la rubrica di Luigi Riccio
Ma non spiega però il modo in cui la prima cifra è stata raggiunta,
tantomeno come si pensa di lambire la seconda. Ciò che si sa è che le notizie sui respingimenti denunciate da associazioni e giornalisti parlano di tutt’altro rigore, se non proprio “persecutorio”, certamente “massivo”.
Fino
alla Primavera Araba, ha proseguito Maroni, sul fronte
dell’immigrazione clandestina si era arrivati a risultati straordinari
“con una riduzione statistica del 90%”. Nessun cenno al fatto che a
garantire questi dati erano gli accordi disumani (Trattato di Bengasi,
2008) stipulati con il dittatore Muammar Gheddafi, che è costato torture
stupri e prigionia a migliaia di immigrati transitati per la Libia alla
volta dell’Italia. Non ne fa cenno perché secondo il ministro “il
nostro modello di accoglienza è una best practice in Europa” nonostante
l’Onu abbia definito i respingimenti una violazione del diritto
internazionale e l’Italia sia attualmente sotto processo alla Corte
europea dei diritti dell’uomo.
Maroni
spera di rimpatriare altri 17.000 immigrati in quattro mesi, cioè 4.000
in più di quelli che ha rispedito a casa in otto. Non dice come lo
farà, se seguendo gli obblighi del diritto internazionale o le
scorciatoie già sperimentate in passato, ostruite per un po’ e adesso di
nuovo praticabili. Non dice chi sono i 17.000 immigrati, se avranno la
possibilità di richiedere asilo o saranno pescati in mare, identificati
alla bell’e buona e rimandati da dove sono venuti. Ma si sa, la “best
practise” è speciale: non ha bisogno di dettagli.
Fonte: CorriereImmigrazione