destino. Non è colpa nostra o vostra ma colpa di un sistema politico che ha seminato odio”. Il fatalismo senegalese accompagna molti dei commenti alla vicenda. Per tanti, doveva accadere. Quello che stupisce è l'assoluta mancanza di rabbia. La gente è sorpresa di vedermi lì, in mezzo a loro, chiedere scusa. Mi incoraggiano e mi abbracciano. Ho le lacrime agli occhi. In poco tempo arrivano altri italiani, amici che, umilmente, consegnano le fotocopie ai passanti, chiedendo scusa, ad ognuno di loro. E così fino a raggiungere il numero di duencento. Un numero simbolico per arrivare al cuore delle famiglie delle vittime, per chiedere scusa di un atto che gli italiani denunciano fortemente. Arrivano i giornalisti, incuriositi dalla piccola manifestazione spontanea. Si discute anche con loro. Sorridono. Questo gesto era assolutamente inaspettato. Piccolo ma dalla grande umanità. Giovani ed anziani discutono con noi e ci dicono tutti: “Vi perdoniamo”. “Sono stato immigrato in Italia per più di dieci anni” mi dice Assane “e ciò che è accaduto non mi stupisce per niente. E' il prodotto di una campagna d'odio seminata da troppo tempo. Quando dei politici si permettono di trattare un nero da “bingo bongo”, ciò autorizza la gente comune a fare altrettanto. La persona è umiliata pubblicamente e pubblicamente disumanizzata. Se vai nei piccoli paesi della provincia la gente teme il diverso perché questo diverso non lo conosce, conosce solo le dicerie diffuse dai mezzi di comunicazione. E questo è grave. L'esistenza di partiti dichiaratamente razzisti è grave. Senghor, primo presidente del Senegal indipendente, si era battuto affiché nessun partito fosse fondato su rivendiazioni etniche, figuriamoci su basi d'odio. E siamo in Africa. Se andate a chiedere ad uno dei tanti italiani che vota Lega se conosce il programma politico del partito che votano, non vi saprà rispondere, quello che votano è la denigrazione pubblica dello straniero. Straniero che non conoscono ma che lavora anche per l'Italia tutta e per questa persona che vota Lega”. Educazione e rispetto. In poco tempo, tante le telefonate, dall'Italia e dal Senegal, sono tutti senegalesi che mi ringraziano per l'iniziativa. Tra le tante mail ricevute, la più bella, quella di un ragazzo senegalese emigrato in Italia che mi scrive: “Grazie Chiara. Grazie per il tuo gesto. Quando ho saputo dell'uccisione dei due miei connazionali ho odiato gli italiani tutti, poi ti ho visto chiedere scusa ai passanti in un servizio di una TV senegalese. Mi si è aperto il cuore. La rabbia si è trasformata in gioia. Gioia nel vedere che esistono sempre le eccezioni e che, ogni generalizzazione, specie quelle guidate dalla rabbia, sono sbagliate”. Ciò che è accaduto a Firenze è un atto grave. Aly Baba Faye, sociologo senegalese residente in Italia ha detto a proposito: “Un folle di etrema destra che apre il fuoco su degli immigrati è la mano armata di un pensiero collettivo alimentato in anni”. Un atto su cui meditare affinché i numerosi razzismi che si stanno diffendendo in Italia non debbano più avere terreno fertile. Serve allora il coraggio dell'onestà, l'audacia dell'analisi sociale, l'umiltà di dire che ognuno di noi ha le proprie colpe se oggi siamo arrivati a questo perché i razzisti peggiori non sono quelli dichiarati ma quelli che, dichiarandosi assolutamente non razzisti, affermano a tavola: “in effetti ci sono troppi stranieri e a noi non resta più lavoro; quelli che no, non sono razzisti ma riempiono di botte la figlia perché ama un marocchino; che portano la figlia minorenne ad abortire perché il padre è un “albanese violento”; che no, non è per niente razzista ma che: “Firenze? C'era da aspettarselo, le persone sono stanche”. Sì, non siamo tutti uguali, questo è vero ma ci sono troppe persone oggi, in Italia, che la pensano allo stesso modo. Gesto di un folle? A questa risposta lava coscienze rispondo con la frase di un'amica, Ilaria Aimone che così scrive sul mio profilo Facebook: “un sociologo che si ferma alla diagnosi della pazzia davanti a fenomeni sociali deviati, devianti e pericolosi è come un medico che prescrive solo aspirina per curare qualsiasi patologia”.


Nella foto: il mercato di Sandaga (Dakar). La foto l'ho presa da qui




17 dicembre, Firenze: RAZZA UMANA. Manifestazione contro l'Italia razzista



RAZZA UMANA
Manifestazione contro l'Italia razzista

Quel che è successo a Firenze non è la conseguenza di un'isolata follia, ma il prodotto dell'intolleranza promossa dal razzismo istituzionale. Come accaduto pochi giorni fa a Torino con l'incendio pianificato di un campo Rom e le violenze contro i Tamil a Palermo, l'uccisione di due senegalesi e il grave ferimento di un terzo, mostrano che l'intreccio tra razzismo delle istituzioni e razzismo da bar continua a produrre il suo orrore.


Per la legge Bossi-Fini i migranti sono solo braccia da sfruttare, da riccattare o da richiudere in un CIE senza documenti. Questa, anche, è la radice del razzismo presente oggi in Italia: se è lo Stato stesso a fare dei migranti i

nemici, bisogna alzare la voce contro le leggi sbagliate.

Mentre si discute della finanziaria, vogliamo dire a chi pensa che siano questioni separate, che senza lottare contro il razzismo istituzionale non sarà nemmeno possibile uscire dalla crisi e dalla precarietà, che è stata costruita in questi anni anche sulla pelle dei migranti legando il permesso di soggiorno al contratto di lavoro.


Anche per questo dobbiamo reagire, tornare in piazza a fianco della comunità senegalese, dei rom e di tutte le vittime del razzismo:


- per lottare assieme a loro contro la cultura dell'odio

- per una società multiculturale e solidale, che riconosca i diritti
delle persone e la libertà di circolazione
- per chiedere a questo governo segnali di discontinuità reali
rispetto alla vergognosa politica di quello che lo ha preceduto.

Aderiamo alla manifestazione di sabato 17 dicembre a Firenze in P.zza
Dalmazia alle ore 15:00 e invitiamo tutti a partecipare

Rete Comitati 1° Marzo


16 dicembre, RAI3: Proiezione de Il Sangue Verde

La voce, le storie, la dignità dei migranti

contengono la risposta necessaria alle inaccettabili derive di odio razziale
che hanno attraversato l'Italia negli ultimi giorni.

ZaLab dedica ai due ragazzi senegalesi uccisi a Firenze
e ai Rom vittime del pogrom di Torino
la messa in onda speciale de 

IL SANGUE VERDE di Andrea Segre (versione ridotta - 36')

Venerdì 16 dicembre 2011 - ore 23.15 - RAI3
in collaborazione con Doc3

ZaLab continua a sostenere la petizione lanciata dalle famiglie dei tunisini dispersi. Vi invitiamo a leggere una lettera del gruppo donne 2511 sul perché firmare la petizione.



18 dicembre, Palermo: Mani d'Africa... foglie, scampoli, giochi, regali... il Natale dei frutti buoni con Tulime all'Orto Botanico


Mani d'Africa

foglie, scampoli, giochi, regali...
il Natale dei frutti buoni
con Tulime all'Orto Botanico di Palermo

18 dicembre 2011
dalle 9.30 alle 17.00

Cari Amici di Tulime,



Domenica 18 dicembre il nostro coordinamento nazionale organizza un evento presso l'orto botanico di Palermo per presentare un nuovo progetto, Mani d'Africa. Il progetto ha come finalità quella di promuovere le attività artigianali dell'altopiano di Kilolo attraverso il miglioramento delle condizioni di lavoro dei nostri artigiani, l'introduzione di elementi di sostenibilità ambientale nelle filiere produttive e l'innovazione dei prodotti a partire dall'attivazione di nuove relazioni fra artigiani tanzaniani e italiani. L'ingresso all'Orto Botanico comprensivo di partecipazione alla nostra iniziativa e visita dell'Orto costa 5 euro. Se invece intendete partecipare soltanto al nostro evento è necessario recuperare un nostro invito (potete chiamare la segreteria di Tulime ogni giorno allo 091/427460 ) oppure semplicemente stampare il fac simile che trovate in allegato e presentarlo alla biglietteria dell'orto botanico.



Grazie per la vostra disponibilità, a presto! 

Licia Masi
Associazione di Cooperanti Tulime Onlus - Palermo
www.tulime.org

info@tulime.org

Cos’è Mani d’Africa

Un progetto che nasce per valorizzare l’artigianato e il lavoro delle persone, soprattutto donne, dei villaggi rurali dell’altopiano di Iringa, in Tanzania.
Con Mani d’Africa, Tulime onlus ha creato qualcosa di nuovo:
apicoltura, prodotti di sartoria e di falegnameria, manufatti e artigianato
sono unici, perché nati dall’incontro tra persone di culture,
stili e creatività diverse.






20 dicembre, Palermo: Reciproche visioni. Italia-Germania nel cinema

Ultimo appuntamento con la rassegna del cineclub “La deutsche vita”

Reciproche visioni
Italia-Germania nel cinema


Martedì 20 dicembre 2011, ore 18.30

Berlino-Palermo
Film documentario in lingua originale con sottotitoli in italiano




Regia: Gianni Scimone
Sceneggiatura: Beppe Severgnini
Fotografia: Gianni Scimone
Produzione:
Corriere della Sera, in collaborazione con Die Zeit
e Goethe-Institut
Italia/Germania, 2010, 53’, colore, documentario

Il film racconta il viaggio in treno da Berlino a Palermo - passando per Weimar, Monaco, Bolzano, Milano, Modena, Roma, Napoli, Lamezia, Messina - che Beppe Severgnini, scrittore e giornalista del Corriere della Sera, e Mark Spörrle, scrittore e giornalista del settimanale tedesco Die Zeit, hanno fatto insieme nel 2010 alla scoperta di una Germania nascosta e un’Italia meno turistica. Le loro peripezie sui binari italo-tedeschi forniscono indizi utili per cogliere lo spirito di due nazioni ritenute molto diverse: dai ritardi alla sporcizia delle stazioni, non solo quelle italiane, agli incontri con controllori - affascinanti lettrici dell’Odissea - a ingegneri che risolvono i problemi con le prese elettriche. I due giornalisti tracciano un itinerario bizzarro dove non solo i luoghi, ma anche gli spostamenti e il treno, diventano protagonisti di un viaggio che svela alcuni aspetti imprevisti e quasi surreali dei due Paesi.

ingresso libero

Sala Wenders
Goethe-Institut Palermo
Cantieri Culturali alla Zisa
Via Paolo Gili, 4

Info: tel. 091 – 6528680



17 dicembre, Palermo: Lampedusa tra cinema, musica e satira

Sabato 17 Dicembre alle ore 19.00
al Laboratorio Zeta 

LAMPEDUSA tra cinema, musica e satira



Ore 17:30
Presentazione del libro
“Le rughe sulla frontiera – Lampedusa Restiamo Umani!”
a cura di Gianpiero Caldarella edito da Navarra Editore.
Inaugurazione della mostra omonima che sarà visitabile dal 17 al 20 dicembre dalle 18:00 alle 21:00

Ore 18:00
Proiezione dei film:
"La collina della vergogna. Informazione in emergenza"
di Antonino Maggiore
e
“The Last Shore - Fino all'ultima spiaggia"
di Fabrizio Basano

Ore 20:00
Aperitivo rinforzato

Ore 21.00
Incontro dibattito:
Lampedusa e l'emergenza oggi.

Presentazione della raccolta firme per la cittadinanza dei migranti promossa dall’Arci Sicilia (Anna Bucca)

Ore 22.00
Concerto di Giacomo Sferlazzo
e presentazione del nuovo cd "Lampemusa"


18 dicembre, Palermo: IncontrArci e L'Italia sono anch'io





L'Italia sono anch'io 
IncontrArci 


Domenica 18 Dicembre 2011 
ore 20:00 

Circolo Arci Caracol c/o Left 


Il circolo Arci Caracol ospiterà la serata conclusiva della Campagna organizzata da Arci Palermo "L'Italia sono anch'io - IncontrArci".

La serata vedrà la conclusione della rassegna "ALL HUMAN RIGHTS FOR ALL", 30 autori per 30 articoli della dichiarazione universale dei diritti umani in un film collettivo no profit.
Il film prodotto in occasione del 60° anniversario della dichiarazione dei diritti umani è costituito da 30 cortometraggi ed è stato realizzato grazie al contributo volontario di registi, sceneggiatori, attori, produttori e tecnici del cinema italiano.

Verranno raccolte all'ingresso le firme all'interno della campagna per i diritti di cittadinanza "l'Italia sono anch'io".

Durante la serata buffet di cucina Tamil a 5 euro.

Sarà possibile effettuare il tesseramento Arci 2012.






mercoledì 14 dicembre 2011

CIE: Il Ministro Cancellieri riapre ai giornalisti le porte dei CIE


Federazione Nazionale della Stampa Italiana

Roma, 13 dicembre 2011
Prot. n. 205

Il Presidente della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Roberto Natale, comunica:

“E’ un’ottima notizia la decisione del ministro Cancellieri di aprire di nuovo ai giornalisti le porte dei Cie. Finalmente viene ripristinato il nostro diritto-dovere di raccontare ciò che avviene in queste strutture. E’ una decisione che giova anche alla credibilità delle istituzioni italiane preposte all’accoglienza degli immigrati, perché il blocco disposto ad aprile dall’allora ministro Maroni autorizza da mesi il sospetto che all’interno di Cie e Cara vengano praticati trattamenti lesivi dei diritti umani. La revoca del divieto è una riaffermazione di basilari principi costituzionali, per la quale anche la Fnsi ringrazia il ministro Cancellieri e tutti i parlamentari che si sono battuti per il risultato di oggi. Ma un ringraziamento va anche alle molte organizzazioni che, insieme a Fnsi e Ordine dei Giornalisti, hanno dato vita nei mesi scorsi alla campagna “LasciateCIEntrare”: positivo esempio di come, in difesa del diritto all’informazione, si possano saldare alleanze importanti tra le rappresentanze professionali e le voci della società civile. Ora ci auguriamo che di questo diritto d’accesso ristabilito l’informazione italiana faccia uso intenso”.


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Corso vittorio emanuele 349 - 00186 Roma
tel. 06/68008.1 - fax 06/6871444
sito: www.fnsi.it - e-mail: segreteria.fnsi@fnsi.it

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Abrogata la circolare 1305 dell'ex ministro dell'Interno Maroni, che impediva l'accesso ai centri per migranti (CIE, CARA, CPA) ai giornalisti

ATTUALITA'. Il ministro dell'Interno Anna Maria Cancellieri ha firmato oggi una direttiva che consente ai giornalisti l'accesso ai centri per migranti (CIE, CARA, CPA), revocando di fatto la circolare 1305 del 1° dell'ex ministro Roberto Maroni, che aveva scatenato le proteste della società civile, dell'Ordine dei giornalisti e della FNSI. A darne notizia una nota del ministero dell'Interno.

Poco dopo l'emanazione della discussa circolare nacque la campagna LasciateCIEntrare, con lamanifestazione del 25 luglio fuori i Cie e i Cara di tutta la penisola. 

Plaude la FNSI: "E’ un’ottima notizia la decisione del ministro Cancellieri di aprire di nuovo ai giornalisti le porte dei Cie. Finalmente viene ripristinato il nostro diritto-dovere di raccontare ciò che avviene in queste strutture. E’ una decisione che giova anche alla credibilità delle istituzioni italiane preposte all’accoglienza degli immigrati, perché il blocco disposto ad aprile dall’allora ministro Maroni autorizza da mesi il sospetto che all’interno di Cie e Cara vengano praticati trattamenti lesivi dei diritti umani. La revoca del divieto è una riaffermazione di basilari principi costituzionali, per la quale anche la Fnsi ringrazia il ministro Cancellieri e tutti i parlamentari che si sono battuti per il risultato di oggi".

Soddisfatta anche Gabriella Guido, del comitato LasciateCIEntrare: "Questo atto, che la società civile ha chiesto a gran voce, arrivando alla grande mobilitazione del 25 luglio, era un atto dovuto, ma non scontato. Garantire la libertà di informazione è una delle condizioni basilari ed essenziali per garantire una società democratica, in grado di difendere i diritti di tutti, di quei cittadini italiani e di quei cittadini stranieri che scelgono il nostro paese dove vivere e stabilirsi o come paese di transito. Da oggi, forse, ciò che avviene nei centri di identificazione ed espulsione sarà possibile renderlo pubblico. E quindi non potremo non essere ancora più fortemente convinti che una diversa gestione delle espulsioni, dei riconoscimenti e delle richieste di asilo sia possibile e necessaria".