L’Ordine degli avvocati rifiuta il 100% delle domande, il Tribunale non accetta il deposito dei ricorsi senza l’esborso delle somme. L’Associazione Babele insorge
26 gennaio 2012
Ecco il comunicato:
Dal
giugno dello scorso anno sono presenti sul territorio italiano circa
30.000 persone sfuggite alla guerra in Libia. Di queste, circa tremila
sono presenti sul territorio pugliese in seguito alla distribuzione
concordata con i vari decreti dell’OPCM per l’emergenza Nord Africa, e
poco più di 400 sono ospitati sul territorio tarantino in varie
strutture alberghiere.
Queste
persone sono tutte richiedenti protezione internazionale, cioè hanno
presentato istanza per essere ascoltati dalla competente Commissione
Territoriale per ottenere il riconoscimento e il conseguente permesso di
soggiorno di rifugiato, sussidiario o, in ultima possibilità,
umanitario.
La
procedura consiste nell’audizione del richiedente da parte della
Commissione che, in questo particolare momento, sta negando qualsiasi
tipo di protezione al 90% dei richiedenti, pur essendo questi in fuga da
un paese in guerra e dove venivano e tuttora vengono uccisi per il solo
fatto di avere la pelle nera. La legge riconosce a queste persone la
possibilità di impugnare il diniego dinanzi al Tribunale ordinario,
facendo ricorso al gratuito patrocinio. Competenza di riconoscere la
possibilità di accesso a questo diritto è dell’Ordine degli avvocati
(nel nostro caso di Bari), che aveva assicurato pochi mesi orsono, la
piena disponibilità ad accogliere le richieste affinchè non si
verificasse ciò che era già accaduto durante l’emergenza sbarchi del
2009/10, ovvero lo svilupparsi di fenomeni di prostituzione e
accattonaggio per poter pagare gli avvocati. Contrariamente agli impegni
presi, l’Ordine di Bari sta respingendo il 100% delle richieste
avanzate e, per rincarare la dose, il Tribunale rifiuta il deposito del
ricorso se non viene pagata la somma di circa trecento euro.
Oltre
a stigmatizzare la connotazione apertamente razzista che sta assumendo
questa vicenda, dobbiamo lanciare l’allarme per una situazione che sta
diventando sempre più difficile da gestire in termini di ordine
pubblico, poiché queste persone sono da mesi alloggiate in attesa di
audizione, senza la possibilità di lavorare e senza alcuna prospettiva.
Unica soluzione potrebbe essere il riconoscimento del permesso
umanitario per permettere a queste persone di rimanere sul nostro
territorio legalmente. Si sta invece procedendo, coscientemente, in una
operazione di clandestinizzazione di 30.000 persone che nelle prossime
settimane troveremo alle entrate dei supermercati a chiedere l’elemosina
o nelle campagne e nei cantieri edili a lavorare in nero e in
condizioni di schiavitù. Tutto questo nella totale indifferenza della
politica nazionale e, soprattutto, degli amministratori locali, i quali
saranno per primi chiamati a rispondere della situazione che si sta
venendo a costituire.
Per Associazione Babele
Enzo Pilò
Fonte: Melting Pot