Vengono chiamati ‘viaggi della speranza’, ma molto spesso si tramutano in incubo. Di queste avventure si conosce tanto, ma forse non abbastanza. Da adesso però arriva una testimonianza di importanza capitale, perché filmata dagli stessi clandestini grazie a dei telefoni cellulari. Nel corso del ‘Milano Film Festival’ (10-19 settembre), è stato presentato il documentario dal titolo ‘Wanted, but not welcome’. Le immagini che compongono il film sono state curate e raccolte da Gabriele Del Grande. Una sequenza di circa 7 minuti dal contenuto agghiacciante.
Ogni giorno gruppi di immigrati clandestini, si imbarcano dalle coste nordafricane in cerca di fortuna. Il benessere ed il sogno di un futuro più stabile sono il carburante che spinge migliaia di persone a lasciare la propria terra natia. Disperati e speranzosi, spendono ingenti somme di denaro per viaggiare stipati come le ‘peggiori bestie pensabili’ in camion ed imbarcazioni stracolme. Stringono i denti e sopportano tutto. Eppure dal documentario emerge persino qualche luminoso sorriso. Costretti infatti a lasciare alle spalle strazianti guerre civili, anche un sogno può arrivare a scaldare l’animo più freddo.
Guardando le sequenze del documentario, dalla traversata del Sahara alla navigazione nel Mediterraneo sino al primo avvistamento di una motovedetta italiana, viene da chiedersi cosa abbiano loro in meno di noi. O, più in generale, cosa sia il ‘noi’ e cosa il ‘loro’. Un documento prezioso quello filmato dagli immigrati, che trasuda di realtà, e che invita a riflettere. Le amatoriali videocamere in loro possesso sono riuscite a filmare anche gli interni dei Cie (Centri di Identificazione ed Espulsione), là dove le autorità di pubblica sicurezza difficilmente consentono l’ingresso ai media. Roccaforti dell’attesa interminabile, in questi centri le storie dei nuovi arrivati si incrociano con quelle dei ‘veterani’, già lì da qualche tempo. Le loro storie sono tutte molto simili, ma mai uguali.
E così dall’adrenalina iniziale (toccante vedere fare la barba ad uno di loro, voglioso di rendersi bello per il suo approdo in Italia) al successivo dramma dell’espulsione, vi è uno scarto troppo grande. Le conseguenze però di chi viene intercettato in acque internazionali e rispedito in Libia, abbandonato a sé stesso ed alla solitudine più assoluta, sono ancora più strazianti.
Per il drammatico contenuto del documentario, si prega di evitare la visione da parte di coloro che siano facilmente impressionabili
Fonte: SiciliaInformazioni
www.youtube.com/watch?v=-Agf8jsHyx8