Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

venerdì 1 giugno 2007

Si ricostituisce la Focsi Federazione delle Organizzazioni e Comunità Straniere in Italia

Fonte: www.redattoresociale.it


Comunità straniere, dopo dieci anni si ricostituisce la Focsi

Il presidente Nowfer: ''In trenta anni non vedo che i problemi sono stati risolti, anche se alcuni sono nuovi''. Coundoul: ''Io ho perso la speranza, combatto per i miei figli. In Italia troppi pregiudizi, alimentati dalla politica.''

ROMA - La Focsi è tornata. Dopo un vuoto di più di dieci anni, questa mattina è tornata a riunirsi a Roma la Federazione delle Organizzazioni e Comunità Straniere in Italia, la più vecchia e grande esperienza organizzativa degli immigrati nel nostro paese. Con lo scopo dichiarato di tornare al proprio ruolo e porsi come interlocutore, in rappresentanza di tutte le comunità straniere, senza schierarsi né a destra, né a sinistra, nei confronti della classe politica e di tutte quelle forze che vorranno impegnarsi per la costruzione di una piattaforma comune volta a creare le basi di una convivenza pacifica. Il primo atto è stata l'organizzazione del convegno "Stranieri in Italia: quale futuro?”, a cui erano stati invitati, con scarso esito, numerosi rappresentanti delle istituzioni. E' emerso che secondo alcuni membri, come il medico palestinese Yousef Salman, leader storico della Focsi ed oggi suo segretario generale, “c’è una situazione nuova, vediamo, attraverso la legge delega Amato Ferrero, la volontà seria delle forze politiche di fare qualcosa, e noi vogliamo dare il nostro contributo”. Secondo il presidente Mohideen Nowfer, altro membro storico della federazione, di origini cingalese, che comunque rimane fiducioso, manca invece “la volontà politica per puntare ad una vera integrazione degli immigrati”. E qualcuno invita a diventare “controparte attiva”, senza più indugiare in inutili attese. “Io ho perso la speranza, combatto per i miei figli – ha dichiarato il senegalese Touty Coundoul, già responsabile delle Politiche per l’immigrazione del PRC - . L’Italia è un paese con troppi pregiudizi alimentati dalla classe politica, che non ci concederà diritti se non scenderemo in piazza”. La Focsi nacque nel 1986 in seguito alla “caccia allo straniero” che si era sviluppata all’indomani dell’attacco terroristico all’aeroporto di Fiumicino del dicembre 1985. L’associazione operò in maniera apolitica ed apartitica fino al 1996, collaborando alla stesura della prima legge sull’immigrazione (943/86) e alla seconda (39/90), la cosiddetta legge Martelli. Nei primi anni ’90, il periodo di maggiore attività, giunse a raggruppare 23 associazioni straniere in rappresentanza di 20 paesi, per un totale di 26mila iscritti. Poi la scomparsa dalla scena, ha spiegato Salman, come “atto di protesta nei confronti della classe politica e delle forze sindacali, che non si erano impegnate seriamente nell’affrontare i problemi dell’immigrazione, ma anche perché fattori esterni ci avevano spaccato, mettendoci l’uno contro l’altro per motivi politici: ci criticavano perché volevamo fare da soli, ma noi non abbiamo voluto partecipare al gioco al massacro”. La Focsi riparte oggi in rappresentanza di dieci associazioni delle comunità straniere, ma questo, ha continuato il medico palestinese, “è solo il primo atto del nostro ritorno, il programma comincia ora”. ''In trenta anni non vedo che i problemi sono stati risolti – ha dichiarato Nowfer - , anche se alcuni sono nuovi. Le istituzioni non hanno voluto capire che cos’è l’immigrazione, la nostra è una situazione difficile, soprattutto per i nostri figli che non sono né carne, né pesce. Manca la volontà per una vera politica dell’integrazione”. Il cingalese ha ricordato che in Italia si stava tranquilli, “non c’è stato bisogno di una legge fino all’attentato di Fiumicino, quando in pratica si è sviluppata la “caccia allo straniero”: per la prima volta sono entrati i carri armati dentro la stazione Termini e noi siamo stati costretti a stare dentro casa per settimane. Dopo tre-quattro mesi è stata costituita la nostra Federazione, per dar voce agli immigrati e far capire chi siamo." Secondo lui in Italia si può arrivare “a vivere in tranquillità e pace, e noi vogliamo lavorare con tutti perché questo paese deve crescere, anche economicamente”. “Il tema del convegno di oggi è difficile – ha dichiarato da parte sua il nigeriano Nzaki Stefano, responsabile della Cooperazione internazionale della Focsi – , la parola futuro può significare tutto e niente. Il problema è: come creare le premesse per l’inserimento? L’Italia ha fatto passi da gigante, eppure non è molto, visto che il mondo cambia in continuazione. Bisogna creare una discussione pacifica tra noi e la società che ci accoglie, con l’obiettivo di giungere ad un accordo e capire come evolvere gli strumenti a nostra disposizione, in base al mutare della società”. Secondo l’egiziano Elsandouby Maaty, responsabile Stampa della Focsi, “l’immigrazione non deve più essere l’oggetto di una battaglia politica tra i vari schieramenti, per cui, ogni volta che cambia governo, noi dobbiamo cambiare sistema di vita. Aldilà della bontà o meno di una legge, noi abbiamo bisogno di stabilità come essere umani, non è giusta l’accusa contro di noi secondo cui non ci vogliamo integrare. La legge Amato-Ferrero rappresenta dei passi avanti sotto tanti aspetti, ma nutriamo la piccola speranza che ci sia una discussione con le comunità straniere prima della sua definitiva approvazione”. Molto dure le sue critiche contro i giornalisti, responsabili di non conoscere il fenomeno dell’immigrazione e di creare una paura generalizzata, fornendo dati sbagliati e lanciando l’allarme sicurezza. “Siamo anni luce lontani dall’inizio della convivenza – è intervenuto con vigore Coundoul, responsabile Politica ed Immigrazione della Focsi – . Il problema è che noi, dopo 30 anni siamo ancora qui a parlare di diritti sì, diritti no e non può essere solo colpa nostra. L’Italia è un paese con troppi pregiudizi alimentati dalla classe politica, che non ci concederà diritti se non scenderemo in piazza. I tassisti lo hanno fatto ed hanno bloccato l’Italia e noi non siamo in grado di farlo? Sono forse loro più numerosi di noi? Il problema è che si crea un gioco perverso con l’opinione pubblica, che raccoglie solo ciò che dice la televisione. Sì, è vero, ad esempio, molti sono gli immigrati in carcere, ma la maggior parte è dentro per reati amministrativi”. “Sono stanca – ha ribadito dal canto suo la filippina Irma Tobias, responsabile Politiche del Lavoro - . La Focsi è rinata e deve rompere con gli schemi che ha percorso nel passato e che non hanno prodotto alcun risultato. Bisogna creare un diverso modo di rapportarsi alle istituzioni nazionali e locali, è ora di farsi sentire! Che cosa avrebbe fatto Don Luigi Di Liegro, il nostro simbolo, per ottenere il diritto di voto? Lui, per i malati di Aids, occupò Villa Glori! Incontriamoci con le istituzioni, ma su una piattaforma rivendicativa nostra, diventiamo controparte attiva. Io non sono un’estremista, lo sapete, ma il tempo dell’attesa è passato”. Dello stesso avviso la greca Catarina Giannaki, una delle fondatrici della Focsi, nonché responsabile delle Comunità elleniche in Italia, secondo la quale è “il nostro partecipare o meno che ci permette di essere protagonisti, anche se ciò non vuol dire che vogliamo metterci in conflitto. E’ vero che abbiamo dei doveri, ma meritiamo anche dei diritti, che spesso vengono dimenticati e di cui ci si ricorda solo alla vigilia delle elezioni”.

(vap) 01 giugno 2007

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