Il 2 ottobre alle ore 17.30 nello spazio espositivo di Villa Niscemi (Via Duca degli Abbruzzi Palermo) sarà inaugurata in collaborazione con l’ANISA (Associazione Nazionale Insegnanti Storia dell’Arte), la mostra di 55 stampe (serie Tokaido) del maestro Hiroshighe (1797-1858) che rimarrà aperta fino all’8 ottobre con il seguente orario:
17.30-19.30
domenica chiuso
visita guidata 3-5-6-7 ottobre ore 18
info: 340-6678233 marcellacroce@gmail.com
Viene proposta in questa mostra un’edizione della serie completa della Tokaido, la ‘strada del mare orientale’, che da Edo (antico nome di Tokyo) capitale dello shogun, conduceva a Kyoto, residenza imperiale. Una distanza di circa 500 Km. che veniva coperta in circa 15 giorni con stazioni che distavano in media quattro ri una dall’altra, cioè 2 km.
Per la prima volta verranno esposte a Palermo stampe Ukiyo-e, un genere artistico che ebbe molto successo in Giappone fra il 17° e il 19° secolo e che influenzò profondamente numerosi artisti occidentali tra cui Whistler, Pissarro, Monet, Bonnard e, più di ogni altro, Van Gogh.
L’autore di ukiyo-e più famoso in occidente è Hokusai, con la sua celebre ‘Grande onda di Kanagawa’, che fa parte della serie ‘Trentasei vedute del Monte Fuji’. Non meno importante fu Hiroshighe (1797-1858), ultimo fra i grandi in ordine cronologico.
Ukiyo-e
IL MONDO FLUTTUANTE
‘Vivere semplicemente l’attimo presente, sapersi dedicare interamente alla contemplazione della luna, della neve, dei ciliegi in fiore e degli aceri rosseggianti, cantare, bere, consolarsi dimenticando la realtà, non preoccuparsi della miseria che ci sta davanti, non farsi scoraggiare, essere come una zucca vuota che galleggia sulla corrente dell’acqua, ecco quello che chiamiamo il mondo fluttuante...’
Queste famose parole scritte nel 1661 dal romanziere Asai Ryoi vengono spesso citate per descrivere quel mondo fluttuante (ukiyo-e), tipico dell’estetica e della cultura giapponese, che in origine era associato con l’effimero nella visione buddista della vita umana, e che in seguito prese il significato di impermanenza e di visione edonistica dell’attimo fuggente.
Il termine ukiyo-e finì per designare per antonomasia le xilografie a cui si dedicarono con passione numerosi artisti giapponesi, e che di quel mondo divennero l’espressione più nota e tangibile. Un fenomeno che raggiunse il suo apice nel 19° secolo, in concomitanza con l’affermarsi della ricca classe mercantile di Edo (Tokyo). A queste stampe di enorme successo si ispirarono molti pittori occidentali, fra cui Whistler, Pissarro, Monet, Bonnard e, più di ogni altro, Van Gogh.
L’autore di ukiyo-e più famoso in occidente è Hokusai, con la sua celebre ‘Grande onda di Kanagawa’, che fa parte della serie ‘Trentasei vedute del Monte Fuji’. Non meno importante fu Hiroshighe (1797-1858), ultimo fra i grandi in ordine cronologico.
LA TOKAIDO DI HIROSHIGHE
Artista straordinariamente prolifico, a Hiroshighe sono attribuite oltre 8000 opere, circa un decimo delle quali sono disegni delle 55 stazioni della Tokaido, la ‘strada del mare orientale’, che da Edo (antico nome di Tokyo) capitale dello shogun, conduceva a Kyoto, residenza imperiale. Una distanza di circa 500 Km. con stazioni che distavano in media quattro ri una dall’altra, cioè 2 km. Per percorrerla erano necessari fra undici e quindici giorni, che potevano essere anche molti di più a causa delle intemperie. Le stazioni erano posti di controllo e di manutenzione stradale nel cuore di paesaggi pittoreschi (laghi, fiumi, bracci di mare, torrenti, valichi, rocce, precipizi, risaie, foreste), nei pressi di templi buddisti e di santuari scintoisti, vicino a luoghi storici, e offrivano una vasta gamma di servizi per i numerosi viaggiatori di tutte le condizioni sociali che continuamente la percorrevano e che a secondo del loro status sociale procedevano in palanchino, in portantina, a cavallo, o a piedi, e trovavano sul loro cammino alberghi per passare la notte, scuderie, negozi di specialità locali e prodotti artigianali, ristoranti, traghettatori, guide, commessi.
I viaggiatori erano pellegrini, bonzi, turisti, mercanti, messaggeri, avventurieri, ma anche e soprattutto signori feudali (daimyo), costretti dallo shogun a una doppia residenza nella capitale e nel loro feudo e che quindi si spostavano con un seguito fra le cento e le duemila persone. Per motivi politici gli shogun non costruivano i ponti se non era strettamente necessario, e i viaggiatori venivano quindi costretti a numerosi guadi, con modalità diverse a secondo delle loro possibilità economiche.
Mestieri, cibi, usanze locali sono dettagliatamente descritti nell’opera di Hiroshighe, che riveste quindi grande interesse antropologico. Ancora intatto, cristallizzato per sempre è tutto il fascino del Giappone, ritratto qualche decennio prima dell’apertura dell’arcipelago all’Occidente dopo gli oltre due secoli di totale isolamento dell’epoca Edo o Tokugawa (1615-1868).
La Tokaido, prodotta da Hiroshighe nel 1833-34, ebbe tale successo che l’artista produsse molte altre serie, spesso totalmente diverse dalla prima. Di alcune stampe particolarmente famose furono fatte anche 20000 o 30000 esemplari.
Marcella Croce
BIBLIOGRAFIA
Bussagli, Mario, La via dell’arte fra Oriente e Occidente. Due millenni di storia, Art Dossier, Giunti, Firenze 1986.
Calza, Giancarlo, Ukiyo-e. Il Mondo Fluttuante, Electa, Milano 2004.
Caroli, Flavio, Arte d’Oriente Arte d’Occidente. Per una storia delle immagini nell’era della globalità, Electa, Milano 2006.
Croce, Marcella, L’anima nascosta del Giappone, Marietti, Milano 2009
Kobayashi, Tadashi, Ukiyo-e. An Introduction to Japanese Woodblock Prints, Kodansha, Tokyo 1982.
Lambert, Gisèle e Bouquillard, Jocelyn, Le Tokaido de Hiroshige, Bibliothèque de l’Image, Paris 2002.
Menegazzo, Rossella, Dizionari delle civiltà. Giappone, Electa, Milano 2007.
Nagata, Seiji, Hokusai. Genius of the Japanese Ukiyo-e, Kodansha, Tokyo 1995.
Oka, Isaburo, Hiroshige. Japan’s great landscape artist, Kodansha, Tokyo 1992.
Seiroku, Noma, The arts of Japan. I. Ancient and Medieval – II. Late Medieval to Modern, Kodansha, Tokyo 1966.
Shuichi, Kato, Form, Style, Tradition, Reflections on Japanese Art and Society, Kodansha, Tokyo 1981; trad. it. Arte e Società in Giappone, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1991.
Spadaro, Maria Antonietta, Otama Kiyohara, “Kalòs”, suppl. al n. 1, anno XIV, gennaio-marzo 2002.
Spadaro, Maria Antonietta, O’Tama e Vincenzo Ragusa. Echi di Giappone in Italia, Kalòs, Palermo 2008.
Venerdì 2 ottobre ore 17.30
Villa Niscemi Piazza dei Quartieri 2 Palermo
Maria Antonietta Spadaro
Maurizio Carta
Kaori Sakurada
presenteranno il libro
di Marcella Croce
L’anima nascosta del Giappone
Marietti editore Milano 2009
Prefazione di Kazufumi Takada
Direttore dell’Istituto giapponese di Cultura di Roma
In concomitanza alla presentazione del libro nello spazio espositivo di Villa Niscemi sarà inaugurata in collaborazione con l’ANISA (Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell’Arte) la mostra di 55 stampe (serie Tokaido) del maestro Hiroshighe (1797-1858) che rimarrà aperta fino all’8 ottobre con il seguente orario:
17.30-19.30 domenica chiuso
visita guidata 3-5-6-7 ottobre ore 18
info: 340-6678233 marcellacroce@gmail.com
“Lo spirito del Giappone, più che spiegato o studiato, va semplicemente ‘sentito’, assorbito. Ricopiando il sutra nell’atmosfera rarefatta del tempio, l’unico rumore che avvertivo era il battere implacabile della pioggia che innaffiava naturalmente i celebrati muschi, e ad ogni tratto del pennello affondavo lentamente sempre più nel terreno inesprimibile del sacro. La pioggia continuava incessante; invece che rovinare la nostra passeggiata nel giardino, l’aveva resa ancora più suggestiva. Scendendo una dozzina di scalini, mi sono ritrovata nel buio totale di un ambiente sotterraneo, che intendeva richiamare il ventre materno, che è anche il ventre della terra, e in pochi minuti ciascun visitatore, che lo volesse o no, diventava pellegrino e avvertiva totalmente cambiata la propria dimensione.”
Marcella Croce è nata a Palermo e ha conseguito il dottorato in letteratura italiana presso la University of Wisconsin-Madison (USA). È giornalista e collabora al quotidiano “La Repubblica”. Per conto del Ministero degli Esteri è stata docente di italiano all’Università di Isfahan (Iran) e di Kyoto (Giappone). Ha pubblicato vari libri sulle tradizioni popolari siciliane e Oltre il chador - Iran in bianco e nero (Medusa, Milano) con cui ha vinto il 1° Premio di scrittura femminile “Il paese delle Donne”, Roma 2007. Le sue pubblicazioni più recenti sono Eat smart in Sicily (Ginkgo Press, USA) e “Guida ai sapori perduti – storie e segreti del cibo siciliano” (Kalòs, Palermo) che sono stati presentati negli Istituti Italiani di Cultura di Washington, San Francisco e Vancouver. Con il figlio, Andrea Matranga, ha presentato la mostra fotografica “Riti e teatro tradizionale a Kyoto” presso il Museo Internazionale delle Marionette di Palermo e l’Art & Culture Association di Atene.
17.30-19.30
domenica chiuso
visita guidata 3-5-6-7 ottobre ore 18
info: 340-6678233 marcellacroce@gmail.com
Viene proposta in questa mostra un’edizione della serie completa della Tokaido, la ‘strada del mare orientale’, che da Edo (antico nome di Tokyo) capitale dello shogun, conduceva a Kyoto, residenza imperiale. Una distanza di circa 500 Km. che veniva coperta in circa 15 giorni con stazioni che distavano in media quattro ri una dall’altra, cioè 2 km.
Per la prima volta verranno esposte a Palermo stampe Ukiyo-e, un genere artistico che ebbe molto successo in Giappone fra il 17° e il 19° secolo e che influenzò profondamente numerosi artisti occidentali tra cui Whistler, Pissarro, Monet, Bonnard e, più di ogni altro, Van Gogh.
L’autore di ukiyo-e più famoso in occidente è Hokusai, con la sua celebre ‘Grande onda di Kanagawa’, che fa parte della serie ‘Trentasei vedute del Monte Fuji’. Non meno importante fu Hiroshighe (1797-1858), ultimo fra i grandi in ordine cronologico.
Ukiyo-e
IL MONDO FLUTTUANTE
‘Vivere semplicemente l’attimo presente, sapersi dedicare interamente alla contemplazione della luna, della neve, dei ciliegi in fiore e degli aceri rosseggianti, cantare, bere, consolarsi dimenticando la realtà, non preoccuparsi della miseria che ci sta davanti, non farsi scoraggiare, essere come una zucca vuota che galleggia sulla corrente dell’acqua, ecco quello che chiamiamo il mondo fluttuante...’
Queste famose parole scritte nel 1661 dal romanziere Asai Ryoi vengono spesso citate per descrivere quel mondo fluttuante (ukiyo-e), tipico dell’estetica e della cultura giapponese, che in origine era associato con l’effimero nella visione buddista della vita umana, e che in seguito prese il significato di impermanenza e di visione edonistica dell’attimo fuggente.
Il termine ukiyo-e finì per designare per antonomasia le xilografie a cui si dedicarono con passione numerosi artisti giapponesi, e che di quel mondo divennero l’espressione più nota e tangibile. Un fenomeno che raggiunse il suo apice nel 19° secolo, in concomitanza con l’affermarsi della ricca classe mercantile di Edo (Tokyo). A queste stampe di enorme successo si ispirarono molti pittori occidentali, fra cui Whistler, Pissarro, Monet, Bonnard e, più di ogni altro, Van Gogh.
L’autore di ukiyo-e più famoso in occidente è Hokusai, con la sua celebre ‘Grande onda di Kanagawa’, che fa parte della serie ‘Trentasei vedute del Monte Fuji’. Non meno importante fu Hiroshighe (1797-1858), ultimo fra i grandi in ordine cronologico.
LA TOKAIDO DI HIROSHIGHE
Artista straordinariamente prolifico, a Hiroshighe sono attribuite oltre 8000 opere, circa un decimo delle quali sono disegni delle 55 stazioni della Tokaido, la ‘strada del mare orientale’, che da Edo (antico nome di Tokyo) capitale dello shogun, conduceva a Kyoto, residenza imperiale. Una distanza di circa 500 Km. con stazioni che distavano in media quattro ri una dall’altra, cioè 2 km. Per percorrerla erano necessari fra undici e quindici giorni, che potevano essere anche molti di più a causa delle intemperie. Le stazioni erano posti di controllo e di manutenzione stradale nel cuore di paesaggi pittoreschi (laghi, fiumi, bracci di mare, torrenti, valichi, rocce, precipizi, risaie, foreste), nei pressi di templi buddisti e di santuari scintoisti, vicino a luoghi storici, e offrivano una vasta gamma di servizi per i numerosi viaggiatori di tutte le condizioni sociali che continuamente la percorrevano e che a secondo del loro status sociale procedevano in palanchino, in portantina, a cavallo, o a piedi, e trovavano sul loro cammino alberghi per passare la notte, scuderie, negozi di specialità locali e prodotti artigianali, ristoranti, traghettatori, guide, commessi.
I viaggiatori erano pellegrini, bonzi, turisti, mercanti, messaggeri, avventurieri, ma anche e soprattutto signori feudali (daimyo), costretti dallo shogun a una doppia residenza nella capitale e nel loro feudo e che quindi si spostavano con un seguito fra le cento e le duemila persone. Per motivi politici gli shogun non costruivano i ponti se non era strettamente necessario, e i viaggiatori venivano quindi costretti a numerosi guadi, con modalità diverse a secondo delle loro possibilità economiche.
Mestieri, cibi, usanze locali sono dettagliatamente descritti nell’opera di Hiroshighe, che riveste quindi grande interesse antropologico. Ancora intatto, cristallizzato per sempre è tutto il fascino del Giappone, ritratto qualche decennio prima dell’apertura dell’arcipelago all’Occidente dopo gli oltre due secoli di totale isolamento dell’epoca Edo o Tokugawa (1615-1868).
La Tokaido, prodotta da Hiroshighe nel 1833-34, ebbe tale successo che l’artista produsse molte altre serie, spesso totalmente diverse dalla prima. Di alcune stampe particolarmente famose furono fatte anche 20000 o 30000 esemplari.
Marcella Croce
BIBLIOGRAFIA
Bussagli, Mario, La via dell’arte fra Oriente e Occidente. Due millenni di storia, Art Dossier, Giunti, Firenze 1986.
Calza, Giancarlo, Ukiyo-e. Il Mondo Fluttuante, Electa, Milano 2004.
Caroli, Flavio, Arte d’Oriente Arte d’Occidente. Per una storia delle immagini nell’era della globalità, Electa, Milano 2006.
Croce, Marcella, L’anima nascosta del Giappone, Marietti, Milano 2009
Kobayashi, Tadashi, Ukiyo-e. An Introduction to Japanese Woodblock Prints, Kodansha, Tokyo 1982.
Lambert, Gisèle e Bouquillard, Jocelyn, Le Tokaido de Hiroshige, Bibliothèque de l’Image, Paris 2002.
Menegazzo, Rossella, Dizionari delle civiltà. Giappone, Electa, Milano 2007.
Nagata, Seiji, Hokusai. Genius of the Japanese Ukiyo-e, Kodansha, Tokyo 1995.
Oka, Isaburo, Hiroshige. Japan’s great landscape artist, Kodansha, Tokyo 1992.
Seiroku, Noma, The arts of Japan. I. Ancient and Medieval – II. Late Medieval to Modern, Kodansha, Tokyo 1966.
Shuichi, Kato, Form, Style, Tradition, Reflections on Japanese Art and Society, Kodansha, Tokyo 1981; trad. it. Arte e Società in Giappone, Fondazione Giovanni Agnelli, Torino 1991.
Spadaro, Maria Antonietta, Otama Kiyohara, “Kalòs”, suppl. al n. 1, anno XIV, gennaio-marzo 2002.
Spadaro, Maria Antonietta, O’Tama e Vincenzo Ragusa. Echi di Giappone in Italia, Kalòs, Palermo 2008.
Venerdì 2 ottobre ore 17.30
Villa Niscemi Piazza dei Quartieri 2 Palermo
Maria Antonietta Spadaro
Maurizio Carta
Kaori Sakurada
presenteranno il libro
di Marcella Croce
L’anima nascosta del Giappone
Marietti editore Milano 2009
Prefazione di Kazufumi Takada
Direttore dell’Istituto giapponese di Cultura di Roma
In concomitanza alla presentazione del libro nello spazio espositivo di Villa Niscemi sarà inaugurata in collaborazione con l’ANISA (Associazione Nazionale Insegnanti di Storia dell’Arte) la mostra di 55 stampe (serie Tokaido) del maestro Hiroshighe (1797-1858) che rimarrà aperta fino all’8 ottobre con il seguente orario:
17.30-19.30 domenica chiuso
visita guidata 3-5-6-7 ottobre ore 18
info: 340-6678233 marcellacroce@gmail.com
“Lo spirito del Giappone, più che spiegato o studiato, va semplicemente ‘sentito’, assorbito. Ricopiando il sutra nell’atmosfera rarefatta del tempio, l’unico rumore che avvertivo era il battere implacabile della pioggia che innaffiava naturalmente i celebrati muschi, e ad ogni tratto del pennello affondavo lentamente sempre più nel terreno inesprimibile del sacro. La pioggia continuava incessante; invece che rovinare la nostra passeggiata nel giardino, l’aveva resa ancora più suggestiva. Scendendo una dozzina di scalini, mi sono ritrovata nel buio totale di un ambiente sotterraneo, che intendeva richiamare il ventre materno, che è anche il ventre della terra, e in pochi minuti ciascun visitatore, che lo volesse o no, diventava pellegrino e avvertiva totalmente cambiata la propria dimensione.”
Marcella Croce è nata a Palermo e ha conseguito il dottorato in letteratura italiana presso la University of Wisconsin-Madison (USA). È giornalista e collabora al quotidiano “La Repubblica”. Per conto del Ministero degli Esteri è stata docente di italiano all’Università di Isfahan (Iran) e di Kyoto (Giappone). Ha pubblicato vari libri sulle tradizioni popolari siciliane e Oltre il chador - Iran in bianco e nero (Medusa, Milano) con cui ha vinto il 1° Premio di scrittura femminile “Il paese delle Donne”, Roma 2007. Le sue pubblicazioni più recenti sono Eat smart in Sicily (Ginkgo Press, USA) e “Guida ai sapori perduti – storie e segreti del cibo siciliano” (Kalòs, Palermo) che sono stati presentati negli Istituti Italiani di Cultura di Washington, San Francisco e Vancouver. Con il figlio, Andrea Matranga, ha presentato la mostra fotografica “Riti e teatro tradizionale a Kyoto” presso il Museo Internazionale delle Marionette di Palermo e l’Art & Culture Association di Atene.