di Emilia Zazza
Caricati su un treno e portati a Roma. All'arrivo solo due parole: «Ora sparite». Sono i circa trecento lavoratori africani cacciati da Rosarno che ora sopravvivono per le strade di Roma. Chiedono un permesso di soggiorno per motivi umanitari, un lavoro e un posto dove dormire, cosi' come ''concesso agli 11 africani rimasti feriti a Rosarno perche' anch'essi vittime dello sfruttamento e della nostra condizione irregolare che ci ha lasciato senza lavoro, abbandonati e dimenticati per la strada''.
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Il 31 gennaio si sono costituiti nell'«Assemblea dei lavoratori africani di Rosarno», a Roma, e oggi hanno tenuto una conferenza stampa a piazza s. Marco. Hanno raccontato della loro condizione di lavoro e di vita in Calabria: ''Un lavoro sottopagato, dalle 6 del mattino alle 20 per 25 euro che non finivano neanche nelle nostre tasche; sfruttati di giorno e cacciati di notte dai figli dei nostri sfruttatori, braccati come bestie, prelevati e qualcuno sparito per sempre''.
Poi la loro spiegazione: "Non potevamo piu' attendere un aiuto che non sarebbe mai arrivato perche' siamo invisibili, non esistiamo per le autorita' di questo Paese. Ci siamo fatti vedere, siamo scesi per strada per gridare la nostra esistenza''. E se alcuni di loro sono stati ''rinchiusi nei centri di accoglienza per immigrati, molti di noi ci sono ancora, altri sono tornati in Africa, alcuni sono sparpagliati nelle citta' del sud'' e ''noi siamo a Roma, senza lavoro, senza un posto per dormire, senza i nostri bagagli e con i salari non pagati nelle mani dei nostri sfruttatori''.
Nella totale assenza delle istituzioni, il territorio e alcune associazioni si sono organizzate per aiutarli. Loro stanchi di abbassare la testa chiedono che «il governo di questo paese si assuma le sue responsabilità e ci garantisca la possibilità di lavorare con dignità».
(Foto e video a cura di Emilia Zazza)
02 febbraio 2010