Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

sabato 2 giugno 2012

Sentenza esemplare della Corte d'Assise d'Appello de L'Aquila: Riconosciuto il risarcimento dei danni a giovani nigeriane vittime della tratta. Sequestrati i beni dei trafficanti

Con una sentenza esemplare la Corte d'assise d'appello de L'Aquila si è espressa a favore di diciassette donne nigeriane costrette a prostituirsi sulla Bonifica del Tronto in condizioni di grave sfruttamento: 50.000 euro di provvisionale immediata per ogni ragazza, la revoca della confisca dei beni sequestrati agli imputati in favore dello stato e il sequestro conservativo in favore delle vittime.

QUALCHE VOLTA GIUSTIZIA E' FATTA! Scrive Angela Ammirati in un comunicato della associazione Bee Free, raccontando i dettagli della vicenda.

"La storia era cominciata quattro anni fa, quando la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Teramo trasmetteva alla sezione Anticrimine dell'Aquila apposita delega tendente a verificare la riduzione in schiavitù di giovani nigeriane, che, grazie al sostegno di On The Road e di BeFree, cooperativa sociale contro la tratta, violenze e discriminazioni, erano riuscite a vincere il terrore e a fornire elementi importanti per le
indagini sul racket dei trafficanti di esseri umani.

A conclusione del processo il GUP de l'Aquila aveva decretato condanne per oltre 100 anni per 19 imputati, riconoscendoli colpevoli di gravissimi reati quali associazione per delinquere finalizzata alla tratta, riduzione in
schiavitù, immigrazione clandestina.

Ma gli avvocati delle associazioni attive nel contrasto al traffico di esseri umani (Guido Talarico e Michela Manente per OnThe Road, Cristina Perozzi che lavorano tra Abruzzo e Marche, e Carla Quinto di BeFree,
radicata a Roma) volevano altro: volevano che le vittime fossero immediatamente risarcite con il danaro ed i beni sequestrati al ricco e spietato racket.

E questa è stata la richiesta dalla quale è partito l'appello, che si motivava con il richiamo a disposizioni specifiche: l'art. 600 septies c.p. (norma che esprime la clausola di salvezza "fatti salvi i diritti della
persona offesa", introducendo una sorta di privilegio a vantaggio del danneggiato dall'illecito, le cui pretese civilistiche si impongono su quelle ablative dello Stato), e la direttiva UE n. 36/2011 che impone il
risarcimento alle vittime di tratta in particolare l'art. 13 impone di "...promuovere l'uso degli strumenti e proventi sequestrati e confiscati provenienti dai reati di cui alla presente direttiva per finanziare l'assistenza e la protezione delle vittime, compreso il loro risarcimento."

La vittoria dei legali specializzati sul traffico di esseri umani rappresenta un fatto  importante nella lotta alla tratta e nella costruzione di una società civile consapevole di quanto il reato sia grave e devastante per le vittime. Esprime un valore altamente simbolico, oltre che immediatamente monetario: riconosce come profondamente devastante il danno che deriva alle vittime dalla condizione nella quale sono imprigionate, in
un momento in cui i governi nazionali e locali non sanno che esprimere politiche repressive, securitarie e di "decoro urbano" nei confronti delle cosiddette "prostitute".

Che sono invece, e questa sentenza lo ribadisce, vittime di un gravissimo reato transnazionale che ne lede i diritti fondamentali.

BeFree e On The Road, costituitesi parte civile nel processo, hanno ottenuto 10.000 euro di risarcimento.

E' una gande vittoria per le vittime della tratta, a nome delle quali, come Associazione, abbiamo sempre formulato la speranza che si potesse arrivare a questo risultato, nel solco di una cultura che vede l'associazione Libera e l'ass. Flare battersi contro le mafie e puntare sul sequesto dei beni da queste accumulate.

Si apre una nuova stagione di lotta alla tratta: ora bisogna puntare ad sequestro dei beni dei capi del traffico in Nigeria. In tal senso chiederemo che siano per prime le comunità nigeriane che rappresentano i migranti in
Italia e in Europa a far propia la cultura della legalità e a fermare il turpe mercato degli esseri umani a partire dalla Nigeria.

Isoke Aikpitanyi
Ass. Vittime ed ex vittime della tratta

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Risarcimento in favore delle vittime di tratta


On the Road: “Importantissima sentenza a L’Aquila,
ora lavoriamo per una proposta di legge”

Quattro anni di indagine, 19 condanne e adesso una sentenza del tribunale della Corte d’assise d’appello di L’Aquila che farà giurisprudenza: 17 donne nigeriane costrette a prostituirsi tra Marche e Abruzzo, sulla “Bonifica del Tronto”, si sono viste riconoscere, come risarcimento compensativo, una provvisionale immediata di € 50.000. L’operazione Sahel, avviata nel 2007 dai Carabinieri del Ros di L’Aquila, si conclude dunque con un risultato che apre un nuovo scenario: il riconoscimento del diritto al risarcimento del danno per le vittime della tratta di esseri umani. La sentenza prevede infatti che la confisca dei beni sequestrati vada a beneficio delle vittime e delle associazioni che si sono costituite a loro sostegno (On the Road Onlus e Coop Be Free) anziché a beneficio dello stato.

“Lavoriamo sul tema del risarcimento del danno con determinazione – commenta il presidente dell’associazione On the Road Onlus  – perché siamo convinti che la direttiva europea n. 36 del 2011 possa e debba trovare piena applicazione. Conosciamo bene il dolore di tante giovani donne costrette alla prostituzione da criminali senza scrupoli o di uomini stranieri sfruttati sul lavoro talvolta fino alla riduzione in schiavitù: il risarcimento del danno deve essere un diritto pienamente praticabile”.

Non ha visto l’esito positivo della sua denuncia la giovane Lilian Solomon, deceduta nell’ottobre scorso per un linfoma non curato in tempo proprio perché gli sfruttatori condannati a L’Aquila glielo impedivano. La sua storia, raccontata nel documentario di Raitre “Schiavi” di Giuseppe Laganà, ha avuto un esito drammatico ma per un lungo tratto è stata simile a quella delle ragazze che beneficeranno del risarcimento. Gli elementi comuni sono stati il miraggio di un lavoro in Europa che mettesse fine alla povertà della famiglia in Nigeria, un rito voodoo per sancire l’impegno di pagare decine di migliaia di euro agli sfruttatori, le minacce, la violenza, la paura ma anche la disperata speranza di riuscire ad uscirne e a ricominciare a vivere liberamente.

Sul risarcimento del danno in favore delle vittime di tratta l’associazione On the Road intende coinvolgere anche il legislatore nazionale, come spiega Vincenzo Castelli: “Stiamo coordinando il lavoro in Italia di un progetto europeo proprio su questo tema, (progetto CompAct),  e la prossima settimana abbiamo in calendario un incontro tra operatori della giustizia e del sociale presso lo studio legale Hogan Lovells a Roma per definire una proposta di legge sulla compensation”. [cb]

 Leggi la sentenza
Fonte 2° articolo: http://www.ontheroadonlus.it/2012/risarcimento-in-favore-delle-vittime-di-tratta/