Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

giovedì 14 maggio 2009

Messaggio al Premier. Clandestini, nigeriani, neri e per giunta arrivati con il barcone, hanno fatto giustizia a Palermo

Non lo ha ricordato nessuno, è sfuggito anche alle agenzie ed alle testate più attente, eppure avrebbe meritato la prima pagina. E il giorno dopo una puntata di Porta a Porta, o Matrix, magari Ballarò, a scelta. Invece niente.

Due “delinquenti” di pelle scura, nigeriani e clandestini, hanno assicurato alla giustizia un energumeno che alla biglietteria della stazione centrale di Palermo aveva ridotto in fin di vita a martellate una coppia di anziani.

Non fosse stato per la legge premiale a favore dei collaboratori di giustizia – quando l’hanno approvata di certo non pensarono ai clandestini - Kennedy Anetor, 25 anni, e John Paul, 18 anni, sbarcati a Lampedusa nel novembre scorso, sarebbero stati processati, condannati e, probabilmente sarebbero finiti in galera. La Polizia ha invece chiesto il permesso di soggiorno per entrambi al Questore di Palermo.

I due nigeriani non lo sanno ma hanno inviato uno straordinario messaggio al capo del governo della nazione in cui sono sbarcati con il loro barcone. Non solo nel loro barcone non c’erano delinquenti assoldati dalle organizzazioni criminali per invadere l’Italia, come sostiene il Presidente del Consiglio con una tesi assai azzardata, ma c’erano due giovanotti che tengono in gran conto le regole, la legge e la giustizia. Più di quanto accada ad alcuni italiani.

Consideriamo con animo aperto e senza pregiudizi ciò che è accaduto.

I nigeriani avevano tutto da perdere nel farsi coinvolgere, avrebbero dovuto voltarsi dall’altra parte e darsela alle gambe. Perché? Sarebbe stato assai probabile che da lì a qualche minuto, dopo l’aggressione dell’energumeno, sarebbero arrivati i poliziotti.

Invece loro non si sono voltati dall’altra parte e avendo assistito alla violenza, hanno deciso di non fare scappare l’energumeno, l’hanno inseguito, gli sono saltati addosso, hanno lottato con lui fino a che l’hanno fermato e consegnato alla polizia ferroviaria.

Nessuno era intervenuto né durante le martellate né dopo. Nessuno aveva osato “immischiarsi”. Tanta gente aveva assistito alla terribile sequenza attonita e spaventata. I due presunti “delinquenti” – tali perché clandestini e ospiti di un barcone noleggiato dalle mafie africane – si sono immischiati quando si sono accorti di ciò che stava accadendo ed hanno corso gravi rischi pur di fare giustizia. Non con le loro mani, come accade talvolta dalle nostre parti, ma affidando il colpevole alle autorità di sicurezza. Avrebbero potuto essere colpiti dall’energumeno, avrebbero potuto essere fermati dai poliziotti dopo la “consegna”. A questo non hanno affatto pensato, ritenendo che fosse necessario fare ciò che era loro dovere.
Dovere di cittadini?
Sì, cittadini e non clandestini.
I clandestini non hanno questo dovere.

Ciò che è accaduto dopo, quando l’energumeno è stato caricato in una vettura della polizia, merita di essere raccontato.- Un gruppo piuttosto folto di buoni cittadini hanno cercato di raggiungere l’energumeno, hanno urlato e protestato. Fra loro ci sono quelli che hanno assisttito alla violenza senza muovere un dito?

Non lo sappiamo, ma potrebbe essere accaduto proprio questo. In ogni caso, è ininfluente. A Palermo una coppia di anziani è stata ridotta in fin di vita a martellate da un uomo violento senza alcun motivo senza che alcuno intervenisse. Ma quando il colpevole, Fabio Conti Tozzo, 39 anni, è stato ammanettato ce n’erano cento pronti a bastonarlo.
Un’ultima osservazione assai utile a nostro avviso.

Agire per assicurare alla giustizia un malvivente testimonia civiltà e cultura “alta”. Non si è mossi dall’istintivo bisogno di salvare qualcuno che corre pericolo, di salvare un essere umano – atto pur questo di straordinaria rilevanza – ma da un profondo bisogno di giustizia. Richiede cioè una abitudine a comportarsi in questo modo.

Ed ora interroghiamoci. Quanti di noi avrebbero fato altrettanto? Quanti si voltano dall’altra parte allorché assistono ad un crimine: una rapina, un furto, una violenza?
Ecco, nei barconi che portano i clandestini sulle nostre coste, ci sarà magari qualche delinquente – così come ce n’è nelle nostre navi passeggeri, ma ci sono anche giovanotti come i due nigeriani che potrebbero insegnare ad alcuni fra noi, che cosa è la giustizia e come va rispettata.

L’equazione clandestino uguale criminale è insensata, oltre che disumana. Con tutto il rispetto del Presidente del Consiglio che regala le sue verità un giorno sì ed uno no.
Infine un suggerimento aglio autori di un vergognoso test sul razzismo in Italia. Fra le domande come queste – che fate se vedete due neri che pisciano nel giardino della vostra città – aggiungetene anche un’altra: che fate se qualcuno sta prendendo a martellate due vecchietti e siete di pelle bianca?

Fonte: SiciliaInformazioni del 13 maggio 2009