Lunedì, 15 Febbraio 2010
Tutelare i diritti dei migranti e dei richiedenti asilo e delle minoranze rom e sinti; migliorare la condizione dei detenuti, accrescere la lotta alla discriminazione e al razzismo e, soprattutto, dotare il paese di un’Autorità indipendente per la promozione e la tutela dei diritti umani. Sono alcune delle 92 raccomandazioni che il Consiglio dell'Onu dei diritti umani ha presentato all’Italia la scorsa settimana a conclusione della "Revisione periodica universale" ( Upr).
L'esame - sostenuto dalla delegazione italiana presieduta dal Sottosegretario agli Esteri, Vincenzo Scotti - a cui è sottoposto periodicamente ogni paese ha evidenziato inoltre "i ritardi di Roma nel recepire il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura e nel ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa contro la tratta di esseri umani" - riporta l'agenzia Misna. Le 92 raccomandazioni investono tutto l'arco dei temi sui quali si misura, secondo gli standard internazionali delle Nazioni Unite, il grado di rispetto dei diritti umani e la qualità della democrazia e dello stato di diritto di ogni paese.
"Nel documento di 15 pagine del Consiglio dell’Onu per i diritti umani - riporta la Misna - si denunciano "numerosi episodi di razzismo e xenofobia", compresi casi che hanno avuto come protagonisti politici italiani, e "l’adozione a partire dal maggio 2008 di diverse leggi dai contorni evidentemente discriminatori ai danni di minoranze etniche". Al Governo italiano si chiede in particolare di interrompere immediatamente la raccolta di impronte digitali di rom e sinti e di "distruggere eventuali dati raccolti in contraddizione con le norme del diritto internazionale sull’uguaglianza e i pari diritti dei cittadini". L'Italia deve quindi agire -"per favorire l'integrazione interculturale, favorire la parità tra uomo e donne, lottare contro l'istigazione all'odio". Il Consiglio dell'Onu chiede inoltre di "investigare e punire i crimini contro persone gay, lesbiche e transgender".
Tra i temi affrontati - riporta l'agenzia Ansa - anche il "pacchetto sicurezza" - nei confronti del quale il Consiglio chiede di "decriminalizzare l'entrata irregolare in Italia"-, la situazioni degli immigrati irregolari, dei minori, dei detenuti, l'indipendenza e la pluralità dei mass media - tema evocato da paesi come la Norvegia o il Canada - l'indipendenza della giustizia - questione sollevata ad esempio dal Regno Unito e l'Austria ma anche dall'Iran". Sono ben 25 i paesi che hanno chiesto al Governo italiano di adempiere alla risoluzione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 1993 e di "costituire senza ulteriori ritardi una Commissione nazionale indipendente per i diritti umani in linea ai Principi di Parigi in merito a indipendenza, autorevolezza ed effettività" come ha sottolineato la delegazione del Comitato per la promozione e protezione dei diritti umani (la rete di 81 Organizzazioni non governative italiane).
Su molti di questi temi l'Italia ancora non si è ancora pronunciata, ma "il Paese - ha detto al Consiglio l'ambasciatore italiano Laura Mirachian - ha però preso nota di tutte le raccomandazioni" e "risponderà ad ognuna entro la 14/sessione del Consiglio dei diritti umani, in giugno". "Le raccomandazioni saranno esaminate a fondo nel quadro delle procedure interne, in modo aperto e prioritario" - ha aggiunto l'ambasciatore Mirachian.
Ulteriori raccomandazioni pongono attenzione sulla tutela dei minori e delle persone disabili, sulle discriminazioni di genere nel mercato del lavoro, sulla "scarsa partecipazione" delle donne alla vita politica italiana e sulla libertà dei media. In occasione dell'esame, Amnesty International ha sottoposto all'attenzione del Consiglio Onu dei diritti umani un dettagliato documento sulla situazione dei diritti umani in Italia nel quale l'associazione ha chiesto, tra l'altro, al nostro paese di modificare le disposizioni del "pacchetto sicurezza" e sugli sgomberi forzati, assicurare i diritti dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati, rispetto delle Convenzioni europee e dei Patti internazionali sui diritti civili e politici e l'introduzione del "reato di tortura".
Finora la "Revisione periodica universale" ha riguardato 96 paesi. L’esame, della durata di tre ore, è condotto dai rappresentanti dei 47 stati membri e si basa su tre documenti: un rapporto preparato dai responsabili del paese esaminato, un documento preparato dall’Ufficio dell’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani e un testo redatto a partire dalle osservazioni delle locali associazioni per i diritti umani. [GB]
Fonte: UNIMONDO.ORG