Il silenzio della stampa e delle autorità politiche ed amministrative sta cancellando dalle coscienze degli italiani i drammi quotidiani che si verificano nell’isola di Lampedusa, ormai trasformata in un unico grande centro di identificazione ed espulsione, ed in altri CIE italiani nei quali, a piccoli gruppi, quasi nella clandestinità, vengono trasferiti alcuni migranti arrivati nei mesi scorsi nell’isola.
Quello che sta succedendo a Lampedusa è emblematico di come si possa utilizzare il business dell’accoglienza “dietro le sbarre” per legittimare leggi cattive e prassi violente. Il governo con la complicità di qualche lampedusano è riuscito ad abbassare i toni e la partecipazione della protesta della popolazione, sfruttando il bisogno di lavoro e forse anche la convenienza di qualche operatore turistico che si è ritrovato l’albergo pieno di forze dell’ordine in bassa stagione. La militarizzazione dell’isola, oltre mille poliziotti presenti stabilmente per mantenere l’ordine pubblico, oltre che per sorvegliare i migranti rinchiusi nei centri di detenzione ha comportato non solo il riempimento degli alberghi ma anche assunzioni di lavoratori da impiegare al centro di Contrada Imbriacola, e solo il blocco temporaneo dei lavori, per la mancanza delle necessarie autorizzazioni di compatibilità ambientale, ha bloccato il sub appalto di alcuni lavori per il nuovo centro a capo Ponente (ex base Loran).
Grazie alla militarizzazione dell’isola si è creato in sostanza un indotto molto appetitoso, per chi d'inverno era abituato a lavorare poco e niente.Sarebbe opportuno a questo punto che i lampedusani facessero una riflessione profonda sul loro futuro che è il futuro dell’isola :isola militarizzata, avamposto della “guerra contro l’immigrazione clandestina”, che offre servizi alle forze dell'ordine e che offre prospettive di lavoro gli isolani nelle carceri per migranti, o lo sviluppo del turismo e il rilancio della pesca, valorizzando l'ambiente e la cultura, senza disperdere un patrimonio ambientale unico al mondo.
E’ comunque opportuno sottolineare alcune conseguenze dell'ipotesi “isola militarizzata” che già Lampedusa sta vivendo in queste settimane.A Lampedusa da anni vengono negati i diritti fondamentali, dalla scuola alla sanità dai trasporti alla tutela del paesaggio. Nel clima che è stato creato dai decreti Maroni ad oggi, con la trasformazione della struttura di accoglienza in una struttura di detenzione amministrativa, ne ha approfittato chi ha speculato sul territorio facendo caserme e centri di detenzione e trasformando una economia turistica in una economia basata sulla detenzione e sulla negazione dei diritti fondamentali delle persone, di tutte le persone, lampedusani e migranti.
Il CIE rischia di compromettere i sacrifici di un intera popolazione che, da sola e con enormi sacrifici, è riuscita a far diventare Lampedusa una meta turistica tra le più importanti d'Italia. Malgrado gli “sbarchi” degli anni precedenti il turismo non aveva subito flessioni perché gli immigrati venivano trasferiti in altri luoghi nel più breve tempo possibile. Quest’anno, dopo le decisioni del governo che ha istituito a gennaio un centro di detenzione provvisorio, trasformando il centro di Contrada Imbriacola in un CIE, le prenotazioni turistiche sono in calo del 35 per cento.
La completa militarizzazione ha portato un clima cupo ed un aria pesante, ed ha aggravato i disservizi che già affliggevano la popolazione locale. Alcuni lampedusani tra l'altro rimangono a terra all'aeroporto di Palermo perche l'aereo di linea è sempre carico di militari che vanno e vengono dall'isola. Un cittadino lampedusano malato di tumore, che fa chemioterapia in Sicilia, è stato lasciato a terra all'aeroporto di Catania dopo che la moglie aveva chiesto ai poliziotti se potevano lasciare un posto per il marito. Gli è stato risposto che non potevano, perche dovevano prendere immediatamente servizio sull'isola. Questo è successo per due volte alla stessa persona, tra l'altro subito dopo le cure, ed è successo anche ad una ragazza incinta di cinque mesi, che è rimasta bloccata all'aeroporto di Palermo, e continua a succedere a molti altri abitanti di Lampedusa.Non si comprende neppure quale sia l’effettivo impiego di tutte queste forze di polizia. Da settimane gli immigrati riescono ad allontanarsi dal centro di detenzione e entrano nelle abitazioni private in cerca di cibo e vestiti, o per nascondersi. Talvolta sembrerebbe che abbiano preso anche dei soldi, e ci sono stati parecchi casi di furti di auto e motorini. Tutto nel tentativo disperato di fuggire dall’isola prigione. Quale sicurezza è garantita adesso agli abitanti di Lampedusa, un isola nella quale si dormiva con le porte aperte. Oggi quel clima di serenità, che attraeva anche tanti turisti sembra un lontano ricordo. Ancora più tragica la situazione che c'è dentro il centro per i "clandestini". Nei giorni scorsi un immigrato è stato portato al pronto soccorso perche si era tagliato in tutto il corpo e aveva inghiottito una lametta.
Molti immigrati sono stati rinchiusi, prima di arrivare a Lampedusa, nei centri di detenzione o nelle carceri libiche, o tunisine, dove hanno vissuto situazioni disumane, ed è lì che sono stati imbottiti di psicofarmaci. Adesso, anche a Lampedusa cominciano a tagliarsi. Poi chiedono dei tranquillanti minacciando di farsi del male e dicendo che ormai non possono farne a meno, perché in Libia li hanno abituati cosi. Quando arriveranno altre persone, con i prossimi sbarchi che nessuno riuscirà a fermare, e tantomeno le sei motovedette regalate dall’Italia alla Libia, dentro il centro di detenzione di Lampedusa succederanno sicuramente altre tragedie. I migranti trattenuti nei centri chiusi dell’isola vivono da molto, troppo tempo, una situazione di detenzione, di alienazione, di violenza, tale da fare esplodere una grande rabbia repressa e lo stesso succederebbe anche ad italiani costretti nella stessa situazione di totale negazione dei più elementari diritti.
La popolazione di Lampedusa è stanca e delusa, le scuole dove vanno i ragazzi sono fatiscenti e pericolose, da anni si era chiesto a tutte le istituzioni un intervento che garantisse i diritti di cittadinanza e sociali, ma le risposte sono state evidenti: la costruzione, non di scuole ma di carceri e caserme.
Qualcuno è giunto persino a pentirsi delle proteste dei primi giorni, dopo l’ istituzione dei centri di detenzione ed oggi afferma :"Sarebbe stato meglio non opporci e prendere in cambio il portofranco". Qualcuno dunque pensa oggi che sarebbe accettabile l’esenzione totale dalle tasse, come risarcimento dei danni arrecati dal “blocco” e dalla detenzione prolungata degli immigrati giunti nell’isola, promessa fatta nei mesi scorsi da alcuni esponenti della maggioranza di governo. Come se le promesse del politicante di turno potessero realizzare le aspettative deluse da anni, nel campo dei collegamenti, della scuola e dell’assistenza sanitaria, aspettative di crescita civile che adesso la popolazione di Lampedusa vede sfumare definitivamente dopo la militarizzazione dell’isola.
Ma Lampedusa ed i lampedusani non sono in vendita e le soluzioni promesse da chi sta militarizzando l’isola produrranno un enorme disastro, ambientale e sociale, che si ritorcerà contro tutti coloro che oggi le stanno sostenendo, o comunque permettendo, con il loro silenzio.
Agli abitanti di Lampedusa liberi, che non vogliono vedere il loro futuro condizionato dalle scelte del governo, o di gruppi di imprenditori economici che le sponsorizzano, rimane il diritto dovere della opposizione e della protesta, per ricostruire un isola di pace, aperta all’accoglienza ed al turismo, con quel clima di serenità che da sempre la caratterizza, unica prospettiva per loro e per i loro figli.
Giacomo Sferlazzo - Lampedusa
Fulvio Vassallo Paleologo - Palermo
Quello che sta succedendo a Lampedusa è emblematico di come si possa utilizzare il business dell’accoglienza “dietro le sbarre” per legittimare leggi cattive e prassi violente. Il governo con la complicità di qualche lampedusano è riuscito ad abbassare i toni e la partecipazione della protesta della popolazione, sfruttando il bisogno di lavoro e forse anche la convenienza di qualche operatore turistico che si è ritrovato l’albergo pieno di forze dell’ordine in bassa stagione. La militarizzazione dell’isola, oltre mille poliziotti presenti stabilmente per mantenere l’ordine pubblico, oltre che per sorvegliare i migranti rinchiusi nei centri di detenzione ha comportato non solo il riempimento degli alberghi ma anche assunzioni di lavoratori da impiegare al centro di Contrada Imbriacola, e solo il blocco temporaneo dei lavori, per la mancanza delle necessarie autorizzazioni di compatibilità ambientale, ha bloccato il sub appalto di alcuni lavori per il nuovo centro a capo Ponente (ex base Loran).
Grazie alla militarizzazione dell’isola si è creato in sostanza un indotto molto appetitoso, per chi d'inverno era abituato a lavorare poco e niente.Sarebbe opportuno a questo punto che i lampedusani facessero una riflessione profonda sul loro futuro che è il futuro dell’isola :isola militarizzata, avamposto della “guerra contro l’immigrazione clandestina”, che offre servizi alle forze dell'ordine e che offre prospettive di lavoro gli isolani nelle carceri per migranti, o lo sviluppo del turismo e il rilancio della pesca, valorizzando l'ambiente e la cultura, senza disperdere un patrimonio ambientale unico al mondo.
E’ comunque opportuno sottolineare alcune conseguenze dell'ipotesi “isola militarizzata” che già Lampedusa sta vivendo in queste settimane.A Lampedusa da anni vengono negati i diritti fondamentali, dalla scuola alla sanità dai trasporti alla tutela del paesaggio. Nel clima che è stato creato dai decreti Maroni ad oggi, con la trasformazione della struttura di accoglienza in una struttura di detenzione amministrativa, ne ha approfittato chi ha speculato sul territorio facendo caserme e centri di detenzione e trasformando una economia turistica in una economia basata sulla detenzione e sulla negazione dei diritti fondamentali delle persone, di tutte le persone, lampedusani e migranti.
Il CIE rischia di compromettere i sacrifici di un intera popolazione che, da sola e con enormi sacrifici, è riuscita a far diventare Lampedusa una meta turistica tra le più importanti d'Italia. Malgrado gli “sbarchi” degli anni precedenti il turismo non aveva subito flessioni perché gli immigrati venivano trasferiti in altri luoghi nel più breve tempo possibile. Quest’anno, dopo le decisioni del governo che ha istituito a gennaio un centro di detenzione provvisorio, trasformando il centro di Contrada Imbriacola in un CIE, le prenotazioni turistiche sono in calo del 35 per cento.
La completa militarizzazione ha portato un clima cupo ed un aria pesante, ed ha aggravato i disservizi che già affliggevano la popolazione locale. Alcuni lampedusani tra l'altro rimangono a terra all'aeroporto di Palermo perche l'aereo di linea è sempre carico di militari che vanno e vengono dall'isola. Un cittadino lampedusano malato di tumore, che fa chemioterapia in Sicilia, è stato lasciato a terra all'aeroporto di Catania dopo che la moglie aveva chiesto ai poliziotti se potevano lasciare un posto per il marito. Gli è stato risposto che non potevano, perche dovevano prendere immediatamente servizio sull'isola. Questo è successo per due volte alla stessa persona, tra l'altro subito dopo le cure, ed è successo anche ad una ragazza incinta di cinque mesi, che è rimasta bloccata all'aeroporto di Palermo, e continua a succedere a molti altri abitanti di Lampedusa.Non si comprende neppure quale sia l’effettivo impiego di tutte queste forze di polizia. Da settimane gli immigrati riescono ad allontanarsi dal centro di detenzione e entrano nelle abitazioni private in cerca di cibo e vestiti, o per nascondersi. Talvolta sembrerebbe che abbiano preso anche dei soldi, e ci sono stati parecchi casi di furti di auto e motorini. Tutto nel tentativo disperato di fuggire dall’isola prigione. Quale sicurezza è garantita adesso agli abitanti di Lampedusa, un isola nella quale si dormiva con le porte aperte. Oggi quel clima di serenità, che attraeva anche tanti turisti sembra un lontano ricordo. Ancora più tragica la situazione che c'è dentro il centro per i "clandestini". Nei giorni scorsi un immigrato è stato portato al pronto soccorso perche si era tagliato in tutto il corpo e aveva inghiottito una lametta.
Molti immigrati sono stati rinchiusi, prima di arrivare a Lampedusa, nei centri di detenzione o nelle carceri libiche, o tunisine, dove hanno vissuto situazioni disumane, ed è lì che sono stati imbottiti di psicofarmaci. Adesso, anche a Lampedusa cominciano a tagliarsi. Poi chiedono dei tranquillanti minacciando di farsi del male e dicendo che ormai non possono farne a meno, perché in Libia li hanno abituati cosi. Quando arriveranno altre persone, con i prossimi sbarchi che nessuno riuscirà a fermare, e tantomeno le sei motovedette regalate dall’Italia alla Libia, dentro il centro di detenzione di Lampedusa succederanno sicuramente altre tragedie. I migranti trattenuti nei centri chiusi dell’isola vivono da molto, troppo tempo, una situazione di detenzione, di alienazione, di violenza, tale da fare esplodere una grande rabbia repressa e lo stesso succederebbe anche ad italiani costretti nella stessa situazione di totale negazione dei più elementari diritti.
La popolazione di Lampedusa è stanca e delusa, le scuole dove vanno i ragazzi sono fatiscenti e pericolose, da anni si era chiesto a tutte le istituzioni un intervento che garantisse i diritti di cittadinanza e sociali, ma le risposte sono state evidenti: la costruzione, non di scuole ma di carceri e caserme.
Qualcuno è giunto persino a pentirsi delle proteste dei primi giorni, dopo l’ istituzione dei centri di detenzione ed oggi afferma :"Sarebbe stato meglio non opporci e prendere in cambio il portofranco". Qualcuno dunque pensa oggi che sarebbe accettabile l’esenzione totale dalle tasse, come risarcimento dei danni arrecati dal “blocco” e dalla detenzione prolungata degli immigrati giunti nell’isola, promessa fatta nei mesi scorsi da alcuni esponenti della maggioranza di governo. Come se le promesse del politicante di turno potessero realizzare le aspettative deluse da anni, nel campo dei collegamenti, della scuola e dell’assistenza sanitaria, aspettative di crescita civile che adesso la popolazione di Lampedusa vede sfumare definitivamente dopo la militarizzazione dell’isola.
Ma Lampedusa ed i lampedusani non sono in vendita e le soluzioni promesse da chi sta militarizzando l’isola produrranno un enorme disastro, ambientale e sociale, che si ritorcerà contro tutti coloro che oggi le stanno sostenendo, o comunque permettendo, con il loro silenzio.
Agli abitanti di Lampedusa liberi, che non vogliono vedere il loro futuro condizionato dalle scelte del governo, o di gruppi di imprenditori economici che le sponsorizzano, rimane il diritto dovere della opposizione e della protesta, per ricostruire un isola di pace, aperta all’accoglienza ed al turismo, con quel clima di serenità che da sempre la caratterizza, unica prospettiva per loro e per i loro figli.
Giacomo Sferlazzo - Lampedusa
Fulvio Vassallo Paleologo - Palermo