Migranti discriminati. La crisi aumenta la discriminazione sul lavoro e in genere favorisce il populismo.
È la conclusione a cui arriva, in estrema sintesi, il rapporto “Uguaglianza nel lavoro: una sfida continua”, diffuso lunedì dall’Organizzazione internazionale del Lavoro, ILO. I soggetti più colpiti sono quelli più deboli in tema di pari opportunità, come le donne e i giovani, ma anche le minoranze etniche e i lavoratori migranti.
Secondo il rapporto, “gli immigrati sono spesso discriminati nell’accesso all’impiego e nel lavoro, in molti paesi sono anche esclusi dai sistemi di protezione sociale”.
L’Italia aveva già ricevuto nel 2009 delle osservazioni critiche per le forme di discriminazione diretta e indiretta, contravvenendo proprio alla Convenzione internazionale 143 sui diritti dei migranti, ratificata nel 1981.
Sulla discriminazione diretta, quella che riguarda le condizioni di lavoro, sono state individuate alcune forme specifiche: il mancato riconoscimento del titolo di studio e delle esperienze pregresse; l’inquadramento contrattuale più basso e meno tutelato pur di ottenere e conservare un posto; il mancato pagamento degli straordinari e di alcune importanti indennità; la mancanza di formazione e sicurezza, elementi che aumentano notevolmente la probabilità di infortuni e di malattie professionali.
Inoltre, il fatto che il permesso di soggiorno dipenda esclusivamente dal contratto di lavoro oggi rende gli immigrati più precari e ricattabili, ma soprattutto li porta a una forma di “autodiscriminazione” spingendoli spesso ad accettare passivamente qualunque tipo di trattamento.
Sulla discriminazione indiretta, invece, si fa riferimento al clima generale di xenofobia e di razzismo, che pregiudica ogni possibilità di integrazione, di coesione sociale e di partecipazione attiva dei migranti alla società in cui vivono.
“La violenza contro gli immigrati non è certo un fenomeno nuovo – spiega l’ILO – ma sembra si sia esteso e sia sempre più evidente in un numero crescente di paesi. Gli abusi possono avvenire sia all’interno del contesto di lavoro sia fuori, dato che sono diverse le aggressioni subite dagli stranieri nelle proprie case e nelle proprie attività. Questo tipo di attacchi è andato avanti nonostante le politiche dei governi mirate a prevenirli e fermarli”.
Riguardo all’Italia, viene riportato il caso di Rosarno, di gennaio 2010: “Dopo due giorni di scontri 53 migranti sono rimasti feriti e oltre mille sono stati spediti ai centri di deportazione”, riferisce il rapporto, citando un comunicato dell’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, Unhcr.
Fonte: Lavoro Dignitoso di Vittorio Longhi