Morti, feriti e arrestati. Questo il bilancio delle proteste dei cittadini, in Tunisia e in Algeria, per l'aumento del costo della vita e il forte aumento della disoccupazione.
CISS invita i cittadini, le associazioni, le ONG locali, le comunità immigrate e tutti coloro che siano interessati lunedì 17 gennaio 2011 alle ore 17.00 presso il Centro Santa Chiara, Piazza Santa Chiara n. 11 - Palermo, ad un incontro di approfondimento, denuncia e conoscenza sulla lotta disperata della popolazione tunisina e algerina contro il carovita, la violazione di diritti umani, la violenza della polizia e la censura da parte dei mass media, che è sfociata in gravissimi avvenimenti di cui pochissimo parlano.
50 è il bilancio delle VITTIME in questi ultimi giorni in TUNISIA. Cittadini che manifestano contro il governo per l'aumento della disoccupazione giovanile, il carovita, la violenza e i soprusi subiti. La scintilla è scattata il 17 dicembre 2010 quando un ambulante di 26 anni si è cosparso di benzina e si è dato fuoco in piazza a Sidi Bouzid. E' morto tre settimane dopo. I poliziotti avevano confiscato arbitrariamente la sua carretta di frutta e verdura; da tempo subiva i soprusi e il disprezzo dei poliziotti. Da quel giorno la popolazione è scesa in piazza a manifestare per il rispetto dei diritti umani.
In ALGERIA è stato il brusco aumento dei prezzi dei beni di prima necessità a scatenare le proteste. I disordini sono stati molto violenti ad Algeri, ma presto si sono estesi in altre città del Paese. I morti sembrano essere tre: un ragazzo ucciso da un proiettile durante una manifestazione ad Ain Lahdjel, un secondo manifestante deceduto in seguito alle ferite riportate negli scontri con la polizia ed un uomo di 32 anni morto, anche lui, manifestando sotto il fuoco della polizia.
In entrambi i paesi è in pericolo la LIBERTA' DI INFORMAZIONE e parecchia è la CENSURA sui reali avvenimenti in atto, solo attraverso i canali web circolano le notizie.
In allegato riportiamo e chiediamo il vostro sostegno nel diffondere il più possibile il comunicato di denuncia dell’Associazione tunisina delle Donne Democratiche.
Claudia Cassina
Settore Comunicazione
CISS - Cooperazione Internazionale Sud Sud
Via G. Marconi, n.2/a - 90141 Palermo
Tel. (+39) 091.6262694
e-mail: c.cassina@cissong.org
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الجمعية التونسية للنساء الديمقراطيات
ASSOCIATION TUNISIENNE DES FEMMES DEMOCRATES
112, Avenue de la Liberté 1002 Tunis
Tél: (216)71 890 011 Fax: (216) 71 890 032 P (216) 22 953 782
Email : femmes_feministes@yahoo.fr
Tunisi, 29 Dicembre 2010‐12‐31
Dichiarazione per la giustizia sociale
L’Associazione delle Donne Democratiche esprime la profonda ansia e preoccupazione per quanto avviene
L’associazione esprime la sua solidarietà ai cittadini di Sidi Bouzid e a tutte le famiglie delle vittime, ricordando
che:
Il metodo di chiusura economica e politica esercitato e la mancanza di risposte dei programmi di sviluppo alle proteste giovanili per affermare il loro diritto allo sviluppo e all’occupazione come diritto umano fondamentale, approfondisce la povertà, le differenze, i sentimenti di frustrazione e l’emarginazione in questa particolare situazione della vita economica, politica e sociale (situazione intensificatasi con il calo dei guadagni e dei diritti sociali).
Il ricorso alle misure di sicurezza per il contenimento delle proteste sociali ha portato all’uso di armi, che hanno provocato morte, anziché all’apertura di un dialogo nazionale.
• Rendiamo nota la nostra solidarietà alle famiglie delle vittime e facciamo appello alle forze politiche e democratiche e alle componenti della società civile tutte affinché si intensifichino le forme di sostegno e solidarietà sociale.
• Chiediamo che il tema della disoccupazione giovanile venga considerato una priorità assoluta tra tutte le priorità.
• Condanniamo la direzione del potere nel suo sostegno alla politica di repressione, oscuramento, emarginazione e impoverimento.
• Sosteniamo le donne di Sidi Bouzid nella loro lotta per garantire il diritto ai propri figli di vivere con dignità.
• Chiediamo che siano sospese tutte le repressione delle forme di sostegno e di solidarietà sociale e dell’apertura di dialogo tra le parti sociali, in particolare tra le componenti indipendenti della società civile e chiediamo che venga garantito un clima democratico.
Il Presidente dell’Associazione,
Sana Ben Ashour