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Il prossimo 30 gennaio entrerà in vigore la tassa sui titoli di
soggiorno. Da 80 a 200 euro per rinnovare un permesso o ottenere una
carta di soggiorno. Anche in questo caso si sono sprecate dichiarazioni
di intenti ma, a meno di una settimana dall’entrata in vigore del
regolamento, ancora non sono all’orizzonte provvedimenti che ne rinviino
l’introduzione o ne cancellino l’applicazione. Secondo quanto
dichiarato, in ogni caso, si andrà verso un adeguamento delle tariffe a
seconda del reddito, mangtenendo però l’impianto della tassa.
Va detto che è difficile considerare il contributo introdotto come
una somma versata in cambio di una prestazione. Difficile infatti
pensare che il fondo rimpatri o l’accordo di integrazione (il pds a
punti) possano essere considerati servizi a favore degli stranieri. Il
contribuito si configura allora come tassa che, secondo la nostra
costituzione, essendo destinata per così dire, a far fronte ad un
interesse generale, non può essere richiesta ai soli immigrati. Si
profila insomma una ipotesi di discriminazione.
Centoottantagiorni di permanenza nei CIE, recepimento distorto della
direttiva sui rimpatri, applicazione del reato di ingresso e soggiorno
irregolare, restrizioni sui ricongiungimenti, difficoltà di conversione
per i minori non accompagnati al diciottesimo anno d’età, continuo
richiamo ai circuiti penali per questioni che riguardano le norme sul
soggiorno (reati ostativi, diritto d’autore, etc, etc) sonouna pesante
eredità del Ministro Maroni che finora non sembra intenzione di questo
governo smantellare.
Il dibattito sui flussi, aperto e chiuso dalle dichiarazioni dei
"tecnici" sulla non necessità di nuovi ingressi, ben sintetizza la
situazione: da un lato si chiudono le porte a nuovi lavoratori
(probabilmente in maniera legittima?) ma dall’altro si omette di
riconoscere come vi sia invece una diversa necessità, quella di dare un
titolo di soggiorno a quanti siano già qui.
C’è poi la complicata risoluzione della questione profughi, che nei
primi mesi del 2012 rischia di trasformarsi in una bomba esplosiva se
non verrà loro garantito un permesso di soggiorno.
Se non partiamo da qui, dal riconoscere come eferate le norme fin qui
introdotte, se pensiamo di poter normalizzare permessi a punti,
detenzione, produzione di irregolarità, etc etc etc, perché mettere le
mani a questa normativa rischierebbe di mettere in discussione la
precaria maggiornanza che regge il governo dei tagli e dei sacrifici,
allora possiamo permetterci di dire che, tecnicamente parlando, c’è bisogno di una alternativa...
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