Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

martedì 14 settembre 2010

Il mio primo Ramadan al Cairo, di R. El Nakoury: Mixa, il magazine dell'Italia multietnica


"O voi che credete! Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furono prima di voi, nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio." (Corano)





L'esperienza di una ragazza milanese di origine egiziane al suo primo Ramadan a Il Cairo

Chi vi scrive è una ragazza italiana e musulmana, che per la prima volta nella sua vita ha assistito al Ramadan nel proprio Paese di origine. Ma prima di addentrarmi nel raccontare la gioia e l’intensità con cui ho vissuto quei giorni, mi sembra utile spiegare, in sintesi, il significato di un momento così fondamentale nella vita di milioni di persone, alla conclusione del quale i musulmani, con differenze culturali e linguistiche, si preparano a festeggiare “Eid el-Fitr”, la festa della rottura che si tiene il primo giorno del mese successivo, in cui la comunità si riunisce per la preghiera pubblica.

Il Ramadan, quarto dei cinque pilastri che compongono il codice di vita di un musulmano, rappresenta per i fedeli un periodo eccezionale dell'anno (vedi Box). Il digiuno è un momento di profonda purificazione spirituale, in quanto educa all’amore per Dio, all’autodisciplina, alla pazienza, al senso del sacrificio e all’appartenenza alla propria comunità. Il credente si dedica completamente alla propria fede, allontanandosi dai vizi e dai problemi quotidiani, astenendosi, dall’alba al tramonto, dalle principali pratiche umane: bere, mangiare, fumare e praticare attività sessuali. L’obiettivo è purificare la propria anima e il proprio corpo, e soprattutto rivolgere il pensiero ai bisognosi, che non hanno la possibilità di vivere dignitosamente la quotidianità.

Come ogni anno ho trascorso le ferie estive in Egitto ma, a differenza degli anni passati, sono riuscita a vivere un’esperienza indimenticabile, assistendo ai preparativi e ai primi giorni di digiuno. Che dire! Solo ora ho sentito davvero la profondità di questo momento dell’anno che solitamente vivevo attraverso i racconti di amici e parenti.

Che spettacolo vedere il Cairo in quei giorni. Durante le mie passeggiate, la sera naturalmente, perché di giorno faceva troppo caldo, mi divertivo a scrutare ogni minimo dettaglio, come se visitassi quell’enorme metropoli per la prima volta. Le strade e le case erano addobbate con luci di ogni colore e abbellite dai fanous, lanterne votive di ferro battuto e vetro colorato, che i bambini adorano. Davanti ai negozi di alimenti c’erano file interminabili di persone, che per l’occasione acquistavano il necessario per tutto il mese di digiuno.

La sera prima dell’inizio del digiuno, ricordo che tutti i bambini attendevano di sapere con esattezza se il giorno seguente sarebbe stato il primo giorno di digiuno o se bisognasse attendere quello successivo. Intanto le loro mamme preparavano tutto il necessario per passare tutti insieme la sera e la notte prima. Eh si! Per poter sopportare la fame tutto il giorno era necessario cibarsi in anticipo.

Con la mia famiglia, i miei parenti e alcuni amici, ci siamo ritrovati tutti per l’occasione, seduti davanti a un grandissimo vassoio con sopra un’infinità di bevande e di pietanze (vedi Box). Ho ancora il profumo dei dolci e del pane appena sfornato nelle narici.

Abbiamo trascorso insieme l’intera serata, in attesa dell’ora della preghiera dell’alba, momento d'inizio del digiuno, giocando e chiacchierando. Il giorno seguente mi sono svegliata il più tardi possibile, per limitare le ore di digiuno. Ma non sono tutti pigri come me, anzi: svegli prestissimo, tutti si accingevano ai preparativi per la rottura del digiuno.

Guardando fuori dalla finestra di casa, mi sono resa conto che il Cairo caotico era in standby, si vedeva poca gente in giro, i negozi erano chiusi e soprattutto non c’era traffico... Per chi è stato almeno una volta al Cairo, è facile capire il mio stupore.

In Egitto durante quei giorni gli orari di lavoro vengono ridotti consentendo al musulmano l’interruzione del digiuno insieme alla famiglia. Ma la cosa che mi ha stupito di più - e ci tengo a raccontarvela - è Maedat al Rahman. Se al momento dell’interruzione del digiuno mi fossi trovata fuori casa, comunque avrei mangiato al momento giusto. Mille ragazzi sparsi per le strade consegnano un sacchetto con svariate pietanze a chiunque si trovi a passare di lì. Inoltre vengono allestiti banchetti, in varie parti della città, per ospitare le persone bisognose: perché in quei giorni nessuno deve sentire la fame. Forse dovrebbe essere così tutto l’anno, ma la quotidianità ci rende passivi.

Dopo il tramonto inizia la festa, e finalmente si mangia! È un momento unico, sia perché si restituiscono liquidi e nutrimento al corpo, messo a dura prova durante la giornata; sia - e soprattutto - per l’appagamento spirituale che deriva dall'aver saputo resistere.

Seguendo la tradizione del Profeta, il digiuno si interrompe sorseggiando un bicchiere d’acqua e assaporando il gusto dei datteri, per reidratare e rinvigorire velocemente l’organismo senza danneggiarlo. Successivamente si servono saporite zuppe di legumi e verdure. Le pietanze successive cambiano di giorno in giorno e sono davvero infinite e squisite. Solo al pensiero mi viene l’aquilina in bocca.

Finito di mangiare, ci si rilassa con davanti dolci e frutta secca, mandorle, pistacchi, datteri. Prima di iniziare a godersi la vita notturna del Cairo, ci si reca tutti in moschea per le preghiere del "Tarawih", tipiche proprio del mese di Ramadan. Non sono obbligatorie, ma frequentarle è una pratica molto buona da fare.

Insomma ogni sera per noi sembra Natale, ma non finisce qui! Terminata la preghiera, la vita rincomincia, e le strade si animano fino a notte tarda. I bambini organizzano tornei di calcetto che durano quasi fino all’alba, i giovani si incontrano con gli amici e i più grandi ne approfittano per rivedere i parenti.

Una sera mi sono recata alla moschea di al Huseyn. Sul sagrato era montata una grande tenda, e all’interno si susseguivano diverse conferenze sull’Islam e in particolare sul significato del mese sacro del digiuno, riprese e trasmesse in diretta dalla televisione nazionale. A pochi centimetri di distanza diversi bar, ristoranti e negozi, ospitavano sia la gente del posto che i tanti turisti. Con i miei amici, abbiamo deciso di sederci proprio in un locale della piazza principale, di fronte la moschea. Ma non è stata un’ottima scelta: era il posto peggiore per avere un po’ di tranquillità, affollato di venditori ambulanti di qualsiasi cosa vi venga in mente, che hanno continuamente invaso il nostro tavolo. A rallegrarci, non mancava la musica dal vivo. Alcuni musicisti si prestavano per spettacoli privati ai tavoli, cantando e suonando su richiesta.

Ma le magiche notti del Cairo sono terminate presto. Solo dopo tre giorni di festa sono costretta a tornare a Milano per riprendere il solito ritmo monotono di tutto il resto dell’anno. Ma il mese di digiuno non è ancora terminato. Che tristezza e soprattutto che nostalgia! I ritmi e gli orari di lavoro sono insostenibili, ma la cosa peggiore è trovarsi a interrompere il digiuno da soli, senza sentirne davvero il significato. Perché non è solo una grande abbuffata, ma l’incontro con la famiglia e gli amici. E' il momento più magico, in cui valori e sentimenti riaffiorano rasserenando i nostri animi.

È difficile per un musulmano italiano vivere la propria religione in un Paese europeo, che non si è ancora reso conto che come cittadini italiani di un'altra credenza religiosa, avremmo anche noi qualche diritto, oltre ai doveri. Chiedo troppo? Non credo! L’Egitto è un Paese a maggioranza musulmana, con un’importante minoranza cristiana, che ogni anno festeggia secondo le proprie usanze tutte le festività. Ma non mi sembra il caso di prendere esempio da un Paese ancora in via di sviluppo. Ormai l’Italia appartiene a un mondo globalizzato, dove i valori e le persone passano in secondo piano.

Concludo augurando a me stessa di essere in Egitto l’anno prossimo durante la festa di rottura del mese di digiuno, per vivere un’altra nuova, indimenticabile esperienza.

di Rasha El Nakoury

Fonte: Mixa, il magazine dell'Italia multietnica