Il 25 luglio sarà giornata di mobilitazionale nazionale fuori i Cie di tutta la penisola. A lanciare la protesta giornalisti, parlamentari ed esponenti della società civile. Furio Colombo propone di chiamare la giornata "Maroni Day"
di Luigi Riccio
ATTUALITA'. Il 25 luglio giornalisti parlamentari e esponenti della società civile si ritroveranno davanti ai Cie di tutt’Italia per protestare contro la circolare 1305 del primo aprile, che vieta l’accesso alla stampa ai centri per migranti.
Una mossa attesa da tempo, se si considera che sono ormai più di tre mesi che l’accesso alle strutture di detenzione dei migranti è impedito. Pochi sono riusciti ad aggirare il divieto. I parlamentari Jean Leonard Touadi (PD, Rosa Villecco Calipari (PD) e Beppe Giulietti (gruppo misto) erano riusciti ad introdursi nel Cie di Palazzo San Gervasio (PZ), e i loro resoconti non furono teneri. “Va chiuso” fu la loro conclusione, e il video poco dopo pubblicato da La Repubblica rincarò la dose, rendendo famoso il Cie come “la Guantanamo italiana”.
La mancata risposta del ministro Maroni alla lettera di protesta contro la circolare 1305 inoltrata da Fnsi e dall’Ordine dei giornalisti ha poi fatto scattare la conferenza stampa dell’8 luglio nella sede della stampa estera, che ha decretato il lancio della mobilitazione nazionale per il 25 luglio. Altri promotori dell’iniziativa sono l’ASGI, l’ Open Society Foundations, European Alternatives, Rete Primo Marzo, Articolo 21 e i deputati del Pd Rosa Vilecco Calipari e Jean Leonard Touadi, con Giuseppe Giulietti del gruppo misto.
“Abbiamo le prove che nei centri non ci sono le condizioni di civiltà, è evidente che siamo scomodi se facciamo il nostro dovere, se la popolazione fosse adeguatamente informata non riuscirebbe a tollerare l’esistenza dei Cie” ha affermato Enzo Jacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti.
“I tunisini si sono resi conto che i gelsomini non crescono in Italia, a Chinisia con 40 gradi non c’è un albero per ripararsi dal caldo e la recinzione è fatta di container accatastati l’uno sull’altro con dentro le tende di plastica” ha affermato Jean Leonard Touadi in merito al Cie di Chinisia, e ha poi continuato “c’è la totale anarchia legislativa e il destino delle persone è regolato dagli umori del ministo Maroni, che è come un muro di gomma, non ha mai risposto ai giornalisti e al Parlamento”.
L’On. Rosa Villecco Calipari rileva che “le scelte repressive fatte all’ultimo momento favoriscono i business che stanno crescendo attorno alla gestione dei centri per migranti. Con il decreto si applica il temine massimo previsto dalla direttiva rimpatri, dopo che la Lega ha fatto saltare la ratifica della direttiva europea”. Per la deputata, la norma europea “prevede che i rimpatri si svolgano nel pieno rispetto dei diritti fondamentali e della dignità delle persone mentre la nostra visita a Palazzo San Gervasio ha verificato la mancanza di rispetto dei diritti umani. Su una spianata di cemento, in tre ore il centro di accoglienza è diventato un Cie con muri alti 5 metri e ora dovrebbe diventare un centro permanente. Al nostro question time in aula, Maroni non si è presentato e ha risposto il ministro Vito che quelle sono condizioni adeguate”.
Furio Colombo, Presidente Comitato per i Diritti Umani della Camera dei Deputati propone di intitolare la giornata del 25 luglio come il “Maroni day”. “C’è una violazione gravissima dei doveri istituzionali e della Costituzione da parte del ministro dell’Interno – ha detto - e non esiste una percezione da parte del pubblico dei cittadini della costante violazione dei diritti umani, né del fatto che il Cie in sé è un campo di concentramento perché non ha né le garanzie, né le strutture del carcere (…) Maroni sta fabbricando nel Mediterraneo un’immagine odiosa dell’Italia che ci si rivolterà contro. L’iniziativa del 25 luglio e la protesta dei vertici del giornalismo italiano nasce da un appello lanciato da alcuni giornalisti e testate contro la circolare n.1305 che viola l’art. 21 della Costituzione e il diritto dei cittadini a essere informati”.
Negli attuali Cie sparsi per la penisola ci sono anche cittadini tunisini regolarmente coniugati con cittadine europee, e quindi in possesso di regolare visto Schengen. Questo il motivo per cui la conferenza stampa si è svolta presso la stampa estera.
Fonte: Corriere Immigrazione