L'Italia è anche Andrea e Senad
Lunedì 12 marzo alle ore 8.30
La società civile assieme a Rete Primo Marzo, Arci,L' Italia sono anch'io, LasciateCIEntrare, associazione Giù le Frontiere, Associazione Interculturale DAWA, Associazione Donne nel Mondo, Forum immigrazione provinciale PD si troveranno in via San Pietro 1 a Modena, per un presidio davanti al giudice di pace.
Ti aspettiamo e passa parola!!
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Non chiamateli "ospiti": sono cittadini. Andrea e Senad, poco più che ventenni sono fra quegli italiani costretti nel limbo di uno Ius soli che non è permesso in Italia. Andrea e Senad sono rinchiusi da febbraio nel Cie di Modena perché i genitori hanno perso il lavoro dopo una vita di fatiche come ambulanti, e non hanno mai naturalizzato i figli, entro la maggiore età, all'ambasciata bosniaca. Sono a tutti gli effetti italiani, registrati all'anagrafe locale, ma vittime dell'illecito amministrativo: nati qui, con un percorso di studi compiuto a Sassuolo, ma privi di un documento che li legittimi come tali, anche se questa è la loro effettiva condizione. I genitori sono irregolari e questo status passa ai figli di conseguenza. E allora ai due fratelli, fino a un mese fa con la fedina penale immacolata, non è rimasto altro che appellarsi alla Corte europea dei diritti dell'uomo e al Presidente Napolitano con una lettera di denuncia inoltrata dal legale Luca Lugari. "L'assurdità della nostra vicenda – si legge nella nota - è che non possiamo essere espulsi perché il paese dei nostri genitori, la Bosnia Erzegovina, non ci ha mai censiti né sa chi siamo. Così rimaniamo al Cie, a spese del contribuente italiano in attesa di un provvedimento di espulsione che non potrà mai essere eseguito-… in Francia si diventa subito cittadini, in Italia non speriamo nella cittadinanza ma almeno speriamo di non restare reclusi in questo carcere ed essere definiti ospiti". Il legale ha presentato ricorso al Giudice di pace contro il loro trattenimento. "Il tribunale di Modena in casi come questi tendeva all'assoluzione già prima della sentenza" ha spiegato l'avvocato – ora sono state fissate le due udienze: una il 12 marzo e l'altra il 19 marzo". "Questo è l'ennesimo caso di razzismo istituzionale – ha denunciato Cécile Kyenge, portavoce nazionale del Primo marzo - il governo deve dare risposte concrete sui diritti di cittadinanza delle seconde generazioni perché questo è solo l'inizio di un problema che si ripeterà negli anni: è quindi importante dare soluzioni definitive oggi".
- Silvia Bonacini -