Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

domenica 19 giugno 2011

14 giugno, Italia: Lettera a Maroni della Federazione Nazionale della Stampa Italiana sull'accesso ai CIE Centri di Identificazione ed Espulsione degli Immigrati

Federazione Nazionale della Stampa Italiana
 
Roma, 14 giugno 2011
 
Prot. n. 107
 
La Federazione Nazionale della Stampa Italiana comunica:
 
Vi inoltriamo il testo della lettera che Il segretario generale della Fnsi, Franco Siddi, e il presidente dell’Ordine dei Giornalisti, Enzo Iacopino, hanno inviato al Ministro dell'Interno, on. Roberto Maroni, in merito al divieto di accesso per i giornalisti nei Centri di Identificazione ed Espulsione degli immigrati “Con la presente Le chiediamo un urgente incontro, per segnalare alcune difficoltà insorte, tali da limitare il nostro dovere di informare liberamente i cittadini, in ottemperanza all’articolo 21 della Costituzione. In particolare, i problemi che intendiamo segnalarLe riguardano la possibilità per gli operatori dell’informazione di avere accesso – nel rispetto della privacy di tutti i soggetti interessati – ai luoghi di accoglienza e di trattenimento di migranti e profughi, in questa fase provenienti soprattutto dall’Africa settentrionale. Tale accesso, a seguito della Sua circolare prot. n. 1305 del 01.04.2011, è oggi e “sino a nuova disposizione” consentito solo ad alcuni organismi umanitari internazionali. Questo si traduce nel fatto che risulta impossibile, per chi intende esercitare il diritto di cronaca, poter verificare con i propri occhi e con i propri strumenti cosa accade in tali luoghi. A tale proposito, recentemente alcuni giornalisti hanno lanciato un appello - che l’Ordine e il Sindacato dei giornalisti hanno ritenuto di accogliere - in cui si chiede espressamente che detta circolare debba considerarsi non più applicabile.
Pur comprendendo le problematiche derivanti talvolta dalla gestione quotidiana e materiale dell’accoglienza, crediamo che non sia giusto considerare l’informazione un intralcio al funzionamento di queste strutture; anzi siamo convinti che la credibilità e la trasparenza delle stesse debbano essere considerate fondamentali per rafforzare la fiducia nelle istituzioni. Purtroppo, per quanto riguarda soprattutto i Cie (un tempo Cpt), tali limitazioni non nascono con la suddetta circolare ma sono intrinseche all’esistenza stessa delle strutture. Tutte le direttive finora emanate riguardo alle figure sociali a cui è garantito l’accesso non menzionano gli operatori dell’informazione. Accade anche se queste non sono giuridicamente definite come luoghi di detenzione, e quindi soggette alle limitazioni previste, che comportano preventive richieste di autorizzazione all’ingresso. Siamo convinti che un momento di discussione in merito risulti estremamente importante, oggi più che mai, non essendo a nostro avviso ammissibile l’esistenza di luoghi di concentramento non volontario di persone che siano inaccessibili alla libera informazione.
Si tratta di una vera e propria anomalia democratica, che peraltro non può essere rimessa - come finora è stato - né alla discrezionalità delle singole autorità prefettizie, né tantomeno alla disponibilità di parlamentari della Repubblica che si fanno garanti per i giornalisti.

Siamo certi che sia possibile addivenire ad una intesa atta a regolamentare il dovere dell’informazione anche in questi luoghi: in maniera tale da non precludere il normale funzionamento delle procedure che in essi vengono svolte e da garantire, come già affermato, l’imprescindibile diritto alla privacy per gli “ospiti”, per gli operatori degli enti gestori, per le forze di polizia predisposte alla vigilanza e alla sorveglianza.

In attesa di una Sua pronta e positiva risposta.”
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