Traffico di clandestini a Siracusa: in chiesa la centrale operativa
Il clan gestiva l'illecita permanenza di extracomunitari di origine cinese e nigeriana e rilasciava falsi documenti. Nove provvedimenti di custodia cautelare. Tra gli accusati padre Dantoni.
L’odierna notizia giunge come un fulmine, anche se il cielo non sia affatto sereno:dopo i terribili fatti di Rosarno prevedevamo che l’esperienza di pulizia etnica venisse assunta come nuovo paradigma per risolvere la questione migrante solo come problema di ordine pubblico; così si dimostra l’efficienza dello stato nell’essere debole con i forti e forte con i deboli.
Da tanti anni conosciamo la rara esperienza d’accoglienza della parrocchia di Boscominniti e la disponibilità di padre Carlo Dantoni nel seguire il processo per il naufragio del Natale ’96 al largo di Portopalo. In seguito alla controinchiesta di Dino Frisullo sulla holding degli schiavisti, all'impegno degli avvocati e dei familiari delle vittime e delle associazioni antirazziste, dopo 13 anni si è arrivati alla condanna a 30 anni dei 2 imputati, anche se in seguito alle leggi securitarie ed ai respingimenti in Libia le mafie mediterranee continuano sempre più ad ingrassarsi.
Come allora esigiamo verità e giustizia nel colpire i carnefici dei migranti , ma ci opporemoa qualsiasi campagna di criminalizzazione di chi si spenda nell’accoglienza, anche disobbedendo a leggi ingiuste . Un motivo di più affinché la giornata di mobilitazione antirazzista del 1° marzo a Siracusa ed in Sicilia veda scendere in piazza da protagonisti i migranti e chiunque si batta contro le nuove politiche d’apartheid.
Ct 9/2 Rete Antirazzista Catanese
per messaggi di solidarietà: carlodantoni@libero.it
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Padre Carlo: arrestato dopo anni di lotta per i diritti degli immigrati
Non è una chiesa come le altre. Non è un semplice luogo di culto. Nella Chiesa di Bosco Minniti a Siracusa, da molti anni, tutti possono trovare rifugio; gli extracomunitari, scappati per mille ragioni diverse dai loro paesi, ci abitano, la vivono, la animano condividendo le difficoltà quotidiane con la solidarietà vera di chi lotta per una società senza diseguaglianze. Se ci entrate all’ora dei pasti, resterete disorientati. È la mensa di tutti i popoli. Al posto dell’altare una tavolata immensa dove almeno cento immigrati di ogni nazionalità si trovano riuniti a mangiare. Alle pareti vedrete simboli e icone di diverse religioni non cristiane. Ci sono centinaia di uomini venuti sperando in un futuro diverso. In questa chiesa sono stati accolti anche alcune decine di immigrati scappati da Rosarno e presto ci saranno, come ogni anno, quelli che arrivano per la raccolta stagionale nei campi tra Cassibile e Pachino.
Ma tutto questo a chi ci governa dà fastidio.
In un momento in cui si tenta in tutti i modi di rendere la vita sempre più impossibile agli immigrati, intimandoli o rispedendoli nei rispettivi paesi, si compie l’ennesimo attacco politico, l’ennesimo tentativo di stroncare esperienze di accoglienza e di integrazione di immigrati. Padre Carlo D’Antoni è oggi agli arresti domiciliari insieme ad altri 8 indagati (Antonino De Carlo, un collaboratore del sacerdote, l’avvocato Aldo Valtimora e 6 immigrati), accusati di gestire il rilascio di permessi di soggiorno falsi. Il reato ipotizzato dal Gip del Tribunale di Catania é associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'illecita permanenza di stranieri nel territorio dello stato italiano. A ciò si aggiungono le accuse di riduzione in schiavitù e di falso ideologico in atto pubblico e false dichiarazioni a Pubblico Ufficiale per aver inventato storie travagliate e commoventi di immigrati al fine di ottenere titoli di soggiorno per motivi umanitari o di protezione temporanea.
Ma se è vero che molti extracomunitari finiscono nelle maglie del mercato illegale delle regolarizzazioni e se è vero che un traffico di clandestini tra Siracusa e la Campania esiste, gli immigrati di Bosco Minniti dicono che l’attacco a padre Carlo è infondato, che lui non ha nulla a che vedere col racket dei documenti falsi, che non ha mai commesso i reati a lui imputati. Tutti questi immigrati dicono che l’esperienza di Bosco Minniti deve continuare perchè si tratta di una chiesa senza frontiere, aperta a tutti, un luogo in cui si lotta per il diritto a una vita dignitosa.
Sonia Giardina (“U Cuntu”)