Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

martedì 8 novembre 2011

«Irregolare» chi perde il lavoro: un favore alla criminalità organizzata

di Saleh Zaghloul  
 
Circa un milione e mezzo di persone immigrate regolari è diventato irregolare negli ultimi due anni a causa del mancato rinnovo del permesso di soggiorno. Si pensi che nel 2010 i documenti non rinnovati sono stati 684.413 (Dossier Caritas 2011).
 
Le persone che perdono il permesso di soggiorno non ritornano nei loro paesi d’origine ma restano in Italia a lavorare, a questo punto, in nero. La maggiore responsabilità di tutto ciò è attribuibile alle norme sul rinnovo del permesso di soggiorno e all’interpretazione restrittiva con cui vengono applicate. E così perdere il contratto di lavoro equivale a perdere il permesso di soggiorno.
 
La convenzione OIL n. 143/75, ratificata dall’Italia, tuttavia, dispone diversamente: «Il lavoratore migrante non potrà essere considerato in posizione illegale o comunque irregolare a seguito della perdita del lavoro, perdita che non deve, di per sé, causare il ritiro del permesso di soggiorno». Ma ciò non avviene.
 
Malgrado la crisi, alcuni settori come, ad esempio, l’edilizia, l’agricoltura e alcuni servizi necessitano di mano d’opera immigrata. Perché allora privare l’economia italiana, che ha bisogno di crescere, della possibilità di impiegare legalmente lavoratori già formati? A chi giova condannare oltre un milione di persone alla clandestinità e al lavoro nero? Per quale ragione viene favorita l’evasione fiscale e la concorrenza sleale, a svantaggio dei datori di lavoro rispettosi della legalità? Per quale motivo togliere a un numero enorme di persone la possibilità di avere un rapporto con le istituzioni e, in particolare, con le forze dell’ordine? Come non capire che, così facendo, le si costringe alla marginalità e le si butta tra le braccia della criminalità?
 
Fonte: l'Unità, 05-11-2011