Gli immigrati hanno scritto una lettera aperta ai ministri Cancellieri,
Riccardi, Fornero e Catania per ricordare la loro situazione. "Abbiamo
paura dei caporali, dei padroni, delle forze dell`ordine". "Paghiamo la
crisi due volte, la prima come lavoratori e lavoratrici perdendo il
posto e la seconda come immigrati, perché perdendo il lavoro perdiamo i
nostri diritti".
Al Ministro delle Politiche Agricole e forestali Mario Catania
Al Ministro dell`Interno Anna Maria Cancellieri
Al Ministro del Lavoro Elsa Fornero
Al Ministro per la Cooperazione internazionale Andrea Riccardi
'Siamo i lavoratori che ogni mattina si
alzano alle cinque e vanno raccogliere nei campi il vostro cibo.
Viviamo nascosti in luoghi che chiamare casa è un insulto. Nostra
compagna di vita è la paura. Paura dei caporali, che ogni mattina ci
vengono a prendere e decidono chi lavora e chi no. Paura del lavoro
perché dopo 10 ore se ci va bene ci troviamo in tasca 15 o 20 euro, se
ci va male una pistola puntata. Paura dei padroni che ci trattano come
bestie. Paura delle forze dell`ordine perché non abbiamo documenti.
Paura della paura, perché siamo invisibili. Perché non possiamo
denunciare i nostri sfruttatori. Se camminiamo per strada dobbiamo
stare attenti a chi ci fa del male e a chi dovrebbe tutelarci. Siamo
nemici per tutti.`
'Siamo gli uomini e le donne che lavorano
nelle grandi città, immigrati sotto il costante ricatto del permesso di
soggiorno. Paghiamo la crisi due volte, la prima come lavoratori
perdendo il posto e la seconda come immigrati, perchè perdendo il
lavoro perdiamo i nostri diritti. Siamo quelli che cadono nei cantieri e
vengono buttati nella spazzatura, siamo quelle che curano i vostri
vecchi e puliscono i vostri uffici!`
'Siamo gli uomini e le donne, italiani/e,
che ogni giorno camminano con i fratelli/le sorelle immigrati/e.
Contadini e consumatori che si organizzano per sottrarsi alle logiche
di sfruttamento e non soccombere alla crisi, per difendere la
sovranità alimentare, il proprio reddito e la terra.`
***
Scriviamo insieme questa lettera per
denunciare ancora una volta le condizioni inumane che il 'Dio Mercato`
impone a migliaia di uomini e di donne. A Rosarno, il 7 gennaio 2010
dopo l`ennesimo atto di violenza subito, scoppia la rabbia dei
braccianti africani impiegati nella raccolta degli agrumi. I dannati
della terra si ribellano e quello che ne segue sono la caccia all`uomo,
i linciaggi, la deportazione di Stato.
Tuttavia migliaia di persone continuano
ancora a lavorare per quattro soldi sotto la costante minaccia della
Bossi-Fini, del padrone e dei suoi caporali. E di una guerra tra poveri
alimentata dalla crisi.
Questa non è Rosarno, è l`Italia. L`Italia dei pomodori, delle patate, delle angurie, dei kiwi…
Questo è il sistema agroindustriale, voluto dalla UE e dalle
organizzazioni padronali. Questo è il capitalismo nelle campagne, la
filiera tutta italiana dello sfruttamento, che porta il "Made in Italy"
sugli scaffali del mondo e garantisce i profitti alla Grande
Distribuzione Organizzata. Auchan, Carrefour, Esselunga, e Coop
stabiliscono il prezzo di acquisto ai produttori, un prezzo che i
piccoli sono costretti a subire e le medie-grandi imprese decidono di
sostenere con l`abbattimento dei costi di manodopera. Ossia con lo
sfruttamento dei lavoratori senza documenti. E nelle grandi città la
situazione non è diversa. Diversi i lavori, stesso lo sfruttamento.
Da quel 7 gennaio del 2010, però, c`è chi
ha deciso di non essere più invisibile. Lavoratori consapevoli di
reggere una buona parte dell`economia italiana hanno cominciato a
lottare per garantirsi un salario minimo, un alloggio dignitoso, la
tutela sanitaria e le norme di sicurezza. I lavoratori deportati a Roma
si sono auto-organizzati e hanno ottenuto il permesso di soggiorno e
continuano a lottare per l`emersione dal lavoro nero.
Hanno incrociato le braccia a Caserta e
Napoli alla fine del 2010. A Nardò nell`agosto 2011 i braccianti hanno
scioperato e dopo pochi giorni il Parlamento ha reso il caporalato
reato penale. Si stanno auto-organizzando a Rosarno e nella Piana, in
un percorso che coniuga la salvaguardia del territorio, le istanze
della piccola agricoltura e quella dei braccianti.
Come lavoratori, immigrati ed italiani,
contadini e consumatori che lottano per una risposta alla crisi che
neutralizzi la guerra tra poveri, chiediamo al Ministro degli Interni
Cancellieri, al Ministro dell`Agricoltura Catania e al Ministro per la
Cooperazione Internazionale e l`Integrazione Riccardi, al Ministro del
Lavoro Fornero di ascoltare le nostre ragioni e le nostre proposte:
CONTRO OGNI DISCRIMINAZIONE, FASCISMO E
XENOFOBIA - Vogliamo cambiare il paradigma 'sicurezza`. Dal piano
dell`ordine pubblico, repressione e militarizzazione dei territori a
quello della giustizia sociale. L`omicidio di Joy e Zhou si consuma in
un quartiere popolare dove il progressivo impoverimento di ampie fette
di popolazione, comporta la rottura dei legami sociali e l`innesco di
una guerra tra poveri. L`ultima cosa di cui ha bisogno Torpignattara è
più polizia.
La caccia al negro di Rosarno, il pogrom di
Torino, l`assassinio di Mor Diop e Samb Modou a Firenze, sono il
frutto di un clima d`odio xenofobo alimentato per anni da diverse forze
politiche istituzionali e dai gruppi neo-fascisti da questi tutelati e
finanziati. La costruzione sistematica del capro espiatorio,
l`immigrato, il diverso, serve come valvola di sfogo al crescente
disaggio sociale dovuto ai provvedimenti anti-crisi, alle migliaia di
licenziamenti, alla disoccupazione cronica e alla totale precarizzazione
delle nostre vite.
CONTRO L`IMPOSIZIONE DELLA CLANDESTINITÁ E LO SFRUTTAMENTO:
- tutela legale e permesso di soggiorno per i lavoratori vittime del caporalato che denunciano i loro sfruttatori, così come previsto per le donne vittime di tratta;
- l`abolizione della Legge Bossi-Fini e una radicale revisione delle normative italiane in materia di immigrazione;
- una sanatoria generale per gli immigrati presenti sul territorio nazionale;
- la garanzia di un`accoglienza dignitosa per i lavoratori stagionali;
- un sistema di collocamento pubblico in agricoltura che consenta di smantellare il caporalato;
- l`instaurazione di indici di congruità che verifichino il rapporto tra fatturato e manodopera impiegata;
- l`inserimento nei disciplinari di produzione (doc, dop, igp, bio…) di criteri che valutino il rispetto dei diritti dei lavoratori pena il decadimento;
PER LA DIFESA DELL`AGRICOLTURA CONTADINA CONTRO LE SPECULAZIONI:
- una radicale revisione della PAC (Politica Agricola Comunitaria), che vincoli gli aiuti alla sostenibilità sociale oltre che ecologica delle produzioni, tutelando anche il lavoro e il territorio e instaurando un regime di aiuti specifico per la piccola proprietà;
- politiche pubbliche di sostegno all`agricoltura contadina (infrastrutture viarie e agricole, servizi urbani nelle zone interne rurali, incentivi alla nascita di cooperative e consorzi tra piccoli produttori, sostegno alle filiere locali e equo accesso alla distribuzione); politiche di sostegno alla conversione produttiva che emancipi i territori dalle monoculture e aiuti diversificazione e integrazione;
- un intervento sui prezzi dei prodotti agricoli che salvaguardi una corrispondenza tra quanto conferito al produttore e i margini necessari a sostenere i costi di produzione, primo tra tutti la manodopera regolarmente assunta;
- l`assunzione della proposta della campagna 'Genuino Clandestino` per una regolamentazione dei mercati locali basata sull`autocertificazione partecipata dei prodotti agricoli freschi e conservati;
- il blocco immediato della svendita dei terreni agricoli demaniali decisa dal Governo Berlusconi e l`attuazione di una riforma agraria che agevoli l`accesso alla terra dei giovani e in generale dei piccoli agricoltori, il recupero dei terreni abbandonati, contrastando le speculazioni.
Fonte: Terrelibere.org