Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

mercoledì 2 maggio 2007

Non è facile essere stranieri in Italia

Fonte: www.internazionale.it/home/primopiano.php?id=15850

Primo piano - Lettera dall'Italia

Mai davvero cittadini


Non è facile essere stranieri in Italia. Si è circondati dalla diffidenza, e spesso giornali e televisioni alimentano i luoghi comuni e i pregiudizi, scrive Irene Mayer. Qualche tempo fa una mia collega italiana, sfogliando i quotidiani all'improvviso mi ha detto: "Odio questi zingari. Non li sopporto". È successo il giorno dopo l'assurda morte di una ragazza romana nella metropolitana. Per i mezzi d'informazione italiani era già chiaro chi fossero le "assassine": due straniere, provenienti dai paesi dell'Est, quasi certamente "zingare". Ma un paio di giorni dopo un giornalista dell'edizione domenicale del quotidiano la Repubblica si fa venire un dubbio: ma una delle donne non ha forse i lineamenti da sudamericana? Dalle immagini molto mosse riprese da una telecamera si vedevano solo due giovani donne dall'abbigliamento moderno, che avrebbero potuto venire dai Parioli, un quartiere chic di Roma, dagli Stati Uniti o dall'Austria. Dopo il loro arresto, per le tv e i giornali era già tutto chiaro: l'assassina e la sua complice erano le due prostitute rumene. Ora, senza voler sminuire questa spaventosa tragedia, mi sembra che i mezzi d'informazione seri dovrebbero rispettare un minimo di deontologia professionale: non dovrebbero emettere sentenze prima del processo e dovrebbero evitare stereotipi e pregiudizi. Sembra quasi che tv e giornali italiani, non sapendo che paesi come Romania e Bulgaria sono recentemente entrati nell'Unione europea, hanno ridisegnato l'atlante geografico a modo loro. Chi viene dall'Europa dell'est è comunque considerato extracomunitario, mentre giapponesi, americani e svizzeri – tanto per fare qualche esempio – sono cittadini occidentali e quindi in qualche modo europei. Ma non sarebbe l'Italia se non ci fosse anche l'altra faccia della medaglia, quella positiva. Nella stessa edizione domenicale di Repubblica, infatti, poche pagine più avanti, c'è un ottimo inserto settimanale interamente dedicato all'immigrazione, che potrebbe essere preso a modello in Europa. È appassionante assistere alla costruzione di un'Italia multiculturale. Temo però che il cammino di questo paese verso il cambiamento sarà lungo e difficile. In Italia, a parte poche eccezioni, le culture straniere sono poco valorizzate. Gli italiani esitano ad aprirsi. Di recente una mia compagna di tai chi, che parla sempre di luce e calore umano, mi ha detto che nel quartiere romano di piazza Vittorio le viene "l'angoscia" perché lì non si sente "a suo agio": ci sono troppi stranieri. Per giunta, molte italiane e italiani della mia età, nonostante i loro studi non parlano nessuna lingua straniera. Basterebbe studiare l'inglese per fare qualche passo avanti. Inoltre le stesse persone che se la prendono con gli stranieri non hanno il minimo scrupolo a prendere – a pochi euro, e naturalmente in nero – una colf, una badante o una babysitter che viene dalla Romania, dall'Ucraina o dalla Moldova. Per non parlare delle imprese agricole del meridione, in cui i lavoratori stranieri sono trattati come bestie e dove c'è una forma moderna di schiavitù. La nuova legge sull'immigrazione che sta per essere approvata contiene elementi positivi per l'integrazione: per esempio, dopo cinque anni gli immigrati avranno diritto di voto alle elezioni comunali. Ma servono anche dei provvedimenti che puniscano chi assume lavoratori in nero. Altrimenti per gli italiani sarà sempre più conveniente sfruttare i clandestini, che sono ricattabili e possono essere licenziati impunemente se provano a ribellarsi alle loro condizioni di lavoro disumane. Per quanto riguarda me personalmente, non avrei mai pensato che in un altro paese dell'Unione europea mi sarei sentita tanto spesso straniera, anche se ci vivo da anni e parlo bene la lingua.

Chi è l'autrice: Irene Mayer è corrispondente della rivista austriaca Extradienst. Nata a Vienna nel 1972, è a Roma dal 2000.
Per scrivere ai giornalisti stranieri: corrispondente@internazionale.it