di Fulvio Vassallo Paleologo, Università di Palermo
Mai come in questa occasione abbiamo visto i professionisti dell’insicurezza diffondere false paure e giocare con le cifre, per terrorizzare ancora una volta l’opinione pubblica, spostando sulla xenofobia e sulle politiche di respingimento l’attenzione degli italiani.
Dobbiamo avere paura di chi parla di 80.000 arrivi di immigrati senza avere uno straccio di prova, se non qualche relazione fasulla dei soliti servizi segreti sempre pronti a servire il padrone al momento più opportuno. Da quattro giorni non arriva più nessuno a Lampedusa, e gli arrivi di Egiziani nella Sicilia sud orientale, tra Ragusa e Siracusa, come gli sbarchi tenuti nascosti di profughi afgani nel Salento corrispondono alla normalità di questi ultimi anni.
Dobbiamo avere paura di chi vorrebbe armare le pattuglie di Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere esterne, spingendo l’Unione Europea a modificare il mandato dei mezzi impiegati nelle operazioni di controllo in acque internazionali, fino alle operazioni di respingimento collettivo, come quelle sperimentate dall’Italia nel 2009 verso la Libia, operazioni per le quali il nostro paese è sotto accusa davanti alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Dobbiamo avere paura della guardia di finanza che permette ai suoi agenti che si spari contro i migranti giuntia poche miglia dalle nostre coste, nel tentativo di respingerli o inseguirli poco importa, mettendo a rischio la vita delle persone, soltanto per arrestare gli scafisti. Non è credibile che mezzi assai lenti come quelli che trasportano i migranti possano "speronare" mezzi assai più veloci ed agili come le motovedette militari. La verità è un altra. Nel tentativo di impedire la rotta dei barconi dei clandestini, i mezzi militari tagliano loro la rotta, sistematicamente, mettendo a grave rischio la vita delle persone che sono su mezzi lenti e stracarichi, che possono essere rovesciati anche da un onda più forte provocata dai mezzi militari.
Le persone - anche se migranti irregolari - che si trovano in acque internazionali devono essere condotte in un place of safety (porto sicuro), e quelle che sono in acque nazionali devono essere accompagnate a terra per l’idebtificazione personale, e per la eventuale ammissione alle procedure di protezione internazionale.
Dobbiamo avere paura di chi sta seminando il panico tra la popolazione, individuando i siti più stravaganti per ipotetiche cittadelle dell’accoglienza, mentre non è riuscito a mantenere in funzione il sistema nazionale per l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati (SPRAR). E tutto questo agitando sempre lo spauracchio di un invasione "biblica", quando gli sbarchi si sono praticamente ridotti ai livelli degli anni precedenti, e solo un decimo dei migranti irregolari che entra in Italia vi entra attraversando il mare.
Dobbiamo avere paura di chi sta abbandonando Lampedusa ad un destino da campo di concentramento, che coinvolge l’intero paese e il destino dei suoi abitanti. Una polveriera prodotta prima dall’ostinata volontà di Maroni di non aprire il centro di accoglienza, e poi dal blocco, negli ultimi giorni dei trasferimenti verso i centri di accoglienza in altre regioni italiane Dobbiamo avere paura di chi, al governo, con la sua inerzia dolosa o con ll’attivazione delle procedure di espulsione, sta lavorando giorno per giorno per fare esplodere a Lampedusa o nei CIE italiani, rivolte che poi permetteranno una criminalizzazione generalizzata di tutti i migranti arrivati in questi giorni dalla Tunisia.
Dobbiamo avere paura di governanti che invocano l’intervento dell’Europa e non sono capaci di attuare quelle direttive comunitarie, come la direttiva 2008/115/CE sui rimpatri, il cui termine di attuazione è già scaduto, e quella del 2009, altrettanto importante, sulle sanzioni ai datori di lavoro in nero, che contengono standard di garanzia più elevati rispetto alla legge Bossi-Fini che nessuna forza politica ha ancora seriamente inteso abrogare. Dobbiamo avere paura di chi vede nelle decisioni della giurisprudenza e della Corte Costituzionale un intralcio per le politiche espulsive più bieche che cancellano i diritti fondamentali delle persone. Gli attacchi su questo terreno alla Corte Costituzionale sono frutto di un disegno eversivo del governo nei confronti dei controlli di legalità praticati dalla magistratura. dobbiamo avere paura, ma non resteremo certo immobili di fronte a questo scempio dello stato di diritto, della legalità costituzionale e dei diritti fondamentali della persona.
Dalla denuncia all’accoglienza, dall’interposizione fisica all’assistenza legale, è il momento per chi vuole difendere la propria e l’altrui dignità, di spiegare il massimo delle energie e dell’impegno. Anche in questo caso si potrebbe dire, se non ora quando?
[ giovedì 17 febbraio 2011 ]
Fonte: Melting Pot Europa