Notte di proteste anche al centro di accoglienza di Lampedusa, a
Contrada Imbriacola, dove sono detenuti da settimane, senza nessuna
convalida giudiziaria, senza colpe e senza reati, 206 prigionieri, tra i
quali 34 minori non accompagnati. La rivolta è esplosa proprio tra i
minorenni. Un gruppo di una decina di adolescenti tunisini sono saliti
sui tetti per protesta. Si tratta degli stessi adolescenti che erano
stati picchiati dalle forze dell'ordine due giorni fa. Quel giorno, i
ragazzi si erano allontanati dal centro di accoglienza per fare un giro a
Lampedusa e non appena rintracciati dalla polizia sono stati caricati
malamente su una camionetta, all'interno della quale è avvenuto il primo
pestaggio. Il secondo giro di botte invece gliele hanno date nei bagni
del centro di accoglienza. Prima però li hanno fatti spogliare nudi per
una perquisizione. E quindi li hanno picchiati. Uno di loro ha un labbro
rotto, un altro ha una caviglia gonfia e un po' tutti sono ricoperti di
lividi. L'associazione Save The Children, che a Lampedusa lavora con il
ministero dell'Interno per il progetto Presidium proprio per la tutela
dei minori, ha chiesto al direttore del centro d'accoglienza Cono Galipò
- nel frattempo indagato per truffa aggravata continuata
- di fare visitare i ragazzi dal poliambulatorio dell'isola. Ma il
medico dell'ente gestore Lampedusa Accoglienza, ha ritenuto che non
fosse necessario. Così i ragazzi sono rimasti nel centro, ma al
contrario di Save The Children hanno preferito rompere il silenzio e
protestare. Perchè non serve una laurea in pedagogia per capire che
degli adolescenti non possono essere denudati e picchiati dalle forze
dell'ordine. Ma dove siamo finiti?
Intanto altri 169 minori continuano a essere reclusi, contro ogni legge, nella ex base Loran dell'isola. Sui tetti non sono ancora saliti, ma per farsi sentire hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Intanto altri 169 minori continuano a essere reclusi, contro ogni legge, nella ex base Loran dell'isola. Sui tetti non sono ancora saliti, ma per farsi sentire hanno scritto una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.