Mostra
3 marzo: festa di Hina Matsuri
arte e magia delle bambole rituali giapponesi (ningyo)
a cura di Marcella Croce in collaborazione con
ANISA (Associazione Nazionale Insegnanti Storia dell’Arte)
inaugurazione e conferenza di Marcella Croce mercoledì 3 marzo ore 17.30
Museo Internazionale delle Marionette Palermo
La mostra rimarrà aperta fino al 15 marzo negli orari di apertura del museo
Già nel Giappone antico esistevano bambole rituali (ningyo); in epoca Edo (1603-1868), per i riti di purificazione del Giorno del Serpente, lo shogun riceveva nel 3° giorno del 3° mese lunare una bambola dal Dipartimento dello Yin/Yang di Kyoto, se la strofinava sul corpo e poi la gettava nel fiume. Non c’è paese al mondo in cui le bambole (ningyo) abbiano assunto nei secoli significati antropologici così numerosi e profondi. Considerate in origine residenza temporanea degli dei scintoisti (kami), le bambole avevano lo scopo di attirare su di sé le disgrazie dei bambini; in seguito divennero un’occasione per offrire loro un esempio di vita.
Nelle case giapponesi il 3 marzo, festa delle bambine (Hina matsuri) e dei fiori di pruno (ume), le magnifiche bambole di famiglia vengono riesumate, ritrovate con affetto, quasi come se fossero persone, e sistemate in una esibizione che, con una metafora un po’ ardita, può essere chiamata ‘presepe giapponese’. Un presepe senza Sacra Famiglia né Re Magi naturalmente, ma simile ai nostri migliori per bellezza, ricchezza e varietà. Hina matsuri intende fare specchiare le bambine, future donne, mogli e madri, in un esempio di sofisticata coppia di epoca Heian (impropriamente detta ‘imperiale’), circondata da numerosi cortigiani e suonatori e da tutte le ‘necessità’ della vita aristocratica. Si suppone che al contrario i maschietti nella celebrazione del 5 maggio (Kodomonohi) che è anche festa nazionale, trovino ispirazione per il coraggio che loro si addice: le loro bambole sono musha ningyo, cioè rappresentazioni di famosi e coraggiosissimi guerrieri. Altri simboli associati alla festa dei maschietti sono i fiori di iris, lunghi e affilati come le spade dei samurai, e le carpe (koi) volanti che risalgono la corrente dei fiumi, e che nella fantasia popolare diventano draghi, cui viene attribuita la capacità di infondere forza al bambino.
La maggior parte degli occidentali non si rende conto che nessuno degli aspetti più famosi della cultura giapponese, dalla cerimonia del tè al giardino, dal teatro Noh all’ikebana, e persino alle arti marziali e al sumo, è esente da una fortissima carica spirituale che trova sempre la sua apoteosi in un’ineffabile senso di comunione con la natura. Tutta la cultura e la storia del Giappone possono essere rivisitate attraverso le bambole. Al capitano Perry, quando nel 1868 le ‘navi nere’ degli americani entrarono nella baia di Nagasaki rompendo lo splendido isolamento secolare dell’arcipelago, furono regalate delle bambole. Un po’ come se Nixon e Mao o Reagan e Gorbaciov oltre che stringersi la mano davanti ai fotografi, nei loro storici incontri si fossero scambiati delle bambole.
Le bambole rituali in mostra sono state acquistate nel 2006 da Marcella Croce sulle bancarelle del mercato di Tenjin-san che si svolge il 25 di ogni mese nel tempio di Kitano Tenmangu di Kyoto, e che per molti genitori è un’occasione per arricchire o completare la ‘dote’ in bambole dei propri figli.
Marcella Croce è nata a Palermo e ha conseguito il dottorato in letteratura italiana presso la University of Wisconsin-Madison (USA). È giornalista e collabora al quotidiano “La Repubblica”. Per conto del Ministero degli Esteri è stata docente di italiano all’Università di Isfahan (Iran) e di Kyoto (Giappone). Ha pubblicato vari libri sulle tradizioni popolari siciliane e Oltre il chador - Iran in bianco e nero (Medusa, Milano) con cui ha vinto il 1° Premio di scrittura femminile “Il paese delle Donne”, Roma 2007. Le sue pubblicazioni Eat smart in Sicily (Ginkgo Press, USA) e “Guida ai sapori perduti – storie e segreti del cibo siciliano” (Kalòs, Palermo 2008) sono state presentate negli Istituti Italiani di Cultura di Copenhagen, Washington, San Francisco e Vancouver. Con il figlio, Andrea Matranga, ha presentato la mostra fotografica “Riti e teatro tradizionale a Kyoto” presso il Museo Internazionale delle Marionette di Palermo e l’Art & Culture Association di Atene. Il suo ultimo libro è “L’anima nascosta del Giappone” (Marietti ed. Milano 2009).
3 marzo: festa di Hina Matsuri
arte e magia delle bambole rituali giapponesi (ningyo)
a cura di Marcella Croce in collaborazione con
ANISA (Associazione Nazionale Insegnanti Storia dell’Arte)
inaugurazione e conferenza di Marcella Croce mercoledì 3 marzo ore 17.30
Museo Internazionale delle Marionette Palermo
La mostra rimarrà aperta fino al 15 marzo negli orari di apertura del museo
Già nel Giappone antico esistevano bambole rituali (ningyo); in epoca Edo (1603-1868), per i riti di purificazione del Giorno del Serpente, lo shogun riceveva nel 3° giorno del 3° mese lunare una bambola dal Dipartimento dello Yin/Yang di Kyoto, se la strofinava sul corpo e poi la gettava nel fiume. Non c’è paese al mondo in cui le bambole (ningyo) abbiano assunto nei secoli significati antropologici così numerosi e profondi. Considerate in origine residenza temporanea degli dei scintoisti (kami), le bambole avevano lo scopo di attirare su di sé le disgrazie dei bambini; in seguito divennero un’occasione per offrire loro un esempio di vita.
Nelle case giapponesi il 3 marzo, festa delle bambine (Hina matsuri) e dei fiori di pruno (ume), le magnifiche bambole di famiglia vengono riesumate, ritrovate con affetto, quasi come se fossero persone, e sistemate in una esibizione che, con una metafora un po’ ardita, può essere chiamata ‘presepe giapponese’. Un presepe senza Sacra Famiglia né Re Magi naturalmente, ma simile ai nostri migliori per bellezza, ricchezza e varietà. Hina matsuri intende fare specchiare le bambine, future donne, mogli e madri, in un esempio di sofisticata coppia di epoca Heian (impropriamente detta ‘imperiale’), circondata da numerosi cortigiani e suonatori e da tutte le ‘necessità’ della vita aristocratica. Si suppone che al contrario i maschietti nella celebrazione del 5 maggio (Kodomonohi) che è anche festa nazionale, trovino ispirazione per il coraggio che loro si addice: le loro bambole sono musha ningyo, cioè rappresentazioni di famosi e coraggiosissimi guerrieri. Altri simboli associati alla festa dei maschietti sono i fiori di iris, lunghi e affilati come le spade dei samurai, e le carpe (koi) volanti che risalgono la corrente dei fiumi, e che nella fantasia popolare diventano draghi, cui viene attribuita la capacità di infondere forza al bambino.
La maggior parte degli occidentali non si rende conto che nessuno degli aspetti più famosi della cultura giapponese, dalla cerimonia del tè al giardino, dal teatro Noh all’ikebana, e persino alle arti marziali e al sumo, è esente da una fortissima carica spirituale che trova sempre la sua apoteosi in un’ineffabile senso di comunione con la natura. Tutta la cultura e la storia del Giappone possono essere rivisitate attraverso le bambole. Al capitano Perry, quando nel 1868 le ‘navi nere’ degli americani entrarono nella baia di Nagasaki rompendo lo splendido isolamento secolare dell’arcipelago, furono regalate delle bambole. Un po’ come se Nixon e Mao o Reagan e Gorbaciov oltre che stringersi la mano davanti ai fotografi, nei loro storici incontri si fossero scambiati delle bambole.
Le bambole rituali in mostra sono state acquistate nel 2006 da Marcella Croce sulle bancarelle del mercato di Tenjin-san che si svolge il 25 di ogni mese nel tempio di Kitano Tenmangu di Kyoto, e che per molti genitori è un’occasione per arricchire o completare la ‘dote’ in bambole dei propri figli.
Marcella Croce è nata a Palermo e ha conseguito il dottorato in letteratura italiana presso la University of Wisconsin-Madison (USA). È giornalista e collabora al quotidiano “La Repubblica”. Per conto del Ministero degli Esteri è stata docente di italiano all’Università di Isfahan (Iran) e di Kyoto (Giappone). Ha pubblicato vari libri sulle tradizioni popolari siciliane e Oltre il chador - Iran in bianco e nero (Medusa, Milano) con cui ha vinto il 1° Premio di scrittura femminile “Il paese delle Donne”, Roma 2007. Le sue pubblicazioni Eat smart in Sicily (Ginkgo Press, USA) e “Guida ai sapori perduti – storie e segreti del cibo siciliano” (Kalòs, Palermo 2008) sono state presentate negli Istituti Italiani di Cultura di Copenhagen, Washington, San Francisco e Vancouver. Con il figlio, Andrea Matranga, ha presentato la mostra fotografica “Riti e teatro tradizionale a Kyoto” presso il Museo Internazionale delle Marionette di Palermo e l’Art & Culture Association di Atene. Il suo ultimo libro è “L’anima nascosta del Giappone” (Marietti ed. Milano 2009).