Per la cittadinanza europea di residenza
Il primo argomento
UN MILIONE DI FIRME PER UNA CITTADINANZA EUROPEA DI RESIDENZA
La cittadinanza non deve essere strumento di esclusione. Le donne e gli uomini che vivono e operano nella stessa comunità hanno il diritto di farne parte a pieno titolo e di concorrere alla sua organizzazione.
Le dure lezioni della storia hanno dimostrato che i popoli non si identificano in base alla razza, alla lingua o alla religione ma in base alle speranze comuni, ai sacrifici condivisi, alle realizzazioni costruite insieme.
L'Europa deve far proprio questo principio universalista e inclusivo e superare l'impostazione secondo cui la cittadinanza europea è riconosciuta solo a chi è cittadino di uno Stati membro, mentre restano esclusi dalla vita democratica e dal pieno godimento dei diritti sociali i 18 milioni di cittadini di Stati terzi che vivono in Europa.
L'immigrazione è il banco di prova per le nostre democrazie e per l'Europa nella quale vogliamo vivere. Costruire una cittadinanza fondata sulla residenza significa respingere l'idea che possano esistere doppi livelli di diritti; significa attribuire effettività a quei principi di inviolabilità della dignità umana e di tutela della libertà e della sicurezza che il Trattato costituzionale riconosce a tutte le persone.
I migranti sono un soggetto costitutivo di un'Europa di pace, democratica e solidale, che deve considerarli propri cittadini.
Per questo in tutti gli Stati dell'Unione è in corso una raccolta di firme a sostegno della petizione per una nuova definizione di cittadinanza da introdurre anche nel Trattato Costituzionale.
«È cittadino dell'Unione chiunque abbia la residenza nel territorio di uno Stato membro o abbia la nazionalità di uno Stato membro.»