Un’azione legale contro il Comune di Roma per
lesione del diritto allo studio e all’istruzione nei confronti dei
minori rom presenti nel campo di via di Salone è stata promossa
dall’Antenna Territoriale Anti-Discriminazione, che ha deciso di
affiancare alcune famiglie rom, alla luce dell’indagine presentata il 14
ottobre, a Roma, dall’Associazione 21 Luglio. “Un precedente
importante”- sottolinea Carlo Stasolla, presidente dell’associazione,
che prosegue: “È la prima volta che una famiglia rom esercita un’azione
per violazione del diritto allo studio. Una violazione che contrasta con
il diritto interno, nonché con quello europeo e internazionale”.
Linea 40. Lo scuolabus per soli bambini rom, questo il titolo del
rapporto, analizza i progetti di scolarizzazione avviati dal Comune di
Roma all’interno dei campi rom della capitale concentrandosi sul
“villaggio attrezzato” in via di Salone, dove risiedono molte delle
persone presenti nel vecchio campo “tollerato”, il Casilino 900
sgomberato nel febbraio 2010. Quello di via di Salone è uno dei
“villaggi” voluti dal sindaco Alemanno all’interno del Piano nomadi del
Comune di Roma. Per garantire la continuità educativa dei bambini
presenti, il Comune ha deciso di instaurare una linea bus ad hoc, che
accompagni i bambini nelle scuole che frequentavano prima dello
sgombero, visto che, tra l’altro, in prossimità del campo di via di
Salone non esiste alcun trasporto pubblico.
Ogni mattina, alle 7.30, in via di Salone arriva quindi uno scuolabus
giallo. Si riempie di bambini -55 in tutto- , e li porta alle
rispettive scuole, 10 scuole diverse. Le scuole sono tante, quindi il
bus impiega diverso tempo a raggiungerle tutte: il ritardo accumulato
rispetto all’orario scolastico raggiunge per molti bambini i 60 minuti.
Gli stessi bambini non sentono l’ultima campanella, che segna la fine
delle lezioni: il bus arriva, per molti di loro, un’ora prima, visto che
il giro da fare è lungo.
Le criticità rilevate dall’indagine sono molteplici: il ritardo con
cui i bambini raggiungono le scuole, oltre che l’uscita anticipata, li
danneggia sul piano dell’apprendimento, ma ostacola anche il loro
inserimento in classe e la socializzazione con gli altri bambini: i
bambini rom vengono etichettati come “diversi” e alcune delle persone
intervistate hanno riferito episodi di razzismo avvenuti in classe.
Inoltre, come spiega un’insegnante, “tra ritardi e uscite, nella
migliore delle ipotesi i bambini perdono 10 ore a settimana”,
trascurando dunque alcune materie.
L’associazione 21 luglio chiede nuovamente nel rapporto
l’interruzione della politica del Piano nomadi di Roma definendo i
cosiddetti villaggi attrezzati degli “spazi istituzionali di
segregazione” ed evidenzia che le molte risorse destinate ai progetti di
scolarizzazione (per l’anno scolastico 2010-2011 2,084 milioni di euro
per la scolarizzazione di 1205 bambini residenti in sette “villaggi
della solidarietà” e 498.960 euro per la scolarizzazione di 542 minori
residenti in otto insediamenti non attrezzati) garantiscono
l’accompagnamento a scuola ma non assicurano un’adeguata attività di
mediazione con le famiglie e con le istituzioni scolastiche.