Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

domenica 26 aprile 2009

Palermo: coppie miste, nuove famiglie tra sogni e pregiudizi



Il numero dei matrimoni fra stranieri e palermitani come dimostrano i dati in possesso del Comune è certamente in crescita: nel 2007 sono stati 148, mentre fra il 2008 e il 2009 sono già arrivati a oltre 230. Ma a sentire i protagonisti sono ancora tanti gli ostacoli da superare sia a livello sociale che dal punto di vista dell´iter burocratico. Ecco le loro storie

Janani e Giuseppe Marfella

È la prima donna della comunità tamil a sfidare la tradizione e la cultura del Paese di origine pur di sposare un ragazzo occidentale. Janani Thavarajasingam lavora come interprete e mediatrice culturale, e quando quattro anni fa ha conosciuto Giuseppe Marfella sul traghetto che da Messina porta a Villa San Giovanni, è stato un colpo di fulmine.
Si sposeranno a giugno con un doppio rito perché lei è di religione induista e lui è cattolico. E hanno già trovato una casa in viale Strasburgo. «La donna nella comunità tamil - dice Thavarajasingam - è ancora una figura sottomessa all´uomo. Io sono qui da venticinque anni, guido la macchina e ho aperto anche un pub in città. Cose impensabili per molte ragazze tamil della mia età. Da noi esistono ancora i matrimoni combinati, mentre io ho scelto di condividere la mia vita con Giuseppe. Palermo nella sostanza non mi sembra una città multiculturale. Anche se passeggiamo in via Principe di Belmonte mi sento osservata». Giuseppe Marfella che lavora alla capitaneria di porto di Messina e viaggia ogni fine settimana per raggiungere Janani si è adeguato ad alcune regole della comunità tamil: niente abbracci, baci ed effusioni in pubblico. «La sua cultura mi affascina molto - dice Marfella - mi piace ascoltare i suoi racconti. Le ho promesso che un giorno andremo insieme nello Sri Lanka. I nostri figli avranno un grande bagaglio culturale. E mi auguro che cresceranno in una società lontana da pregiudizi razziali».
Il numero dei matrimoni fra stranieri e palermitani come dimostrano i dati in possesso del Comune è certamente in crescita: nel 2007 sono stati 148, mentre fra il 2008 e il 2009 sono già arrivati a oltre 230. Ma a sentire le storie dei protagonisti sono ancora tanti gli ostacoli da superare sia a livello sociale che dal punto di vista dell´iter burocratico.
Quando Graziella Biundo ha scelto di costruire una famiglia con quel ragazzo straniero conosciuto dietro al bancone di un pub, non immaginava di dovere fare i conti con lo scetticismo della gente. E ora che c´è anche la piccola Zaira qualcuno azzarda: «Ma anche lui l´ha riconosciuta? E se un giorno te la porta via? Per fortuna che la bambina è bianca!». Graziella Biundo ha ventinove anni, lavora come commessa anche se ha conseguito una laurea in lingue e convive da quattro anni con Birba Moussa, trentunenne originario della Costa D´Avorio, arrivato Palermo nel 2000. Lui ha cambiato tanti lavori e adesso si è formato come mediatore culturale. Vivono in una casetta a Partanna di Trapani, ma lavorano a Palermo, dove non sono riusciti ancora trovare un appartamento in affitto perché si imbattono in annunci come "affittasi tranne a stranieri", oppure "affittasi solo a stranieri". La famiglia di Moussa non ha mai visto Zaira. Per andare in Costa D´Avorio, infatti, ci vogliono troppi soldi. «Se non riesco a trovare un lavoro - dice il ragazzo - andremo via da qui. Questa città sembra così multiculturale, e apparentemente lo è, ma in fondo la società non è pronta ad accogliere le coppie miste. C´è una preoccupazione diffusa. E ci sono molte difficoltà anche dal punto di vista burocratico».
Ne sa qualcosa anche Cesare Di Maria che ha conosciuto la donna diventata sua moglie nel 2000, più di sedici anni fa: «Se adesso - dice Di Maria - sposare una donna straniera è una cosa abbastanza condivisa, quando ho scelto di farlo io non lo era affatto. Ricordo ancora che in seguito a un tamponamento uno scese dalla macchina e insultò Marie dicendole di tornarsene al suo Paese. E anche i miei genitori mi hanno fatto dei problemi all´inizio». La famiglia, invece, fra una perplessità e l´altra è cresciuta: Cesare e Marie Christine Lavaz hanno tre figli e lei è molto amata dalle clienti dell´atelier di abiti da sposa che la famiglia Di Maria ha in via Bandiera. Lui condivide così profondamente il mondo di Marie da coltivare il sogno di trasferirsi per sempre nelle isole Mauritius. Marie, invece, che ha sofferto molto la povertà e ha affrontato mille sacrifici per arrivare in Italia non vuole saperne: «La cosa a cui tengo di più - dice - è che i miei figli abbiamo la possibilità di studiare. Io non ho potuto farlo.

Fonte: palermo.repubblica.it; leggi l'articolo qui