Iniziativa per l'accoglienza e contro il razzismo con incontri nelle scuole, tavole, dibattiti e proiezioni
Il presidio in via Basile (ph. R. Puccio )
PALERMO - In «piazza» ancora una volta, ma non l’ultima, ancora per Noureddine. Sono le 16 circa quando la gente inizia a raccogliersi in un angolo della via Ernesto Basile, davanti al luogo in cui Noureddine Adnane, il giovane ambulante marocchino di 27 anni, si è dato fuoco trovando la morte dopo giorni disperati di agonia a causa di quelle ustioni gravi nell’80% del suo corpo. Il presidio si stringe attorno allo «spazio» in cui non solo si è consumata la tragedia, ma dove Noureddine per cinque anni di seguito sostava con il suo banco itinerante, con la sua mercanzia, diventando «Franco», l’amico marocchino a cui quel quartiere e i frequentatoti abituali del bar lì vicino si erano abituati e affezionati.
ITALIANO E ARABO - Nel piccolo speaker corner allestito tra due striscioni, il volto di Noureddine è incorniciato da frasi in italiano e arabo, con gli slogan che sempre più spesso sfilano tra le nostre strade: "Solidarietà con Noureddine”, “Libertà e dignità con tutti”, “Accoglienza per tutti”, “Diritto alla vita”, “Contro il razzismo”. Davanti al microfono aperto sfilano i volti di chi ha portato la storia di Noureddine in piazza per ben tre volte, si è raccolto in preghiera davanti l’ospedale in cui combatteva, di chi ha pianto la sua morte, e di chi sta preparando un esposto con elementi e testimonianze, forse, importanti e decisivi: Nadine Abdia (copresidente regionale dell'Anolf), Zaher Darwish (responsabile immigrati della Cgil), Pietro Milazzo (esponsabile regionale Cgil per gli immigrati), Fabrizio Ferrandelli (Idv), Mimma Grillo e Nando Grassi del Forum Antirazzismo, i ragazzi di Socialismo rivoluzionario e i rappresentanti della comunità marocchina. Ma ci sono anche volti nuovi, quelli che conoscevano da anni quel ragazzo e lo piangono come fosse uno di famiglia.
TRA INTEGRAZIONE E RAZZISMO - Il coro è unanime: «Noureddine era un bravo ragazzo e lo hanno portato alla disperazione, devono pagare». Lo dice anche Giuseppa Rizzuto, che tiene stretto il suo bambino in un braccio e con l’altro ha uno dei volantini con l’immagine di Noureddine. Lei lo conosceva da cinque anni, come Maria, l’anziana donna che comprava le batterie e i cappelli. Racconta di come fosse gentile, e si prendesse cura di altri ragazzi: «Ogni tanto mi regalava qualcosa anche se lui soldi non ne aveva. Quando passo di qui mi fermo, come se qualcosa mi bloccasse… E non lo vedo, così mi vengono le lacrime agli occhi. Devono pagare». Chi deve pagare? In questa tragedia sono i tanti i nomi a cui si dà la colpa della disperazione che ha condotto a quel gesto inaspettato, si alternano tra responsabilità più vane e generalizzate che imputano alla città, alla disattenzione dell’amministrazione, all’incertezza delle regole e a un razzismo che a Palermo sembra essere cosa nuova.
PRIMO MARZO LO SCIOPERO DEI MIGRANTI - Il suo volto è diventato ormai un simbolo contro la lotta al «razzismo istituzionale». Ci sono volantini di ogni genere che vengono distribuiti tra la folla, in cui la foto che ha mostrato il volto di Noureddine e l’ha fatto conoscere ai più, è sempre presente. In tutti si rinvia ai tre giorni organizzati in favore della lotta contro il razzismo. «I diritti non hanno colore», è questo lo slogan che dà il titolo allo sciopero dei migranti che il primo marzo prossimo animerà la città di Palermo con incontri nelle scuole, tavole rotonde e proiezioni all’interno della cittadella universitaria di viale delle Scienze, per poi sfilare in corteo, a partire dalle ore 17, da Porta Felice sino a Piazza Verdi, davanti il Teatro Massimo. Si concluderà poi con una grande festa nel cuore pulsante della città, Ballarò. «La notte nera» è questo il titolo della festa che si svolgerà nel Centro sociale della Chiesa Santa Chiara all’Albergheria, tra cibo e musica che avranno tutte le sfumature e i linguaggi della Palermo multietnica. Il 27 e 28 febbraio due incontri preliminari: il primo alle ore 17 a Piazza Verdi con spettacoli interculturali e un microfono aperto; il 28 mattina in diverse scuole della città incontri sul tema dell’immigrazione tra studenti e mediatori culturali.
Rossella Puccio
26 febbraio 2011
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Fonte: Corriere del mezzogiorno.it