Carlo Lania | il manifesto |
Protestano gli attivisti palermitani contro la nuova trovata del
governo, le navi - prigione per i rimpatri di massa, vietati dalle
convenzioni internazionali. Isolati e privati dei cellulari, i migranti
(non tutti sono tunisini) sono rinchiusi su vere prigioni galleggianti.
Una banchina del porto è stata requisita e chiusa da un cordone di
polizia.
La nave Moby usata come CIE galleggiante
Li chiamano centri di raccolta galleggianti, ma non sono
altro che prigioni in mezzo all`acqua. E` l`ultima trovata del governo
che piuttosto che smistare gli immigrati che si trovavano a Lampedusa
nei varie Cie - con il rischio che qualcuno finisca magari anche al
nord - preferisce ammassarli a bordo di tre navi nel porto di Palermo
in attesa di rimpatriarli in Tunisia.
Sorvegliati a vista da poliziotti e carabinieri in tenuta
antisommossa, limitati nei movimenti e costretti dormire sulle sedie.
«Vengono trattati come animali», racconta un uomo che ha il cognato
a bordo di uno dei traghetti. Che ieri sera, per evitare possibili
contestazioni da terra, sono stati addirittura fatti allontanare dalla
banchina.
Spenti i riflettori su Lampedusa, l`ultimo atto
della guerriglia che per due giorni ha sconvolto l`isola si gira in un
porto di Palermo blindato per l`arrivo dei tunisini. Il molo di Santa
Lucia è stato requisito dal Viminale per quindici giorni, e lì sono
state fatte approdare la Moby Fantasy, l`Audacia e la Moby Vincent, le
tre navi trasformate in Cie.
Il video di Enrico Montalbano
Complessivamente a bordo ci sono 700 tunisini [circa 350 dopo la partenza per Cagliari della Moby Fantasy, ndr], ognuno dei
quali è sorvegliato da due poliziotti. Vietato, per gli immigrati,
anche solo mettere piede sul ponte. «Viste da fuori sembrano navi
vuote», dice l`avvocato Fulvio Vassallo Paleologo dell`Associazione
studi giuridici sull`immigrazione, uno dei legali che seguono gli
immigrati, preoccupato per l`inconsueto stato di detenzione in cui si
trovano i tunisini.
Le condizioni di vita a bordo sarebbero a dir poco pesanti. Ai
tunisini sono stati sequestrati i cellulari per evitare ogni contatto
con l`esterno, ma soprattutto per impedire che sappiano che
verranno rimpatriati. Una preoccupazione inutile, visto che comunque
quasi tutti hanno capito che non resteranno in Italia. Ogni giorno, 100
di loro vengono presi e trasportarti all`aeroporto da dove vengono poi
imbarcati sui voli per la Tunisia. «Di fatto si tratta di rimpatri di
massa, esplicitamente vietati dall`articolo 4 della Convenzione europea
per i diritti dell`uomo», spiega Paleologo.
In attesa di essere rispediti nel loro paese, i tunisini restano
prigionieri a bordo tenuti tutti insieme nei saloni delle navi, due
bagni per 50 persone, le docce che non funzionano e costretti a
dormire sulle sedie. Molti di loro porterebbero addosso ancora i segni
della rivolta, ma a bordo non c`è nessuna assistenza medica. Il
Viminale non permette infatti alle organizzazioni non governative o
agli avvocati di salire sulle navi anche per parlare con gli immigrati.
Una situazione che preoccupa sotto molti aspetti: «Rinchiudere i
migranti tunisini in una nave che è un `non luogo`. fuori da qualsiasi
classificazione di legge e da ogni controllo giurisdizionale,
significa tenerli prigionieri senza che un giudice ne abbia confermato
la detenzione» accusa Filippo Miraglia, responsabile immigrazione
dell`Arci. Dello stesso avviso anche Amnesty international, per la
quale «siamo di fronte a un ulteriore esempio del ricorso alla
detenzione con cui le autorità italiane trattano la gestione degli
arrivi e dei flussi dei migranti».
Protesta infine anche il sindacato di polizia Siulp, che
individua nell`«assurdo, improduttivo e costoso trattenimento fino a 18
mesi nei Cie», una delle cause delle rivolte degli immigrati.
Intanto
pochi giorni fa un`altra contestazione si è avuta a Linosa, dove un
gruppo di 98 tunisini si è rifiutato di imbarcarsi su due motovedette
per paura di essere rimpatriato chiedendo di poter salire sul
traghetto diretto a Porto Empedocle. La protesta è andata avanti fino a
sera, quando agli immigrati è stato consentito di salire sul
traghetto.
Fonte: TerreLibere.org