L’esame si è svolto al Centro Territoriale Permanente per la formazione in età adulta “Besta” di viale Aldo Moro. In aula una commissione di docenti a coordinare le prove e un funzionario della Prefettura a monitorare le operazioni. I 37 migranti sono entrati alle 9 e 30, poi man mano sono usciti una volta terminato l’esame che, come previsto dal Decreto del 4 giugno 2010, ha lo scopo di accertare una conoscenza dell’italiano di livello A2, un livello cioè che “consente di comprendere frasi ed espressioni di uso frequente in ambiti correnti”. I risultati sono previsti per lunedì pomeriggio. In caso di bocciatura i 37 potranno comunque ritentare ma tutti si sono detti fiduciosi. “Era facile“, è stata la frase più comune all’uscita.
Ad attenderli fuori dal CTP una trentina di attivisti e docenti della rete Scuole d’Italiano per Migranti (SIM) di Bologna che, con cartelli e adesivi, hanno protestato contro “Un’esistenza a punti”. “Fino ad oggi - ha spiegato un manifestante - sono stati i migranti a doversi arrangiare, studiare di sera o tra un turno di lavoro e un altro e perdere giornate di lavoro in code allo sportello immigrazione. Invece bisognerebbe fare di tutto per aiutarli ad inserirsi. La priorità deve essere l’insegnamento della lingua, non il test“.
Attualmente solo coloro che sostengono un corso di 4 mesi presso i CTP cittadini sono esentati dal test, ma il numero dei posti disponibili è largamente inferiore alla domanda.
“Il test è uno strumento di esclusione, che limita l’accesso al diritto di soggiorno e che rende ancora più faticoso l’inserimento dei migranti nella società”, ha detto Neva Cocchi dell’associazione Ya Basta.
Pubblicato il 12.02.2011