Partiti anche a Milano gli esami per ottenere il permesso di soggiorno CE di lunga durata. Molte le cose ancora da chiarire, sopratutto sui corsi che lo Stato dovrebbe garantire e sulla mancanza di uniformità delle prove.
Guarda il video di Angiola Bellu e Amos Caparrotta
L'8 febbraio è stato il giorno del primo test d’italiano per stranieri nella provincia di Milano a cui hanno partecipato 662 persone. Tra dubbi e riscontri positivi MIXA è andata a vedere in che modo si è svolto l'esame in uno tra i Centri territoriali permanenti (Ctp) della città che hanno ospitato l’esame: la scuola Media Via Zuara 7, sezione associata dell'Istituto comprensivo Leone Tolstoj.
Non ci è concessa la possibilità di fare riprese all’interno dell’aula in cui verrà svolta la prova, ma per fortuna, e a titolo personale, ci spiega come funziona il test la professoressa Anna Picetti, da anni insegnante di italiano per stranieri nei cosiddetti corsi di alfabetizzazione: le lezioni hanno vari livelli; da quelli per analfabeti totali, cioè per “quanti non hanno avuto possibilità di studiare neanche la propria lingua nel Paese d’origine – ci racconta – e per coloro i quali sanno parlare l’italiano ma non sanno leggere né scrivere. Tra loro è capitato anche qualche italiano analfabeta che segue i corsi degli stranieri".
Picetti ci racconta che i programmi delle classi organizzate dalla sua scuola si rifanno al quadro europeo, con livelli A1, A2, etc.
Purtoppo, la professoressa - che da anni si occupa di formazione per stranieri (e per italiani analfabeti, questa notizia sorprendente ci lascia molto amareggiati) – ci conferma la difficoltà di lavorare serenamente perché, spesso, gli studenti hanno problemi di lavoro, di spostamenti delle famiglie, per cui si inizia con classi di 20/25 partecipanti e alla fine del corso, a giugno, le classi sono più che dimezzate: “Cerchiamo per questo di lasciare le iscrizioni aperte tutto l’anno e di inserire sempre, previo test, gli studenti”. I corsi sono prevalentemente gratuiti; c’è da pagare una cifra simbolica che comprende l’assicurazione. In alcune scuole – come quella di via Zuara – si ha diritto ad avere il libro di testo gratis. Ci sono naturalmente anche i corsi normali delle scuole medie, in cui gli stranieri, insieme agli italiani, possono conseguire la licenza media.
Lei che insegna italiano agli stranieri da tanti anni, cosa pensa del test per ottenere il permesso di soggiorno di lungo periodo? Com’è strutturato, com’è organizzato?
Devo ammettere che c’è stata molta disorganizzazione: noi abbiamo saputo il tutto una settimana fa. Abbiamo dovuto preparare tutto in una sola settimana.
Dal ministro vi è arrivata notizia del test solo una settimana fa?
Sapevamo del decreto, certamente, ma ufficialmente abbiamo saputo solo una settimana fa di avere quaranta candidati. I Ctp di Milano, infatti, hanno fatto un documento contro questo tipo di organizzazione; per sottolineare il loro disaccordo su questo decreto: ci sono molte cose che non vanno.
Ce ne dice qualcuna?
Intanto ci sono contraddizioni: prima di fare un test bisognerebbe organizzare dei corsi che permettano un'adeguata preparazione (come succede praticamente in tutti gli altri Paesi europei e negli Stati Uniti, ndr). Poi avremmo dovuto avere un testo di esame uguale per tutti: ogni Ctp ha preparato il proprio testo, non ci pare corretto. Anche questo, avrebbe dovuto essere organizzato come qualunque altro esame di stato.
Mi scusi ma nel sito del ministero dell’Interno c’è scritto che il contenuto delle prove che compongono il test, i criteri di assegnazione e la durata della prova sono stabiliti uniformemente su tutto il territorio nazionale: mi conferma quindi che i test variano non solo da città a città ma addirittura da Ctp a Ctp?
Sì, è sconvolgente. Ne abbiamo parlato proprio venerdì scorso durante l’assemblea sindacale.
Dal ministro non è arrivata una traccia uguale per tutti, ma l’eventuale promozione dei vostri iscritti al test ha valore ministeriale?
Sì: così ci hanno detto e se così non fosse, a questo punto, sarebbe una buffonata. Dopo la convocazione delle persone e lo svolgimento dell’esame, invalidare il tutto sarebbe estremamente scorretto.
Ma allora chi prepara i test?
Appunto, altra questione. È vero che nel nostro caso lavoriamo da dieci, quindici, vent’anni nei corsi di italiano per stranieri e quindi abbiamo un po’ di esperienza, ma un discorso è preparare un test, seguendo certi criteri, un altro è fare lezione d’italiano.
Chi decide chi è competente alla formulazione del test?
Nel decreto c’è scritto che dovrebbero esserci nelle commissioni adibite alla preparazione del test preferibilmente insegnanti che hanno svolto corsi di aggiornamento rispetto a questi argomenti.
Qualora non ci fossero?
Non lo so.
Quali sono le comunità di stranieri che seguono di più i corsi? Ci sono più iscritti tra gli uomini o tra le donne?
Questo dipende dalle annate: non posso fare una statistica di provenienza o di genere. Ci sono sempre molti cinesi. Il loro problema è che – nonostante abbiano una grandissima volontà – lavorando la maggior parte di loro nella ristorazione, possono venire a scuola solo nell’intervallo, con grandi sacrifici. La loro difficoltà è che parlano l’italiano solo quando vengono a scuola.
È quindi più difficile sostenere l’esame di italiano per loro?
Per i cinesi è più complicato: si ritrovano ad essere un po’ esclusi rispetto a persone che vengono dal Sud America, quindi di lingua spagnola, simile all’italiano. Anche per gli arabi esiste lo stesso problema; anche loro sono molto penalizzati con l’alfabeto e le regole grammaticali. Naturalmente stiamo facendo un discorso generale: nel particolare dipende dal background di ciascuno. Se cinesi e arabi provengono da famiglie d’orgine agiate e hanno fatto l’università o corsi d’italiano in patria, il discorso cambia completamente.
di Angiola Bellu (9 febbraio 2011)
Fonte: MixaMag
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venerdì 11 febbraio 2011
8 febbraio, Milano: I test d'italiano. L'unica certezza è la confusione
Pubblicato da
Tindara Ignazzitto
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