PER
NON DIMENTICARE MAI
2
novembre ad Imola
Sul
ponte delle Acque (accesso all’autodromo) le auto, le biciclette e
i pedoni passano appena curiosi di noi che attacchiamo lo striscione
del 1° Marzo ad una delle balaustre. Nello striscione, giallo, c’è
scritto: “Solo il razzismo ci è straniero”.
Sul
parapetto di fronte, invece, mettiamo in fila e fissiamo i cartelli
che compongono, ognuno con una lettera, la scritta RAZZA UMANA. E’
un’idea nata per il 1° Marzo 2010 e da allora i cartelli ci
accompagnano in ogni iniziativa pubblica del Comitato ad Imola.
Mettiamo
i lumini in fila sulla balaustra fino al centro del ponte, sotto al
lampione che raggiungeremo quando sarà il momento di lanciare i
fiori e i petali. Apriamo il quaderno (in caso qualcuno voglia
scrivere un pensiero…), prepariamo il megafono, aspettiamo le
cinque. Il sole, intanto, tramonta.
Abbiamo diffuso la notizia anche con
un volantino che diceva: “…
Porta un fiore e raggiungici
sul ponte, la morte di 17.856 persone ti riguarda…”.
Puntualissimi
iniziamo la lettura delle 25 pagine tratte dalle 111 che Gabriele Del
Grande ha redatto dal 1° novembre 1988 al 27 settembre 2011 sul suo
blog, “Fortresse Europe”, segnando meticolosamente tutte le
notizie di morti migranti alle frontiere europee, specie nel Mar
Mediterraneo.
Venticinque
pagine “soltanto” perché abbiamo selezionato quelle che citano
direttamente l’Italia, anche come meta, o il territorio italiano,
escludendo i morti attorno a Malta, molto probabilmente annoverabili
tra i morti verso l’Italia.
La
lettura, al megafono, è accompagnata dal suono di un tamburo e un
sax. Le persone arrivano e in effetti ognuna porta almeno un fiore.
Molti si conoscono ma è difficile conversare sotto il racconto
ininterrotto di quelle morti e delle più tragiche ma anche assurde
circostanze che le hanno procurate. Così il silenzio prevale tra le
persone mentre si fa buio e i lumini risplendono e le auto passano
frenando un poco per cercare di capire cosa stia succedendo.
Trasmettiamo
sicuramente un’immagine di commemorazione, se non altro per i fiori
(molti crisantemi) e per le candele, ma di chi siano i morti che, lì
sul ponte, andiamo ricordando, diventa difficile da interpretare.
Sono
morti sconosciuti e senza nome e, quel che è forse ancor peggio,
molte volte negati, rimossi, cancellati.
Siamo
in pochi, al massimo in quaranta, e il corteo che a un certo punto si
muove verso il centro del ponte è un’unica ombra scura non troppo
grande. Cadono uno alla volta ma anche assieme fiori e petali giù
nell’acqua, mentre l’elenco del numero dei morti continua da
lontano. Immaginiamo che il fiume porti i nostri fiori al mare,
sapendo bene che non sarà così. E anche se davvero qualcuno dei
nostri fiori arrivasse all’Adriatico, raggiungerebbe una parte di
quel Nostro Mare lontana dalle tragedie di cui stiamo ascoltando, da
quei disperati, grandi e bambini, maschi e femmine, aggrappati alle
reti per i tonni, mangiati dai pesci e accatastati sopra le tubature
dei gasdotti.
Ma
nessun luogo è così lontano da non poter essere raggiunto dalla
nostra coscienza e la tragedia di queste morti, non solo per il
numero, ma soprattutto per le cause, è così grande e sporca che la
vergogna immensa e inarrestabile inquina tutto questo mare e risale i
fiumi e arriva fino a noi.
Dal
quaderno:
… in
fondo al mare abbiamo lasciato un pezzo della nostra umanità…
nessun voto ai politici che non si impegnino a dare diritti di
cittadinanza… è questa indifferenza ad essere tragedia nella
tragedia… questo “nostro mare” spazio di speranza e spazio di
morte… siamo tutti migranti… ci vuole musica per continuare ad
ascoltare l’elenco dei fatti e dei nomi… non si può morire così
cercando la vita e la libertà… fiori e petali scivolano leggeri
nelle acque del mio fiume: ma il cuore non si alleggerisce… si
cantava una volta: “Nostra patria è il mondo intero, nostra legge
è la libertà”. Torneremo a cantarlo? Non voglio nessuna
frontiera…
Associazione
Giù le frontiere
Rete
primo marzo Imola