Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

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domenica 30 marzo 2014

3 aprile, Palermo: Presentazione del libro "Una nazione di carta" di M. Di Gesù

Nell'ambito delle iniziative del Dottorato in "Studi letterari, filologici e linguistici"  verrà presentato presso la Biblioteca del Dipartimento di Scienze Umanistiche, il 3 aprile alle ore 16 il volume di Matteo Di Gesù

 "Una nazione di carta - Tradizione letteraria e identità italiana"




domenica 10 novembre 2013

31 dicembre. Italia: IX° Concorso Lingua Madre. Scadenza termini presentazione opere

Regione Piemonte
Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura
indicono il IX°


 Il Concorso letterario nazionale Lingua Madre, ideato da Daniela Finocchi, prende spunto dall’iniziativa sviluppata da Regione Piemonte e Salone Internazionale del Libro di Torino da cui trae il nome, e si avvale del Patrocinio del Ministro per l’Integrazione, della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea e di Pubblicità Progresso-Fondazione per la Comunicazione Sociale.

Il Concorso è diretto a tutte le donne straniere, anche di seconda o terza generazione, residenti in Italia che, utilizzando la nuova lingua d’arrivo (cioè l’italiano), vogliano approfondire il rapporto tra identità, radici e il mondo “altro”. Il Concorso vuole essere un esempio significativo delle interazioni che stanno ridisegnando la mappa culturale del nuovo millennio e testimoniare la ricchezza, la tensione conoscitiva ed espressiva delle donne provenienti da “altri” Paesi. Una sezione speciale è dedicata alle donne italiane che vogliano farsi tramite di queste culture diverse, raccontando storie di donne straniere che hanno conosciuto, amato, incontrato e che hanno saputo trasmettere loro “altre” identità.

Le opere selezionate saranno pubblicate in un libro che verrà presentato nell’edizione 2014 del Salone Internazionale del Libro di Torino.

Per Informazioni:
Concorso letterario nazionale Lingua Madre
CASELLA POSTALE 427
Via Alfieri, 10 – 10121 Torino Centro
anche su Facebook e Twitter
Sviluppo progetto e Ufficio stampa
Daniela Finocchi
Via Coazze 28 – 10138 Torino
tel/fax 011 447 62 83

GLI ELABORATI DOVRANNO PERVENIRE ENTRO IL 31 DICEMBRE 2013 a:
Concorso letterario nazionale Lingua Madre
CASELLA POSTALE 427
Via Alfieri, 10 – 10121 Torino Centro

mercoledì 18 gennaio 2012

Razzismo letterario e cittadinanza letteraria


Gli scrittori immigrati, anche se scrivono in italiano o sono nati qui, non vengono considerati parte della letteratura italiana e a nessuno di loro è mai stato consegnato un premio letterario di alto livello. Ma la letteratura oggi è meticcia, come dimostrano casi stranieri come quello di Ben Jelloun e Kureishi.

Lo scrittore Tahar Ben Jelloun, vincitore in Francia del Premio Goncourt
Benché tra una cinquantina d’anni, a detta dell’Istat, un quarto della popolazione residente in Italia sarà composta da immigrati, gli scaffali delle librerie continuano a essere divisi in autori italiani e stranieri: nel settore degli italiani alloggia, in ordine alfabetico, la vasta famiglia che va da Arpino a Vittorini, passando per la Brianza di Gadda e le Langhe di Fenoglio, mentre gli scrittori dai nomi esotici – non importa se di lingua italiana o addirittura nati in Italia – sono abitualmente collocati in ordine di appartenenza geografica sugli scaffali della letteratura straniera.

Ma cos’è, oggi, la letteratura italiana? Da quali materiali narrativi è composta? Che posto hanno, nel nostro immaginario, Younis Tawfik, giornalista e scrittore iracheno in esilio in Italia dal 1979, Anilda Ibrahimi, scrittrice albanese a Roma dal 1977, Igiaba Scego, giornalista e scrittrice nata in Italia da una famiglia di origine somala, Amara Lakhous, scrittore algerino a Roma dal 1995? L’elenco dei nostri “stranieri” è lungo; comprende il rumeno Mihai Mircea Butcovan, il persiano Hamid Ziarati, l’argentino Adrian Bravi, l’albanese Ornela Vorpsi – che continua a scrivere in italiano benché si sia trasferita in Francia – l’egiziana-congolese Ingy Mubiayi, e potrebbe andare avanti ancora.

Bijan Zarmandili, scrittore nato a Teheran ed esule in Italia da cinquant’anni – capace di usare la lingua italiana con tale libertà e raffinatezza da piegarla tanto alla sontuosità della poesia persiana che alla povertà mistica dei dervisci e dei sufi – fin dal suo esordio narrativo ha combattuto per essere considerato un autore italiano. « Tutti gli scrittori in esilio », spiega, « sentono voci provenienti dai luoghi della loro infanzia; voci dei tempi in cui erano in sintonia con altri volti, con gli affetti, gli odori, i colori, i rumori, persino i silenzi della propria origine. La trascrizione di tutto questo non può che dar luogo a una scrittura ibrida, bastarda nella forma e nel contenuto, perché, se pure nello scrittore che viene da un altro paese resta il tormento della provenienza, il paesaggio in cui si colloca è radicalmente mutato. È importante riflettere sull’ibridismo dell’autore esiliato, perché la letteratura d’immigrazione o, come preferisco dire, la letteratura dell’esilio, nasce da un immenso e straordinario movimento di massa: milioni di uomini e di donne che si spostano da un continente all’altro, dando luogo a una cultura fatta di elementi che impongono una metamorfosi a tutte le culture coinvolte nel processo. Questa umanità bastarda contiene, inevitabilmente, molteplici talenti poetici e intellettuali, ed è in grado di trasferire le proprie esperienze in opere letterarie che assumono sonorità e stratificazioni proprio nell’incontrarsi e nel confliggere delle lingue di provenienza e di quelle adottive; l’esito di un simile processo dialettico, tuttavia, non sta solo in una straordinaria e vitale produzione poetica, ma in una continua risignificazione dell’esistente. È per questo che, quando vengo presentato come uno “scrittore iraniano”, avverto un profondo disagio: ridurre l’identità di uno scrittore alla sua origine implica negargli il senso di questo movimento ».

L’attribuzione di una piena cittadinanza linguistica agli scrittori di origine straniera – una sorta di ius soli per chi abbia avuto nascita alla scrittura nella nostra lingua – sembra l’ultimo tabù della nostra globalizzazione; la loro opera non ha ancora una nominazione condivisa, e le definizioni più usate (“letteratura migrante in lingua italiana”, “letteratura transnazionale”, “letteratura italofona”, “letteratura postcoloniale”) si tengono in un’ambiguità tra riconoscimento di valore letterario, giudizio politico e sguardo antropologico. « Quando la musica delle sillabe e la coerenza dei ritmi vengono utilizzate non dai poeti che hanno avuto maternità in una certa lingua, ma dai suoi figli illegittimi, confrontarsi con l’ibridismo di chi lavora con le parole diventa una vicenda complessa », dice ancora Zarmandili. « In Italia c’è sempre il rischio che questa scrittura venga ghettizzata, etichettata, risospinta verso la sua origine, ma è proprio la novità epocale costituita dall’immigrazione a dare nuova linfa all’Italia di oggi; a darci conto del caos di questo mondo che, meraviglioso e vivificante, si riflette su di noi, chiedendoci un pensiero estetico e politico ».

Quindici anni dopo aver lasciato il Marocco per trasferirsi a Parigi, Tahar Ben Jelloun si vide assegnare il prestigiosissimo premio Goncourt, che ne fece uno scrittore di lingua francese a tutto tondo, e Hanif Kureishi, nato a Londra da padre pakistano e madre inglese, è considerato un autore inglese, non un pakistano anglofono. Un passo avanti potrebbe essere l’attribuzione di uno Strega, un Campiello a uno dei nostri autori ibridi, a sottolineare la loro piena appartenenza alla cultura, alla letteratura italiana.

Saturno, 13 gennaio 2012
 
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di Igiaba Scego

Igiaba Scego, giornalista e scrittrice nata in Italia da una famiglia di origini somale, risponde all'articolo di Daniela Padoan sugli scrittori che scrivono in italiano e non vincono premi letterari. L'esperienza della Scego è diversa, e l'articolo diventa spunto per attribuire le responsabilità anche ai media e alle case editrici.

La giornalista e scrittrice Igiaba Scego (dal blog eneryvibes.wordpress.com)
 
di Igiaba Scego, intervento nel dibattito sul “razzismo letterario”

Nel 2011 ho vinto un premio letterario: il premio Mondello.
 
Non me l’aspettavo. Naturalmente sono stata felice del premio. Onorata. Tra i premiati c’era anche il grande Javier Cercas, uno scrittore che stimo ed amo molto. Specifico che ho vinto il premio per la letteratura italiana. Ci tengo a sottolinearlo perché era la prima volta che una figlia di migranti vinceva il premio in questa categoria del Mondello. Dopo il premio (forse ingenuamente confesso) mi aspettavo una discussione sulle pagine culturali dei giornali. Speravo davvero che questa mia vittoria potesse essere usata come pretesto per parlare dei colleghi migranti e figli di migranti che non solo scrivono in italiano, ma danno lustro alla letteratura nazionale innervandola di nuovi temi e nuovi linguaggi. Invece c’è stato il solito silenzio assordante.

Purtroppo ho notato che di noi nei paginoni culturali dei giornali (ma lo stesso vale per i programmi TV) non si parla proprio. Chi ne parla lo fa spesso solo in termini folcloristici (anche se ci sono state eccezioni eccellenti a questa cattiva pratica). Perché, mi chiedo, interessiamo così poco a chi fa informazione culturale? Non siamo forse anche noi parte di questo paese? A quando la cittadinanza letteraria?

Qualcuno potrebbe obbiettare che ancora tra di noi non c’è una Zadie Smith o un Hanif Kureishi. Ma siamo proprio sicuri di questo? Forse probabilmente la Zadie italiana ci è passata sotto il naso e non ce ne siamo accorti. Io credo che sia andata proprio così. Lo penso ogni volta che mi capita tra le mani il libro di Cristina Ali Farah Madre Piccola. Un signor libro davvero! Poetico, complesso, coinvolgente. Un libro molto amato dagli addetti ai lavori, molto studiato nelle università estere (da Melbourne a New York) e dai gender studies. Ma sostanzialmente ignorato dalla stampa che conta qui in Italia. Poche recensioni per un libro che meritava ben altro trattamento.

Certo la stampa ha le sue colpe, ma non è la sola. Io aggiungerei tra i colpevoli anche le case editrici. Dopo un iniziale entusiasmo per le scrittrici e gli scrittori di origine migrante siamo passati ad una momento di totale recessione. Le vie sembrano sbarrate. Si pubblica poco e manca totalmente lo scouting. Anche in questo campo ci si affida a nomi considerati sicuri, ma si punta poco sulle giovani leve. Inoltre accade spesso che il libro anche se riesce a trovare una buona pubblicazione non venga appoggiato adeguatamente dall’editore. Non si punta su questo prodotto considerandolo erroneamente troppo di frontiera. Sono ancora le piccole e medie case editrici a fare la fortuna di una scrittrice o uno scrittore di origine migrante. Sono soprattutto loro a credere in un autore e a spingerlo. Basti pensare al rapporto che si è creato tra la E/O e Amara Lakhous, una relazione vincente in tutti i sensi.

In questo fosco panorama va segnalata però una nota positiva: le lettrici ed i lettori. Il pubblico di chi fruisce dei vari Kuruvilla, Farah, Wadja, Butcovan, Brahimi sta crescendo. Un pubblico multietnico e curioso. Un pubblico che interagisce direttamente con gli scrittori attraverso i social network e naviga sui siti specializzati.

Per una scrittrice, per uno scrittore, sono proprio loro il premio più bello.
 
 

sabato 15 ottobre 2011

18 ottobre, Palermo: Incontro con lo scrittore Stefano Benni

 
Incontro con Stefano Benni
in occasione dell’uscita del suo romanzo
La traccia dell’angelo (Sellerio)

martedì 18 ottobre, ore 21,00
 
libreria kalhesa, foro umberto I, 21 - Palermo


«Un angelo non c’è sempre. Se no non è un angelo. La sua prerogativa è che qualche volta arriva e qualche volta ti abbandona. Non sapere mai se arriverà, ecco l’essenza, ecco la traccia dell’angelo». 24 dicembre 1955, nella casa dei nonni, odorosa di bosco tra candele e torroni, Morfeo festeggia il natale.
 
Ha otto anni e aspetta solo di scartare i regali. Poi improvviso l’incidente, una persiana lo colpisce alla testa, l’ospedale, il risveglio, la cura. e l’inizio di una vita nuova. 
 
Popolato di personaggi indimenticabili, di angeli e di camici bianchi - il dottor Ossicino, il professor Poiana, lo psichiatra Orio - in costante equilibrio tra reale e surreale, La traccia dell’angelo è anche un romanzo contro lo strapotere della medicina in cui il lettore  ritrova il sorriso graffiante, ironico e visionario di Benni.
 
Libreria Kursaal Kalhesa
Kursaal S.r.l.
Foro Umberto I, 21
90133 - Palermo
tel. +39 091 6167630
fax +39 091 6161282
www.kursaalsrl.it
www.kursaalkalhesa.it
 
 
 

martedì 11 ottobre 2011

14 ottobre, Palermo: Un Brasile diverso. La letteratura urbana di Caio Fernando Abreu


Un Brasile diverso
La letteratura urbana di Caio Fernando Abreu (1948-1996)

Libreria Broadway
Venerdì 14 ottobre 2011
Ore 17,30

Presentazione della raccolta di racconti “I draghi non conoscono il paradiso” (Ediz. Quarup)
e del romanzo “Dov’è finita Dulce Veiga” (Ediz. La Nuova Frontiera)

Relatori:
Domenico Conoscenti, scrittore
Bruno Persico, traduttore

Lettura di testi a cura di Alessandra Frabetti
 
Caio Fernando Abreu (1948-1996) nasce a Santiago do Boqueirão, nel Rio Grande do Sul (Brasile), al confine con l’Argentina. Scrive i primi testi già all’età di 6 anni, e a 18 il primo romanzo, Limite Branco. Scrivere è per lui “un atto naturale, quasi un difetto di fabbricazione – l’impossibilità di vivere la vita senza inventarvi storie a margine”. Dopo aver abbandonato gli studi di lettere e arti drammatiche, nel 1968 si trasferisce a São Paulo e inizia a lavorare come reporter della rivista Veja. L’attività del giornalista si affiancherà sempre a quella dello scrittore, e gli permetterà di guadagnarsi da vivere. Dal 1971 passa a Rio de Janeiro. I suoi libri ricevono intanto premi e menzioni speciali nei concorsi letterari. Nel 1973 vive tra Stoccolma e Londra, e l’anno seguente torna in Brasile dove collabora nella stampa alternativa che si sottrae alla censura del regime. Nel 1982 pubblica Morangos Mofados, il libro che lo rese noto al grande pubblico, anche grazie all’omonima pièce teatrale. Negli anni seguenti vive tra Rio e São Paulo, collabora a quotidiani e riviste e scrive per il cinema e il teatro. E’ del 1988 la raccolta di racconti I draghi non conoscono il paradiso, insignita del premio Jabuti, che ne afferma l’indiscusso talento letterario. Due anni più tardi uscirà il secondo e ultimo romanzo, Dov’è finita Dulce Veiga?, un viaggio allucinato nella São Paulo underground alla ricerca di una misteriosa cantante scomparsa.
La vita di Abreu conosce una svolta nel 1994, quando inizia a manifestare i primi sintomi dell’Aids. Sceglie di non fare mistero della malattia, scrivendo articoli e rilasciando interviste sul tema. La malattia, il progressivo indebolimento e la percezione di essere prossimo alla fine determinano in lui un’ansia frenetica di scrittura, di riorganizzazione della propria opera e di riconciliazione con il passato: ritorna nella terra di origine, a Porto Alegre (che nelle lettere agli amici chiamerà con ironia Gay Port), rimette mano ad alcuni suoi libri, pubblica racconti inediti, partecipa a incontri e a mostre letterarie, conservando fino all’ultimo l’ironia e la dignità che lo avevano contraddistinto. Muore il 25 febbraio del 1996.

Abreu è lo scrittore che più di ogni altro suo conterraneo ha saputo interpretare e tradurre in letteratura le contraddizioni e le inquietudini di un paese moderno come il Brasile. Una realtà complessa e post-moderna, urbana e irredenta, i cui protagonisti, come i loro simili in Europa o nelle metropoli americane, vivono sulla propria pelle le fatiche della modernità. Le sue sono storie di incontri e disincontri, di solitudini, di illusioni infrante, di momenti epifanici, di emozioni colte nel nascere con uno stupore quasi devozionale, nelle quali l’uso di una prosa attenta alle armonie e alla musicalità si sposa con una dimensione ipertestuale che spazia dal cinema alla filosofia, dall’astrologia agli echi musicali, dallo spiritualismo di origine africana a un omoerotismo più allusivo che esplicito. Sono storie che racchiudono la testimonianza di un’intera generazione che dapprima ha conosciuto la rivoluzione sessuale e la repressione degli anni 70, e in seguito si è liberata dalle costrizioni sociali e morali per dare pieno sfogo alla propria immaginazione e individualità.

Della vasta produzione di Abreu sono stati pubblicati in Italia il romanzo “Dov’è finita Dulce Veiga?” (Ediz. La Nuova Frontiera, 2011, traduzione di Adelina Aletti), la raccolta di racconti “Molto lontano da Marienbad” (Ediz. Zanzibar, 1995, traduzione di Bruno Persico), e la raccolta di racconti I draghi non conoscono il paradiso (Edizioni Quarup, 2008, traduzione di Bruno Persico). Altri racconti, articoli e interviste inedite di Abreu sono pubblicati sui seguenti siti internet: www.sagarana.net (archivio: n. 3 2001) e www.musibrasil.net (numeri precedenti: n. 1 10/2001; n. 2 11/2001; n. 3 12/2001)



sabato 1 ottobre 2011

5 ottobre, Palermo: Presentazione dell'Audiolibro "La lunga vita di Marianna Ucrìa" di Dacia Maraini

 
Presentazione dell'audiolibro
La lunga vita di Marianna Ucrìa'
di Dacia Maraini
 
Voce di Piera Degli Esposti.
Musiche di Yoi Manili.
Intervengono: Dacia Maraini, Yoi Manili, Emma Dante e Felice Cavallaro.
Introduce Salvatore Nicosia
 
Mercoledì 5 ottobre 2011 ore 18
Sala di lettura - Istituto Gramsci Siciliano
Cantieri culturali alla Zisa
Via Paolo Gili, 4 Palermo
 
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Istituto Gramsci Siciliano
Associazione Onlus
Sala di lettura Cantieri Culturali Zisa
via Paolo Gili, 4 - 90138 Palermo
Tel 091591523 - 091591557 fax 0916513952
www.istitutogramscisiciliano.it
info@istitutogramscisiciliano.it
 
 
 
 

lunedì 21 marzo 2011

Autofinanziamento per le iniziative promosse dal Comitato Promotore del Primo Marzo a Palermo

Sarà possibile acquistare il volume stasera 21 marzo 2011
al Kursaal Kalhesa
in occasione dell'evento
"Il richiamo della città cosmopolita"
previsto per le ore 21.30

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e Tindara Ignazzitto


VERRA' DOMANI E AVRA' I TUOI OCCHI
Frammenti di vita migrante dall’universo del lavoro in Italia



è il titolo di un'antologia di racconti meticci che la casa editrice Compagnia delle Lettere pubblica in colaborazione con il Movimento Primo Marzo.

ACQUISTANDO IL VOLUME
SI SOSTIENE IL MOVIMENTO PRIMO MARZO
E LE INIZIATIVE CHE VERRANNO ATTIVATE LOCALMENTE
DAL COMITATO PROMOTORE DI PALERMO

Per prenotare una o più copie dell'Antologia VERRA' DOMANI E AVRA' I TUOI OCCHI - Frammenti di vita migrante dall’universo del lavoro in Italia
[192 pp. Euro 12,00 Legatura in filo refe]

SCRIVERE A: primomarzo2010palermo@gmail.com

indicando nell'oggetto: "Verrà domani + numero di copie"

Le consegne possono essere effettuate solo nella CITTA' DI PALERMO.

Grazie per il sostegno e la collaborazione nel diffondere l'iniziativa.

Tindara & Yodit per il Comitato Promotore Primo Marzo Palermo

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In collaborazione con il Movimento Primo Marzo Italia

http://primomarzo2010.blogspot.com/2011/02/verra-domani-e-avra-i-tuoi-occhi.html

http://www.primomarzo2011.it/

VERRA' DOMANI E AVRA' I TUOI OCCHI
Frammenti di vita migrante dall’universo del lavoro in Italia

C’è il buttafuori senegalese che canta l’amore e la lontananza che uccide i rapporti, “l’eterna attesa di mogli e mariti, di figli e figlie”. C’è la prostituta dell'Est intrappolata nel cortocircuito della propria vita e c’è la badante ecuadoriana che proprio non ci sta a farsi mettere i piedi in testa. C’è lo scrittore del Burkina Faso ingannato da un editore senza scrupoli e c’è la bambina rom con le dita sporche di inchiostro che non si cancellerà. C’è l’ingegnere disoccupato che chiede l’elemosina.

Risucchiati nell’inferno della burocrazia che cataloga e marchia, divide e sancisce loro, gli stranieri ordinari, “testimoni di due mondi, vagabondi tra le culture”. Sono loro i protagonisti di questi frammenti di vita, spaccato di una società che senza immigrati è condannata al declino, scorci di esistenze raccontati con originalità da scrittori migranti e italiani.

Siamo tutti uguali, viviamo tutti con l’ansia di non capire più che lingua sta parlando l’altro, di cambiare troppo, di non parlare più la lingua di casa. Dici «ciao» e si sente «vaffanculo», dici «amore» e si sente «chi sei?».

Racconti di: Julio Monteiro Martins, Giorgio Nardi, Christiana de Caldas Brito, Savina Dolores Massa, Michele Zizzari, Claudiléia Lemes Dias, Aurora Filiberto Hernandez, Paolo Piccoli, Lorenzo Mazzoni, Kathiusca Toala Olivares, Guergana Radeva, Irina Serban, Enrica Boffetta, Flore Murard-Yovanovitch, Ingy Mubiayi, Alfredo Chiatello, Cristina Sebastiani, Simone Silva, Antonia Piredda, Judicael Ouango Kiswendsida.

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LA CASA EDITRICE
Compagnia delle Lettere nasce con la vocazione alla Letteratura della Migrazione. Nel nostro catalogo trovano dunque spazio le opere di scrittori stranieri che hanno scelto la lingua italiana per esprimersi. Con le loro scritture questi autori, che compongono la nuova letteratura italiana, apportano nuova linfa alla nostra lingua madre e creolizzano l’italiano, lingua di Dante e, ora, lingua delle nuove generazioni che abitano il nostro paese.

domenica 6 marzo 2011

8 marzo, Messina: Presentazione dell'antologia "Verrà domani e avrà i tuoi occhi" [Compagnia delle Lettere e Movimento Primo Marzo]


Presentazione del libro "Verrà domani e avrà i tuoi occhi"

Casa editrice Compagnie delle Lettere

Martedi 8 marzo 2011 ore 15,30

Casa del Tango - Via Castellammare n. 6 Messina

a cura delle associazioni Stranieri come Noi, Puerto de Buenos Aires, Bookcrossing Messina e Comitato 1 Marzo Palermo


A illustrare e commentare il libro sarà Tindara Ignazzitto, referente del Comitato Primo Marzo di Palermo, docente di italiano lingua seconda presso la Scuola di lingua italiana per stranieri dell'Università di Palermo e autrice del portale siciliano su intercultura e cultura della pace http://www.stranieromavero.it/

L'articolo che segue è di Cristina Sebastiani, una delle scrittrici dell'antologia, ed è stato pubblicato il 22.02.11 su Corriere Immigrazione:

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"I racconti finalisti del concorso del Comitato Primo Marzo e della casa editrice Compagnie delle Lettere vedono finalmente la luce nell'antologia "Verrà domani e avrà i tuoi occhi" per promuovere i valori della mixité e dell'integrazione sociale. La casa editrice Compagnie delle Lettere nasce con la vocazione della letteratura della migrazione. Quando è uscito il comunicato stampa per annunciare la nascita di questa raccolta di racconti, più di una persona mi ha detto: perchè ci sei anche tu? non sei migrante. L’antologia si chiama “Verrà domani e avrà i tuoi occhi” ed è a cura del Movimento Primo Marzo (http://www.primomarzo2011.it/).

Io non sono migrante e non lo sono nemmeno alcune altre delle persone che scrivono con me in questa antologia, altre lo sono, altre ancora lo sono solo perchè è l’Italia ad appiccicar loro un etichetta che non desiderano: questa è la migrazione e questa è la risposta.

La migrazione è fatta di spostamenti e di passaggi, di modifiche e di cambiamenti, anche le etichette cambiano. Oggi sappiamo che l’emigrato non è più solo quello che parte per l’America con la valigia di cartone in mano – magari parte per una verde Università svedese che gli offre benefit da favola inimmaginabili in Italia per avere il privilegio di disporre della sua intelligenza oppure parte per l’Africa a fare ricerca sociale sul campo o a coltivare un campo con metodi eco-sostenibili mai sostenuti dalle nostre parti. E sappiamo che l’immigrato a volte è nato qui e condivide la nostra stessa italianità (sempre che esista un concetto così netto), ma le leggi non sono ancora pronte, poverine, a dirlo italiano; a volte è nato all’estero da genitori di nazionalità differenti che hanno viaggiato e scoperto luoghi e culture prima di stabilirsi in Italia, e porta in sé prima di tutto se stesso e poi la somma di tutto ciò da cui viene; a volte è nato in un villaggio nomade, in una caotica megalopoli asiatica, a volte ha studiato, altre volte non l’ha potuto fare, a volte è partito per scelta, in aereo e con i vestiti eleganti, altre volte è scappato e nessuno può veramente raccontare quello che ha passato. E anche noi, nati, cresciuti, alimentati da quest’aria e questa terra, siamo cambiati: non siamo più quelli della generazione dei nostri genitori, la migrazione è nel nostro sangue, nessuno può dirsi esente, e tutti possiamo avere qualcosa da dire.

Ecco cos’è questa antologia, il paziente lavoro di selezione e raccolta di racconti di “letteratura delle migrazioni” di un gruppo di persone, scrittori e scrittirici, poeti e letterati, studiosi e anche dilettanti che hano in comune il fatto di avere qualcosa da dire sulla migrazione. Qualcosa di importante, che non anticiperò nei dettagli di ciascuno perchè sarebbe come raccontare la fine del film. Qualcosa che non è nemmeno il solito banale, schieramento, di storie-fotografie di immigrati, più o meno tragiche, più o meno complicate: qui dentro c’è carne, cuore, pensiero e azione, c’è tutta una nuova società.

Leggetela.

I racconti sono di Julio Monteiro Martins, Giorgio Nardi, Christiana de Caldas Brito, Savina Dolores Massa, Michele Zizzari, Claudiléia Lemes Dias, Aurora Filiberto Hernandez, Paolo Piccoli, Lorenzo Mazzoni, Kathiusca Toala Olivares, Guergana Radeva, Irina Serban, Enrica Boffetta, Flore Murard-Yovanovitch, Ingy Mubiayi, Alfredo Chiatello, Cristina Sebastiani, Simone Silva, Antonia Piredda, Judicael Ouango Kiswendsida".


giovedì 13 gennaio 2011

Appello di solidarietà per la stampa del libro "O Romanò Gi" Saggio di letteratura romanì

Il prossimo 30 gennaio la Federazione romanì deve pagare la fattura per la stampa del libro O romanò gi che abbiamo presentato al 1° meeting della cultura romanì.



Per riuscire a rispettare questo impegno è indispensabile la Vs. collaborazione cercando di vendere alcune copie sul vs. territorio.

E vista la quasi totale assenza di collaborazione per questa iniziativa sono molto preoccupato.

Ogni aderente dovrebbe proporre l'acquisto di alcune copie del libro ad amministratori pubblici e organizzazioni del vs. territorio.

Il libro su può ordinare anche sul blog di RomSinti@ Politica


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Diffusione opera editoriale “O romanò gi” Saggi di letteratura romanì

La Federazione romanì con un grande impegno ha prodotto il libro “O romanò gi – L'anima rom” saggi di letteratura romanì, n. 191 pagine formato 14,8 x 21 al prezzo di €. 18,00.

Il lavoro editoriale, unico nel suo genere in Italia, riporta molte opere (poesie, racconti, testi teatrali, ecc.) scritte da autori Rom, Sinti, Kale, Manouches e Romanichals viventi e non, scritti nei diversi dialetti romanés e tradotti in Italiano, con i commenti, le analisi e le critiche delle diverse persone che hanno letto queste opere.

Il libro è correlato da un ampia informazione sulla storia letteratura romanì e sulla lingua romanì con indicazioni fonetiche e grammaticali, secondo la lingua romanì standard.

Il lavoro editoriale è stato presentato al 1° meeting della cultura romanì il 25 Ottobre 2010 a Roma ed è possibile ordinarlo sul sito web: http://coopofficina.splinder.com/
inviando una email: ediatoriaromani@gmail.com

Il Vs. sostegno a questo impegno della Federazione romanì è essenziale per far fronte all'impegno finanziario per realizzare l'Opera editoriale e la sua massima distribuzione.

Cordiali saluti.

Dott. Nazzareno Guarnieri

Federazione romanì
sede legale: Via Altavilla Irpina n. 34 – 00177 ROMA
codice fiscale 97322590585 tel. Fax 0664829795
Presidenza 3277393570
Segreteria 3483915709






 

mercoledì 9 giugno 2010

11-13 giugno, Sciacca: Letterando In Fest, speciale festival della letteratura mediterranea


Dall’ 11 al 13 Giugno 2010 a Sciacca, nella splendida cornice della Multisala Badia Grande, si svolgerà la prima edizione di LetterandoInFest, carovana della letteratura mediterranea, una coinvolgente festa della letteratura e dell’arte in cui la forza della parola letteraria si incontrerà con una moltitudine di generi espressivi: teatro, musica, arti figurative e cinema.

Tre giornate, più di venti autori presenti, reading e spettacoli teatrali, concerti, dieci proiezioni, una collettiva d’arte e una mostra fotografica, due laboratori per ragazzi e una grande fiera dell’editoria. Questi i numeri della kermesse letteraria, le cui giornate saranno caratterizzate da quattro temi, collegati dal fil blue del Mediterraneo:

“Scrittrici in viaggio, scrittrici di viaggio” (11 Giugno)
“Parole migranti” (12 Giugno)
“Leggere con gusto” (13 Giugno)
"Cineletterando"

Tra i molti incontri in programma si segnala la presenza della nota scrittrice e giornalista Sandra Petrignani, di Tahar Lamri ed Helena Paraskeva, scrittori che hanno introdotto la letteratura delle migrazioni in Italia, di Giorgio Vasta, e del regista Daniele Ciprì.

Il festival è promosso dall’associazione culturale Cafè Orquidea e dalla Vertigo S.R.L., in collaborazione con la casa editrice siciliana Navarra Editore.

Vi aspettiamo tutti questo finesettimana a Sciacca: un'ottima occasione per godere anche del mare e delle bellezze della città ;)

Per maggiori info www.letterandoinfest.com

Scarica brochure dell'evento con programma completo

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martedì 17 novembre 2009

Bando 2010 del Concorso Internazionale di Poesia "Castello di Duino": scadenza 31 dicembre 2009

Bando della Edizione 2010

Scadenza: 31 dicembre 2009
Per le scuole: 15 gennaio 2010

Regole di partecipazione:

- Il concorso è riservato a giovani fino ai 30 anni di età.
- La partecipazione è gratuita.
-
Si partecipa inviando una sola poesia inedita (maximum 50 versi).
- Il concorso è tematico.

Il Tema dell' Edizione 2010 è:

"Luce/Ombre"
Il ciclo naturale del tempo, i colori della realtà e dell’anima, le metafore della vita, del pensiero e del dubbio…: il tema può essere trattato in modo molto libero.

Il Premio internazionale di Poesia "Castello di Duino" è il più grande concorso internazionale di poesia dedicato ai giovani! (vedi anche il riconoscimento dela Commissione Nazionale UNESCO: www.unesco.it ) E' conosciuto sulla stampa internazionale, dal Costarica al Sud Africa, dall'Ungheria alla Romania... è citato in un numero indefinito di siti letterari: soprattutto esso viene "frequentato" con entusiasmo crescente dai giovani di tutto il mondo che vedono nell'incontro con la poesia e attraverso la poesia una speranza.
Nato da una idea e dall'entusiasmo di Gabriella e Ottavio Gruber, il concorso è supportato dall'Associazione di Volontariato Poesia e Solidarietà di Trieste, sotto l'alto patrocinio della Commissione Nazionale italiana per l'UNESCO, con il patrocinio e la collaborazione di S.A.S. Principe Carlo Alessandro della Torre e Tasso di Duino, in collaborazione con il Collegio del Mondo Unito dell'Adriatico di Duino e con la IBISKOS Editrice di Risolo che lo sponsorizza.. Al "Premio" possono concorrere giovani di tutto il mondo sino ai 30 anni di età. La partecipazione è gratuita. La giuria è costituita da poeti e critici competenti in diverse lingue. Le poesie vengono valutate per quanto possibile nella loro lingua originale. Le poesie premiate e segnalate sono pubblicate gratuitamente in italiano e inglese e registrate in cd in lingua originale. I concorrenti non presenti nel libro possono chiedere la pubblicazione gratuita della poesia inviata nella pagina "Archivio" del sito. Ogni anno partecipano migliaia di giovani e moltissime scuole con i loro porgeti collettivi olte che dall'Italia da moltissimi paesi del mondo fra cui Slovenia, Bosnia, Serbia , Polonia, Montenegro, Regno Unito, Danimarca, Brasile ,Croazia, Macedonia, Lituania, Romania, Bulgaria, Malta, Portogallo, Spagna, Francia, Svizzera, Germania, Turchia, Nigeria, Camerun, Ghana, Argentina, Bolivia, Brasile, Costa Rica, Colombia, Canada, USA, Olanda, Norvegia, Monzambico, Zimbabwe, Palestina, Israele, Guatemala, Cina, Albania, Egitto. Siria, Libano, Repubblica democratica del Congo, Lussemburgo, Australia, Canada, Malesia, Etiopia, Kenia, Ecuador, Czech Republic, Austria, Russian Confederation, Kazakhstan, Tai Wan, Georgia, Iraq, Azerbaijan, Greece,India, Tibet, Giappone, Sud Africa, Singapore, Cyprus, Cile, Cuba, Moldavia, Ukraina, Uganda, Messico, Venezuela, Togo, Martinica, Burkina Faso, Burundi, Tunisia, Korea del sud, Vietnam, Marocco, Grenada, Belize. Il concorso è nato nel contesto della manifestazione "Poesia e solidarietà Linguaggio dei Popoli" promossa a partire dal 2000 da Gabriella Valera Gruber per diffondere valori di solidarietà anche con la diffusione e la conoscenza del linguaggio poetico appoggiando di anno in anno diverse azioni umanitarie. Il ricavato delle vendite del libro dei vincitori e selezionati del concorso viene interamente devoluto alla Fondazione Luchetta-Ota-D'Angelo-Hrovatin per i bambini vittime di guerra.

lunedì 16 novembre 2009

19 novembre, Palermo: Presentazione libro "Salé et ses corsaires (1966-1727). Un port de course marocain au XVIIe siècle"


UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PALERMO e FACOLTÀ DI SCIENZE POLITICHE

INVITANO

GIOVEDÌ 19 NOVEMBRE

COLLEGIO SAN ROCCO – VIA MAQUEDA 234
AULA BORSELLINO

ORE 10.00


PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI
LEÏLA MAZIANE
Docente di Storia moderna presso l’Università Hassan II di Mohammedia

SALÉ ET SES CORSAIRES (1666-1727). UN PORT DE COURSE MAROCAIN AU XVIIE SIÈCLE, Pubblicatios des Universités de Ruen et du Havre, Presses Universitaires de Caen, 2007.

INTRODUCE: GIOVANNA FIUME

PRESENZIANO
Il Console generale del Regno del Marocco a Palermo
S.E. YOUSSEF BALLA
Il Magnifico Rettore
Prof. ROBERTO LAGALLA
Il Preside
Prof. ANTONELLO MIRANDA


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lunedì 9 novembre 2009

14 novembre, Palermo: Letture bilingue italiano-turco per grandi e piccini




L'associazione "Officina Creativa Interculturale" vi invita a partecipare al primo appuntamento di

SABATO 14 NOVEMBRE

LETTURE BILINGUE

in italiano e in turco

alle ore 16,30


a Piazza Zisa, n.17

Aperto a bambini e adulti

Ingresso libero con contributo


Associazione di promozione sociale
"Officina Creativa Interculturale"
Piazza Zisa,17 90135 Palermo
3296653514 - 3297439670
www.myspace.com/officreaintercultura

venerdì 6 novembre 2009

Li vuci di l'omini. Altre storie, storie nostre. Quattro dialoghi per rappresentare l'esperienza in antropologia e letteratura

Li vuci di l'omini. Altre storie, storie nostre. Quattro dialoghi per rappresentare l'esperienza in antropologia e letteratura.

Una giornata di studi per discutere del rapporto tra antropologia e letteratura, si svolgerà venerdì 6 novembre, alle 9.30, nella sala Lanza dell'Orto Botanico di Palermo. L’evento è organizzato dal Dipartimento di Beni culturali dell'università di Palermo e dalla Fondazione Ignazio Buttitta. I professori Gabriella D'Agostino, Vincenzo Matera e Matteo Meschiari, antropologi, ne discuteranno con quattro scrittori, Kader Abdolah, Mihai Mircea Butcovan, Gabriella Kuruvilla, Tahar Lamri. Adottando una formula "performativa" a più voci, alterneranno la lettura di brani narrativi e riflessioni di carattere antropologico, intrecciando registri linguistici e concettuali diversi, articolando l'incontro intorno ai poli dell'esperienza e della rappresentazione. I romanzi, Scrittura cuneiforme (Abdolah), Allunaggio di un immigrato innamorato (Butcovan), I sessanta nomi dell'amore (Lamri), E' la vita, dolcezza (Kuruvilla) saranno il terreno a partire da cui si discuterà della centralità della nozione di esperienza in antropologia e letteratura e del ruolo della "scrittura" nella costruzione della realtà.

“Educare alla Cittadinanza e all’Intercultura in Europa” è il tema del progetto Tra.C.I.E. cofinanziato dalla Comunità Europea all'interno del Programma per l'Apprendimento Permanente e promosso dal Dipartimento di Psicologia dell'Università di Palermo che avrà luogo lunedì 9 novembre 2009 dalle ore 9 alle 17 nella sala Magna dello Steri, a piazza Marina a Palermo.

Destinatari del progetto sono docenti e ricercatori universitari, insegnanti di scuola primaria e secondaria, educatori e operatori sociali che lavorano nelle ONG, politici impegnati nel campo dell’educazione e dell’istruzione.
La conferenza è finalizzata ad offrire una panoramica delle tendenze recenti nel campo dell’Educazione alla Cittadinanza e all’Intercultura in Europa, fornendo spunti di riflessione teorica ed esempi di buone pratiche.

Le tematiche trattate sono di estrema attualità e rilevanza nell’ambito dell’Unione Europea, all’interno della quale i vari paesi stanno cercando di raggiungere l’integrazione tra diverse culture (nazionali, etniche, linguistiche, ecc.) sotto l’egida di una comune cittadinanza. In un contesto simile, emerge chiaramente la necessità di pensare a nuove modalità di convivenza fondate sul rispetto reciproco e di identificare metodi efficaci atti a promuovere il dialogo interculturale e la cittadinanza democratica, nella convinzione che la possibilità di vivere insieme a persone portatrici di valori culturali differenti sia legata alla capacità di essere cittadini responsabili.



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venerdì 30 ottobre 2009

6 novembre, Palermo: Scrittori migranti. Romanzo e antropologia in un dialogo a più voci

Foto di Nico Bastone
Scrittori migranti
Romanzo e
antropologia in un
dialogo a più voci

Venerdì 6 novembre la Sala Lanza all’Orto Botanico ospita una giornata di studi dal titolo “Li vuci. Di l’omini. Altre storie e storie nostre” organizzata dalla Fondazione I. Buttitta in collaborazione con Dipartimento dei Beni culturali dell’Università di Palermo, dedicata agli autori cresciuti e affermati fra tradizioni, lingue e luoghi diversi da quelli della loro lingua madre.

La Fondazione Ignazio Buttitta in collaborazione con il Dipartimento dei Beni culturali dell’Università di Palermo organizzano la giornata di studi “Li Vuci di l’omini. Altre storie storie nostre. Quattro dialoghi per rappresentare l’esperienza in letteratura e in etnografia” per discutere dell’affascinante storia d’amore – a strange romance – tra antropologia e romanzo. La giornata di studio è prevista per venerdì 6 novembre, Aula Lanza, Orto Botanico a Palermo, dalle 9.30 alle 13.30 e dalle 15.30 alle 19.00.

La produzione letteraria degli ultimi anni è caratterizzata dalla presenza sempre maggiore di autori “ibridi” , cresciuti e affermati fra tradizioni, lingue e luoghi diversi da quelli della loro lingua madre. Spesso sono originari di pesi che hanno subito la dominazione coloniale e che si sono affacciati sulla scena letteraria con una lingua non “europea”. Il passaggio dalle “identità uniche” alle “identità di relazione”, come vengono definite dallo scrittore caraibico Edouard Glissant, è il tema centrale nel discorso letterario ed antropologico internazionale degli ultimi anni.

Da un lato gli “scrittori migranti” che ritraggono culture in cammino, movimenti di una diaspora fisica e mentale, esili nel mondo della globalizzazione o nelle geografie dell’universo privato. Dall’altro, gli antropologi studiano gli stessi problemi tentando di ridefinire gli strumenti e i terreni del sapere antropologico e cercando di pensare al problema da un’ottica diversa rimodulando il rapporto tra esperienza e rappresentazione.

Proprio in sintonia con quest’esperienza, la giornata di studi organizzata dalla Fondazione Ignazio Buttitta e coordinata da Gabriella D’Agostino, antropologa presso l’Università di Palermo, adotta una formula diversa basandosi su una “performance” a due voci, alternando la lettura di brani narrativi a riflessioni di carattere antropologico, intrecciando così due registri linguistici e concettuali diversi.

Due dunque i registri: da una parte gli autori, l’iraniano Kader Abdolah (Scrittura Cuneiforme - edizioni Iperborea); il rumeno Mihai Mircea Butcovan (Allunaggio di un immigrato innamorato – Besa editrice); l’indiana Gabriella Kuruvilla ( (E’la vita, dolcezza – Baldini e Castoldi edizioni) e l’algerino Tahar Lamri (I sessanta nomi dell’amore – Fara editore).

Dall’altra gli antropologi: Gabriella D’Agostino, antropologia Università Palermo; Vincenzo Matera, antropologo Università Bicocca Milano; Matteo Meschiari, antropologo Università di Palermo.

Nell’affascinante “strange romance” i romanzi di questi autori saranno intesi nell’accezione di terreno in senso antropologico e al tempo stesso luogo della rappresentazione letteraria e antropologica.

Per info: fondazione.buttitta@yahoo.it

Scheda autori:


Kader Abdolah: nato in Iran nel 1954 è membro del partito comunista clandestino durante gli anni universitari; si è opposto prima allo Scià e poi al regime degli Ayatollah. E’ espatriato ottenendo asilo politico in Olanda dove vive dal 1988. I suoi romanzi sono scritti in nederlandese e sono stati tradotti in molte lingue.

Mihai Mircea Butcovan, nato in Transilvania (Romania) nel 1969 vive a Sesto San Giovanni (Milano) dal 1991. Nel ’03 ha vinto il premio “Voci e idee migranti” e nel 2006 con la raccolta di poesie Borgo Farfalla vince la XII edizione del Premio Eks&Tra.

Gabriella Kuruvilla, nata nel 1969 da padre indiano e madre italiana è laureata in architettura ed è giornalista e vive a Milano. Ha collaborato con diversi quotidiani e riviste prima di dedicarsi alle sue due grandi passioni: la pittura e la scrittura.

Tahar Lamri, nato ad Algeri nel 1958 lascia l’Algeria e si sposta in Libia. Vive in Italia dal 1987 dopo aver vissuto in Francia ed in altri paesi europei. E’ scrittore e giornalista. Ha pubblicato diversi racconti alcuni dei quali tradotti in inglese e svedese.



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sabato 7 marzo 2009

8 MARZO interculturale a Trieste: "Amiche per la pelle"di Laila Wadia a teatro

Per il popolo di S\Paesati e del Miela e per tutte le donne, una commedia sull'integrazione possibile e necessaria

Nell'ambito della rassegna Primavera di Donne promossa e sostenuta dalla Provincia di Trieste, organizzata dalla Casa Internazionale delle Donne, domenica 8 marzo alle ore 20.30 presso il Teatrino di Via Weiss 13 nel Parco di San Giovanni, sarà presentato lo spettacolo "Amiche per la pelle" della scrittrice indiana Laila Wadia, prodotto dall' Associazione culturale "Spaesati", per la regia di Sabrina Morena e Marcela Serli, con Suratun Fatiha, Zhen Li, Francesco De Luca, Gladys Nader, Jasna Njemcevic, Khan Irin Parvin, Elena Zagaglia.
Un'altra tappa del laboratorio indirizzato verso la messa in scena della commedia esilarante della scrittrice indiana Laila Wadia.

Quattro amiche straniere, originarie della Cina, Bangladesh, Argentina e Bosnia prendono lezioni d'italiano e lottano contro lo sfratto. Lo spettacolo è un quadro vivente di profonda umanità dove si svolgono i temi dell'integrazione e del dialogo fra le culture. Vi partecipano delle vere donne immigrate accentuando il senso di autenticità, la comicità e la leggerezza del testo.

Laila Wadia, narratrice, insegnante universitaria e traduttrice, è nata a Bombay, in India. Vive a Trieste dove lavora alla Scuola per Interpreti. Ha pubblicato "Il Burattinaio e altre storie extra-italiane" (Cosmo Iannone) e "Pecore nere" (Laterza, AAVV), "Mondopentola" (Cosmo Iannone, a cura di), "Amiche per la pelle" (E/O). La scrittrice indiana e triestina d'adozione ha scritto il suo primo romanzo, "Amiche per la pelle" nel 2007 per le Edizioni e/o.

In un appartamento di via Ungaretti 25, si ritrovano quattro donne molto diverse tra loro, ognuna con il proprio carattere e i propri segreti. Storie di sensibilità e provenienze lontane, che trovano un loro miracoloso equilibrio grazie alle quattro donne, le vere protagoniste, la cinese Bocciolo di rosa, l'argentina Lola, che sfoggia un benessere ordinario, la dura Marinka, dal cuore ferito dalla guerra di Bosnia, e la bengalese Shanti, quella in cui la voglia di integrazione è più forte e matura. Ma c'è anche un'oasi di «triestinità» nel palazzo. È lo scorbutico gattaro signor Rosso, un uomo inacidito tra sigarette e libri di poesia. È una lettera a gettare nello scompiglio il microcosmo multietnico di via Ungaretti. Lo sfratto è un po' come le lezioni di italiano di Laura, l'insegnante che le quattro donne hanno trovato per imparare la lingua: obbliga tutti a fare i conti con il proprio passato. Quando ormai tutto sembra deciso e le amiche per la pelle destinate a separarsi per sempre, ecco che la storia cambia verso e si avvia al lieto fine. "Amiche per la pelle" è una commedia sull'integrazione possibile e necessaria.

Info: Teatro Miela, Piazza Duca degli Abruzzi - 34132 Trieste
Tel. 040/365119
Fax: 040/367817
e-mail: teatro@miela.it
www.miela.it

martedì 3 marzo 2009

In libreria "Il sogno e l’approdo": il rapporto tra gli stranieri e la Sicilia

Una donna catapultata in un condominio con assurde regole, un giornalista che vuole ripercorrere il viaggio clandestino, e altre storie dense di riflessioni.

È già in libreria “Il Sogno e l’approdo”, una raccolta di racconti il cui filo conduttore è il rapporto tra gli stranieri e la Sicilia, pubblicato da Sellerio. A scrivere i racconti che compongono il libro, sono stati sei palermitani doc o quasi, visto che tra cinque “nostrani” spicca il nome della scrittrice tunisina Lilia Zaouali. E poi ci sono la poetessa Maria Attanasio, il giornalista Davide Camarrone, lo scrittore Santo Piazzese, il giornalista Gaetano Savatteri e l’autore Giosuè Calaciura.
Tutti nel testo hanno contribuito a rappresentare lo loro idea dello straniero in Sicilia sia sotto profili storici, sia attuali, analizzando anche il rapporto con le culture dei nuovi migranti, gli scambi e la conoscenza dell’altro, ispirandosi tutti a dei fatti realmente accaduti. Maria Attanasio nel suo racconto parla ad esempio di una donna straniera catapultata in un condominio con assurde regole: un’idea avuta grazie ad un evento accaduto a Milano ad alcuni suoi amici che si sono ritrovati in uno stabile con insensate norme.
Di grande interesse poi, il brano del giornalista Davide Camarrone, che propone al pubblico un racconto sulla memoria, scrivendo sull’esperienza di un giovane giornalista italiano di colore del Corriere Della Sera che vuole ripercorrere il viaggio clandestino a cui molti suoi parenti si sono sottoposti. Con il titolo “Questo è un uomo” l’autore mostra poi un richiamo diretto a Primo Levi. Il giornalista, protagonista del racconto, verrà prima rinchiuso in un Cpt siciliano, poi espulso e “rimpatriato” in Libia dove patirà sofferenze e degradazione fino all’annientamento. «Credo che non ci sia nulla che ho scritto che sia vero, ma credo anche che non ci sia nulla che ho scritto che sia falso»: ha affermato il giornalista parlando della sua storia.
Si tratta invece della prima fatica in italiano per la tunisina Lilia Zaouali che con “La Pupa di Zucchero” racconta una commedia degli equivoci e di segreti e bugie tra i mercati di Palermo. Mentre Gaetano Savatteri racconta con “L’infame agente Bainard” una storia dallo sfondo teatrale: «È una storia realmente accaduta la mia, infatti nel 1837, a Siracusa, scoppiò un’epidemia di colera, e un francese venne accusato di avere propagato il morbo, per questo verrà assalito dalla folla. Dopo qualche tempo un senatore siciliano prepotentemente vorrà raccontare questa storia ad un suo amico, solo alla fine del racconto si scoprirà chi è questo amico e che ruolo ha avuto nella storia italiana».
Sono dunque sei in tutto i brani di questa raccolta che si inserisce all’interno del progetto “Scenario Mediterraneo” evento di promozione del turismo culturale che propone luoghi lontani dalle solite rotte turistiche per andare alla scoperta delle città, dei musei e dei paesaggi delle tre più grandi regioni meridionali, Sicilia, Sardegna e Campania. In Sicilia, il progetto propone un percorso alla scoperta di sette città sede di teatro nelle quali verranno messi in scena da mercoledì 1 aprile a sabato 16 maggio, tre spettacoli realizzati fondendo i sei racconti del libro.
Il testo è in libreria al prezzo di 12 euro.

Articolo di Irene Leonardi

Fonte: Balarm.it del 3 marzo 2009