Il
27 luglio, il giorno successivo al nostro rientro dal viaggio
dell’Assopace guidato da Luisa Morgantini in Israele e nei Territori
Occupati Palestinesi, abbiamo appreso con sgomento che all’alba di
quello stesso giorno militari dell’esercito israeliano avevano fatto
irruzione al Freedom Theatre che si trova nel campo profughi di Jenin.
L’ennesima
violazione, da parte di Israele, della legalità internazionale, perché
Jenin, in base agli accordi di Oslo, è classificata come “area A”, a
completa sovranità (anche militare) palestinese, dove quindi l’esercito
israeliano non ha diritto di accesso.
C’eravamo
stati sabato 23 luglio al Freedom Theatre. Ad accoglierci non c’era
purtroppo Juliano Mer-Khamis, l’attore, regista e attivista “al cento
per cento israeliano e al cento per cento palestinese” – come lui stesso
teneva a definirsi, il quale nel 2006 ridiede vita allo “Stone Theatre”
, raso al suolo nel campo profughi di Jenin dagli
israeliani nel 2002, durante la Seconda Intifada, ribattezzandolo col
nome di “Freedom Teatre”.
Lo
Stone Theatre il (Teatro delle Pietre), era stato fondato dalla madre
di Juliano, l’attivista ed educatrice israeliana Anna Mer, che aveva
sposato il palestinese di fede cristiana Samil Khamis. Un progetto,
quello del teatro, inteso come strumento di educazione alternativa per i
bambini del campo profughi segnati dai traumi dell’occupazione
israeliana, delle morti e della violenza durante l’intifada, e spesso
carichi di rabbia e desiderio di vendetta. Juliano era diventato
l’insegnante di quei ragazzi, dei quali filmerà il percorso nel
documentario “Arna’s Children” (2003).
La
vita di Juliano è stata stroncata nell’aprile scorso dal proiettile di
un fanatico.Un omicidio solo apparentemente senza senso: il teatro che
ha coinvolto i ragazzi di Jenin ha permesso loro, attraverso la
creatività, di elaborare la disperazione e i lutti subiti, trasformando
la sete di vendetta in desiderio di giustizia e di liberta’ da
rivendicare attraverso la pratica della culture e della nonviolenza.
La
morte di Juliano non è stata però sufficiente a far serrare le porte
del Freedom Theatre, perché la sua energia, i suoi ideali, i suoi sogni,
erano condivisi dalle persone intorno a lui. Tra loro
Zakariya Zubeidi, ora trentacinquenne, un combattente della Seconda
Intifada, l’unico superstite del gruppo di ragazi del Teastro di Arna.
Zakariya che ha scelto di deporre il fucile e abbracciare la lotta
pacifica. Che ha il viso segnato dai sei attentati subiti dalle unita’
speciali dell’esercito israeliano. Che dopo la morte di Juliano temeva di
essere in pericolo anche lui insieme agli altri suoi compagni nel campo
di Jenin, ma che ora ha un solo desiderio: non veder morire più nessuno
di morte violenta.
E
allora questi ragazzi non si sono dati per vinti: sono riusciti ad
ottenere nel campo la protezione della polizia palestinese (chenon li
salva pero’ dall’intervento dei soldati israeliani) e con l’aiuto e la
solidarietà degli internazionali stanno proseguendo il lavoro del
teatro, i corsi di recitazione, l’allestimento degli spettacoli Gli
studenti del primo anno sono appena tornati dall’aver portato l’ultimo
spettacolo in Francia.
Li
abbiamo incontrati e ascoltati nella sala del teatro, sui loro volti la
luce di chi ritrova il coraggio di non abbandonare i propri sogni, la
gioia che nasce dalla forza di vincere la disperazione per raccogliere
l’eredità di chi non c’è più. Per non farlo morire ancora una volta, per
farlo continuare a vivere. Parlando con noi hanno ribadito il loro
messaggio a chi ha assassinato Juliano: “Avete ucciso lui, ma non potete
uccidere le sue idee e il bisogno di liberta’”. Era palpabile la loro
potenza, l’energia prorompente di chi ha scelto di combattere nutrendo
l’umanità, di non uccidenderla anche dentro di sé.
Tutti
noi – con un groppo in gola – abbiamo sentito che quei ragazzi possono
farcela. E il raid israeliano dimostra quanto la loro determinazione e
il loro lavoro culturale facciano paura – più delle armi - ad Israele.
Ma
non dobbiamo lasciarli soli! Il Freedom Theatre è un patrimonio che
appartiene non solamente a chi combatte per la libertà della Palestina,
ma anche a tutti coloro che si battono per la giustizia attraverso
azioni non violente. È un piccolo prezioso tempio di pace e di speranza
in un mondo più giusto e umano, e tutta la società civile dovrebbe farsi
carico della sua difesa e della libertà delle persone che gli danno
vita.
NON LASCIAMOLI SOLI ! Facciamo circolare, inviamo messaggi di solidarietà al sito www.thefreedomtheatre.org e raccogliamo i fondi per l`affitto di un anno della nuova sala per la scuola del teatro.
Occorrono 8.000 euro (ottomila). Potete versare sul
Conto intestato: Associazione per la Pace su Banca Popolare Etica
IBAN: IT 27 F 05018 03200 000000504090
Causale: Teatro della Liberta’ – Jenin
Per info: lmorgantiniassopace@gmail.com
I partecipanti al viaggio Assopace del luglio 2011-07-29