A dicembre un interprete bengalese aveva chiesto a un connazionale 440
euro. Assicurava l`esito positivo per la richiesta di rifugiato
politico. Sarebbe stato `segnalato` da un poliziotto. Oggi invece la
vittima ha avuto un diniego, nonostante la coraggiosa denuncia. "Adesso
le nostre vite sono in pericolo", dice. "Questo somiglia alla mafia".
MINEO
(CT) - Lo scorso dicembre la polizia arrestava per estorsione un
bengalese di 37 anni, Mainul Mohd Alam, interprete nel Cara di Mineo.
Secondo l`accusa, si sarebbe fatto consegnare 440 euro da un suo
connazionale per assicurare un esito positivo alla sua richiesta sullo
status di rifugiato.
I soldi sarebbero stati un anticipo di una tangente da 5mila euro che
l`interprete avrebbe chiesto fossero consegnati a suoi familiari in
Bangladesh da altri congiunti. Oggi la vittima denuncia di avere
ricevuto il diniego dalla commissione.
Lavorava in Libia fino alla guerra. Poi è stato costretto a scappare.
Il 9 aprile è arrivato a Lampedusa. Quindi il trasferimento a Mineo.
"Qui" racconta, "un poliziotto mi ha preso da parte e mi ha detto:
contatta l`interprete. Pagalo e lui tradurrà la tua intervista alla
commissione. Questo somiglia alla mafia". In totale voleva 5000 euro per
tutti i documenti. "Siamo andati in Questura e abbiamo denunciato
tutto", prosegue.
Poi l`interprete è stato arrestato. Ma infine è arrivato il diniego.
"Non ci hanno dato né la protezione umanitaria né nulla. Adesso le
nostre vite sono in pericolo. Sono qui da nove mesi senza poter
lavorare".
Enrico Montalbano, "Mineo. Un migrante bengalese denuncia la corruzione nel CARA", terrelibere.org, 28 gennaio 2012, http://www.terrelibere.org/mineo-un-migrante-bengalese-denuncia-la-corruzione-nel-cara