“Noi ce ne possiamo anche andare via, ma voi?”
È la dichiarazione rilasciata alla stampa da una giovane donna, migrante, durante il sit-in di sabato 9 gennaio a Roma, organizzato per esprimere solidarietà agli immigrati dopo i fatti di Rosarno. È una dichiarazione che ci sentiamo di riprendere e sottoscrivere a pieno, non solo per dare nuovamente voce a chi subisce sulla propria pelle, in prima persona, la gravità degli accadimenti di questi ultimi giorni, ma anche per sottolineare il senso di civiltà, l’attenzione e la sensibilità, persino la preoccupazione, che essa porta con sé. Perché sì, insieme a “che ne sarà di voi?”, viene da chiedersi: “ma noi?” Noi - chiunque questo pronome voglia comprimere in sé, e che Emergency riesce solo a concepire come inclusivo, non esclusivo di umanità alcuna -, noi che ci siamo e che restiamo in questo Paese, come pensiamo di poter continuare lungo questa china? Cosa resterà di noi, di tutto? Quale quotidiano e quale domani ci toccherà affrontare? E non solo, ovviamente, da un punto di vista pratico (“Chi curerà i nostri anziani e i nostri bambini? Chi si occuperà di tutti quei lavori necessari che gli italiani non vogliono più fare?”), ma soprattutto, molto più importante, da un punto di vista etico, umano: come potremmo, ad esempio, insegnare ai nostri italianissimi figli che è sbagliato picchiare il compagno di classe per rubargli un cellulare, se invece accettiamo che parte della popolazione che risiede sul nostro suolo sia resa schiava, privata dei più elementari diritti, e minacciata, aggredita, cacciata se si azzarda a protestare?
Come sempre, Emergency crede che i diritti, più che declamati, vadano messi in pratica. Come facciamo dal 2006, nel nostro Poliambulatorio di Palermo, che offre assistenza sanitaria gratuita ai migranti, con o senza permesso di soggiorno, ma anche alla popolazione italiana in stato di bisogno. E il nostro concreto impegno per il 2010 è la ricerca di spazi e di disponibilità per aprire altre strutture sanitarie, in Italia, sul modello di quella di Palermo. Un impegno che ha bisogno della collaborazione delle istituzioni e di tutti i cittadini che si riconoscono nel dovere dell’accoglienza a chi approda in questo Paese fuggendo la guerra e la povertà che continuano ad essere seminate nel mondo.
Emergency aderisce con convinzione alla mobilitazione dei migranti organizzata per il 1° marzo 2010. Consapevoli che loro, i migranti, difficilmente potranno partecipare: proprio perché i più deboli, i più ricattabili. Proprio per questo motivo riteniamo importante la partecipazione di quanti possono (ancora?) godere di questo diritto. E per dare una volta di più concretezza alla nostra adesione, i dipendenti di Emergency che, nella giornata del 1° marzo, aderiranno alla mobilitazione devolveranno la giornata di lavoro al Poliambulatorio di Palermo e invitano volontari e sostenitori a fare altrettanto. E invitiamo tutti a porsi la domanda: “Loro se ne possono pure andare, ma noi?"
Cecilia Strada
È la dichiarazione rilasciata alla stampa da una giovane donna, migrante, durante il sit-in di sabato 9 gennaio a Roma, organizzato per esprimere solidarietà agli immigrati dopo i fatti di Rosarno. È una dichiarazione che ci sentiamo di riprendere e sottoscrivere a pieno, non solo per dare nuovamente voce a chi subisce sulla propria pelle, in prima persona, la gravità degli accadimenti di questi ultimi giorni, ma anche per sottolineare il senso di civiltà, l’attenzione e la sensibilità, persino la preoccupazione, che essa porta con sé. Perché sì, insieme a “che ne sarà di voi?”, viene da chiedersi: “ma noi?” Noi - chiunque questo pronome voglia comprimere in sé, e che Emergency riesce solo a concepire come inclusivo, non esclusivo di umanità alcuna -, noi che ci siamo e che restiamo in questo Paese, come pensiamo di poter continuare lungo questa china? Cosa resterà di noi, di tutto? Quale quotidiano e quale domani ci toccherà affrontare? E non solo, ovviamente, da un punto di vista pratico (“Chi curerà i nostri anziani e i nostri bambini? Chi si occuperà di tutti quei lavori necessari che gli italiani non vogliono più fare?”), ma soprattutto, molto più importante, da un punto di vista etico, umano: come potremmo, ad esempio, insegnare ai nostri italianissimi figli che è sbagliato picchiare il compagno di classe per rubargli un cellulare, se invece accettiamo che parte della popolazione che risiede sul nostro suolo sia resa schiava, privata dei più elementari diritti, e minacciata, aggredita, cacciata se si azzarda a protestare?
Come sempre, Emergency crede che i diritti, più che declamati, vadano messi in pratica. Come facciamo dal 2006, nel nostro Poliambulatorio di Palermo, che offre assistenza sanitaria gratuita ai migranti, con o senza permesso di soggiorno, ma anche alla popolazione italiana in stato di bisogno. E il nostro concreto impegno per il 2010 è la ricerca di spazi e di disponibilità per aprire altre strutture sanitarie, in Italia, sul modello di quella di Palermo. Un impegno che ha bisogno della collaborazione delle istituzioni e di tutti i cittadini che si riconoscono nel dovere dell’accoglienza a chi approda in questo Paese fuggendo la guerra e la povertà che continuano ad essere seminate nel mondo.
Emergency aderisce con convinzione alla mobilitazione dei migranti organizzata per il 1° marzo 2010. Consapevoli che loro, i migranti, difficilmente potranno partecipare: proprio perché i più deboli, i più ricattabili. Proprio per questo motivo riteniamo importante la partecipazione di quanti possono (ancora?) godere di questo diritto. E per dare una volta di più concretezza alla nostra adesione, i dipendenti di Emergency che, nella giornata del 1° marzo, aderiranno alla mobilitazione devolveranno la giornata di lavoro al Poliambulatorio di Palermo e invitano volontari e sostenitori a fare altrettanto. E invitiamo tutti a porsi la domanda: “Loro se ne possono pure andare, ma noi?"
Cecilia Strada
Presidente Emergency