"Il Primo Marzo a Palermo
comincia con il ricordo di
Favour e Loveth."
Tindara Ignazzitto
Fiaccolata a Palermo
il 16 febbraio 2012
(Foto di Sergio Di Vita)
comincia con il ricordo di
Favour e Loveth."
Tindara Ignazzitto
Fiaccolata a Palermo
il 16 febbraio 2012
(Foto di Sergio Di Vita)
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Di seguito un articolo sul Primo Marzo pubblicato su Il Manifesto
L’iniziativa era partita dalla Francia, e loro riportavano in Italia un sentire che non partiva dalla politica ma che la politica investiva: quello di vivere, con le proprie esperienze quotidiane, i propri sentimenti, la propria vita, in una realtà “meticcia”. Sui posti di lavoro, a casa, a scuola, nelle strade, nei luoghi di evasione e infine anche in quelli di impegno politico. La provocazione dello “sciopero” – a cui pure un giorno sarebbe bello arrivare, ma che come “applicazione pratica” trova da sempre grandi obiezioni nelle stesse rappresentanze sindacali, a partire da principi giusti (i lavoratori stranieri sono come tutti gli altri, non va creata né rivendicata differenza sui posti di lavoro), ma infine anche “conservatori”, palle al piede che impediscono di osare quel salto in più, che invece sarebbe necessario – non è mai stata messa effettivamente in campo.
Di seguito un articolo sul Primo Marzo pubblicato su Il Manifesto
L’iniziativa era partita dalla Francia, e loro riportavano in Italia un sentire che non partiva dalla politica ma che la politica investiva: quello di vivere, con le proprie esperienze quotidiane, i propri sentimenti, la propria vita, in una realtà “meticcia”. Sui posti di lavoro, a casa, a scuola, nelle strade, nei luoghi di evasione e infine anche in quelli di impegno politico. La provocazione dello “sciopero” – a cui pure un giorno sarebbe bello arrivare, ma che come “applicazione pratica” trova da sempre grandi obiezioni nelle stesse rappresentanze sindacali, a partire da principi giusti (i lavoratori stranieri sono come tutti gli altri, non va creata né rivendicata differenza sui posti di lavoro), ma infine anche “conservatori”, palle al piede che impediscono di osare quel salto in più, che invece sarebbe necessario – non è mai stata messa effettivamente in campo.
Il 1 marzo è diventato un
giorno di presenza, di voce, ma anche – sempre di più nonostante siano
sparite le vaste eco che hanno accompagnato il primo anno – la capacità
di fare un punto politico. Non è un caso che sarà il 1 marzo la giornata
in cui si dirà che va tolta la “patente al razzismo”, con un richiamo
esplicito alla riforma della “patente a punti” in salsa maroniana. Uno
scandalo vero: la visione distorta, punitiva e maccheronica dei rapporti
tra lo Stato e i migranti fatta legge. Ma è anche una giornata che
sopravvive, nonostante tutto, con l’intento di offrire un occasione per
riconoscersi. E’ bello che l’appello, che copio qui sotto, inviti tutti a
indossare sin da subito un nastro giallo o qualcosa di simile.
Facciamolo.
VIA LA PATENTE AL RAZZISMO: I PUNTI SONO FINITI
Il primo marzo del 2010 e 2011 in decine di città italiane lavoratori
migranti e italiani hanno scioperato assieme contro il razzismo
istituzionale della legge Bossi-Fini avviando così un protagonismo
diretto sui temi politici nodali per la nostra società, dimostrando come
si possa lottare insieme per i diritti di tutti.
Il razzismo non è solo un fenomeno culturale, ma si appoggia
su leggi e provvedimenti amministrativi che considerano i migranti come
braccia da sfruttare o nemici da combattere: uno stato di cose che produce gerarchie e clandestinità.
La condizione migrante, infatti, non è separata da quella italiana,
ma con la sua specificità mostra tendenze e dinamiche che coinvolgono
tutti, in particolare sul terreno del lavoro. Ma al contempo è diversa
perché solo per i migranti precarietà e crisi economica possono portare a
una detenzione amministrativa che mette a rischio il permesso di
soggiorno e le scelte di vita relative a un processo migratorio
costruito in anni di lavoro, impegno, rimessa in discussione dei propri
parametri culturali e modi di vita.
Nella crisi economica e di fronte a leggi che producono razzismo e
divisioni, vogliamo rilanciare un movimento che porti a cambiare questo
stato di cose. Così, anche quest’anno per il primo Marzo, richiamiamo a una mobilitazione diffusa su tutto il territorio nazionale nello spirito della Carta dei Migranti
approvata a Gorée (Senegal), sulla base di principi condivisi che
difendono la libera circolazione delle persone e l’esercizio di una
piena cittadinanza fondata sulla residenza e non sulla nazionalità. In
tal senso intendiamo avviare un percorso che non si esaurisca nella data
del primo marzo, ma unisca le persone in un filo giallo sovranazionale,
cancellando le frontiere culturali che ancora ci limitano. Ciò è ancora
più importante in Italia dopo i pogrom di Rom come quello di Torino e
l’omicidio razzista a Firenze di Samb Modou e Diop Mor, che ha visto una
grande reazione il 17 dicembre.
· Per l’abrogazione della legge Bossi-Fini, la
cancellazione del contratto di soggiorno per lavoro e la chiusura di
tutti i CIE in Italia e in Europa;
· Per la cittadinanza immediata ai bambini nati in Italia;
· No al permesso a punti e a nuove tasse sul rinnovo del permesso di soggiorno;
· Per una regolarizzazione generale di chi non ha un
permesso di soggiorno, senza truffe e senza produrre altre gerarchie,
per il riconoscimento di fatto del diritto d’asilo senza ritardi,
lungaggini e discrezionalità;
· Contro la precarietà, e per un welfare non basato sullo sfruttamento e l’esclusione di alcuni;
· Per costruire insieme uno sciopero di tipo nuovo ancora più grande, capace di unire e cambiare questo stato di cose.
Adesioni: primomarzo2010comitati@gmail.com
Per informazioni a stampa, radio e tv
Telefono ufficio stampa: 342 7265787
Per interviste, inviare e-mail di richiesta all’ufficio stampa
poi chiamare: 366 5044328
Gruppo nazionale su Facebook
Modalità di piazza:
Il colore di riferimento di Primo marzo è tradizionalmente il giallo, scelto per la sua neutralità politica e perché è considerato il colore del cambiamento.
Ogni piazza italiana, a seconda delle modalità scelte dai gruppi
locali, sarà riempita di foulard, spille, nastri, palloncini gialli e le
bandiere per chi è costretto al lavoro in casa, come badanti o
collaboratrici domestiche. Sono inoltre previsti eventi a tema,
interventi di migranti e flash-mob in cui simbolicamente si taglierà un
lungo nastro giallo indicando così la rottura dei confini e
l’abbattimento delle frontiere. Nelle scuole s’invitano i ragazzi ad
indossare indumenti gialli.
Vi invitiamo, quindi, a usare già da oggi un braccialettino o un nastrino di questo colore come segno di riconoscimento.
In molte città italiane sono attivi comitati locali che lanceranno a breve i numerosi eventi sul territorio.
E’ il terzo anno che una variegata realtà
di persone – singole, associazioni, coordinamenti, uomini, donne,
grandi, piccole – danno vita a questa giornata. Che è stata un po’
un’anomalia nel panorama dell’antirazzismo italiano – da cui ha avuto
sicuramente l’appoggio – però si è contraddistinta per modalità e parole
nuove. Le donne che iniziarono tre anni fa a parlare – a partire da
Facebook – della possiblità di indire un giorno di sciopero dei migranti
in Italia erano un gruppo di amiche italiane e straniere.
Per info e contatti con il gruppo di Palermo
primomarzo2010palermo@gmail.com 3397458087