Istituto preziosissimo per
l'integrazione tra italiani e figli degli immigrati,
ma il provveditorato la vuole chiudere,
perché supera il tetto del 30%
ma il provveditorato la vuole chiudere,
perché supera il tetto del 30%
La vicenda della scuola elementare Radice, in via Paravia 83, pare non abbia fine. Nonostante sia uno degli esempi di eccellenza didattica, la sua anima multietnica non sembra in sintonia con il decreto Gelmini – 83 nuovi iscritti non italiani su 96 alla prima classe: supera la soglia del 30% di stranieri – e l’Ufficio scolastico provinciale ha deciso per la soppressione della prima elementare, dando così il via alla morte della scuola.
Insegnati, genitori, alunni non ci stanno: non solo è la scuola del quartiere, ma da anni offre ben 18 progetti scolastici mirati all’integrazione degli alunni. C’è un laboratorio linguistico di italiano, c’è un prezioso supporto didattico in orario extrascolastico, poi ancora corsi di musica, di educazione civica, di lingue straniere: un luogo quindi che prepara con livelli di eccellenza gli italiani di domani, siano o no figli di italiani. Da non dimenticare il primo premio vinto dalla biblioteca della scuola per le buone pratiche di lettura, assegnato addirittura dall’ufficio scolastico regionale.
I genitori, gli insegnanti e gli alunni non si danno per vinti e - dopo aver raccolto le lettere dei bambini, le firme degli abitanti del quartiere, organizzato presidi e manifestazioni - hanno fatto causa per discriminazione contro il ministro Gelmini e l’Ufficio scolastico.
Il 14 settembre c’è stato il primo round. Per la scuola di via Paravia si è mosso anche il comitato italiano per l’Unicef: “La maggior parte degli alunni di origine straniera iscritti alla prima classe della Lombardo Radice è nato in Italia e ha dimestichezza con la lingua italiana. Anche alla luce di questi episodi risulta quindi urgente un ripensamento dell'attuale normativa in materia di acquisizione della cittadinanza”.
Dei nuovi iscritti, infatti, meno di 10 hanno problemi con la lingua italiana: la stragrande maggioranza dei bimbi ha frequentato la scuola materna ed è ben inserita nel tessuto sociale del quartiere. Tutto questo pare non interessare ai piani alti dell’amministrazione scolastica: il direttore dell’Ufficio scolastico regionale Giuseppe Colosso rilascia interviste a mezzo stampa per difendere strenuamente la scelta di sopprimere la prima elementare della Lombardo Radice.
Secondo il dottor Colosso la legge è ‘dalla sua’ e non ha intenzione di tornare indietro: non sarebbe un problema di conoscenza o meno dell’italiano, ma una questione di mancato scambio culturale tra bambini e famiglie (!). In attesa che la causa intentata dai genitori di via Paravia faccia il suo corso, la Storia fa inesorabilmente il suo: viviamo in una società multietnica destinata ad esserlo sempre di più, decreto Gelmini o meno.
di Angiola Bellu (14 settembre 2011)
Fonte: MixaMag