Viaggio tra i principali organi di informazione degli stranieri in Italia per chiedere se gli immigrati parteciperanno allo sciopero del primo marzo. L’idea piace, ma i dubbi non mancano. E i promotori assicurano: “Stanno fiorendo tante iniziative"
ROMA 11/02/2010 – Scenderanno in piazza gli immigrati il prossimo 1 marzo in occasione della Giornata senza stranieri promossa in Italia grazie al tam tam in rete e all’adesione su Facebook che, dopo i fatti di Rosarno, ha superato i 46 mila iscritti? È difficile dirlo oggi, perché all’entusiasmo dei comitati promotori si contrappone lo scetticismo di quanti manifestano dubbi su un’iniziativa che corre il rischio di non riuscire a fare il salto dal “virtuale” al “reale”. A complicare la situazione, poi, il mancato accordo tra i diversi gruppi promotori di iniziative analoghe e, a quanto pare, difficili da far confluire in un’unica manifestazione generale. Infatti, se il Comitato Primo marzo nasce sull’onda dell’analogo movimento parigino per la “Journée sans immigrés”, il Gruppo “Blacks-Out” si è costituito in seguito all’uscita dell’omonimo volume firmato dal giornalista Vladimiro Polchi. Questo comitato – che secondo Polchi vanta l’adesione di numerose associazioni delle principali comunità in Italia – ha prima individuato il 20 marzo come possibile giornata dello sciopero per poi ripiegare sull’organizzazione di una serie di iniziative congiunte, organizzate sempre nel mese di marzo, allo scopo di mettere in luce l’importanza del lavoro migrante. A complicare ulteriormente la situazione, la presenza (ma qualcuno direbbe l’assenza) dei sindacati, e della Cgil nazionale in particolare, che ha ribadito l’adesione alla manifestazione del Primo marzo ma “solo a patto che non si parli di sciopero” e ha rilanciato l’idea di una “Primavera antirazzista”, che dovrebbe avere luogo nei primi venti giorni di marzo con il contributo della Uil e di alcune organizzazioni del privato sociale tra cui l’Arci e le Acli.
Per capire come stanno le cose e come sarà accolto lo sciopero, soprattutto dalle principali comunità straniere, Redattore sociale ha interpellato alcuni dei più rappresentativi organi di informazione degli immigrati che sono in Italia. Emerge che l’idea di uno sciopero dei migranti piace ai giornalisti stranieri e alle loro testate ma, in qualche caso, c'è anche il rammarico che possa trasformarsi in un’occasione mancata. Gradiscono sicuramente l’iniziativa i redattori dei giornali che fanno parte del gruppo editoriale Stranieri in Italia. “Lo sciopero è soprattutto simbolico, ma è un primo passo verso l’emersione degli immigrati” dice Steven Ogongo, direttore editoriale di “Africanews”. “I lavoratori polacchi parteciperanno allo sciopero, anche se non sono sicura che questo potrà concretamente portare a qualcosa”, commenta Anna Maria Malczewska di “Nasz Swiat”. “Dispiacerebbe se ci dovessero essere due iniziative separate, che non riescono a trovare punti in comune”, dichiara Keti Bicoku, dell’albanese “Bota Shqiptare”. “Tra gli immigrati emerge più rassegnazione che volontà di riscossa”, dice Khalid Chaouki, fondatore del portale di informazione sul mondo arabo-islamico in Italia Minareti.it, che sottolinea anche come la presenza di più iniziative non faccia altro che evidenziare “il mancato coordinamento tra le associazioni di immigrati”. Piuttosto scettici, infine, i giornalisti della redazione italiana del quotidiano romeno “Adevarul”: “Aderiranno le associazioni, ma non le singole persone”. I problemi sono due: le persone temono di perdere il posto di lavoro e la manifestazione non è stata organizzata dai sindacati.
“Non è assolutamente vero che lo sciopero del primo marzo si stia sgonfiando, anzi…” affermano con risolutezza i promotori del comitato che ha portato l’iniziativa nel nostro paese. “Continuano a formarsi nuovi gruppi e oggi siamo arrivati a ben 51 comitati – insistono. – Inoltre, c’è un grande fiorire di iniziative in giro per la Penisola, anche se molti appuntamenti verranno definiti solo nei prossimi giorni”. Nel frattempo, a Milano è già pronto un calendario che prevede, oltre alla presenza di gazebo in luoghi pubblici per un’intera settimana, una serie di feste, dibattiti e concerti. E altre manifestazioni si stanno organizzando anche a Roma, Genova e Pordenone. Ma in alcuni casi, come a Brescia, potrebbe trattarsi di uno sciopero vero e proprio, per lo meno per alcune ore. “Qui i sindacati copriranno sei fabbriche diverse e la Cgil ha assicurato la tutela ai lavoratori che aderiranno allo sciopero”. (ap)
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