lettera a La Sicilia pubblicata il 24/6
In merito all'articolo pubblicato dal vostro quotidiano il 22/6 ci teniamo a precisare che i rifugiati nel mondo sono 43 milioni, di cui 800.000 hanno presentato richiesta d'asilo nel 2011.
In Italia vi sono 61.000 rifugiati e richiedenti asilo, mentre in Germania ve ne sono 670.000 ed in Olanda 90.000; dalla Libia, in seguito all'intervento bellico dell'anno scorso, con l'80% degli attacchi partiti dalle basi siciliane di Trapani Birgi e da Sigonella, sono fuggite 700.000 persone, circa 580.000 hanno trovato rifugio in Tunisia ed in Egitto, mentre da tutto in Nordafrica circa 52.000 migranti sono arrivati in Italia; sostenere come è stato scritto che addirittura ci siano in Italia 800.000 richiedenti asilo e addirittura solo nel 2011 ci sembra che si ingigantisca una drammatica realtà, di cui l'Italia detiene la maglia nera dell'accoglienza a livello europeo e che è stata condannata dalla comunità internazionali per i criminali respingimenti, perpetrati dal precedente governo e ripresi dall'attuale con il rinnovato accordo d'amicizia con la Libia "liberata".
Ci teniamo anche sottolineare che di fronte al Cara non abbiamo tenuto una contromanifestazione rispetto a quella "ufficiale", bensì un incontro interetnico con conferenza stampa nel quale abbiamo presentato l'appello promosso dall'assemblea dei richiedenti asilo di Trento "Un permesso umanitario per non morire", con il quale si richiede la protezione umanitaria per tutti coloro che sono fuggiti dalla Libia (http://www.meltingpot.org);
nella petizione sottoscritta da numerosi richiedenti asilo si denuncia la lentezza della commissione, che esamina meno della metà delle richieste rispetto all'anno scorso (da 80 richieste settimanali alle attuali 30/35). Abbiamo anche denunciato lo sperpero di denaro pubblico, pari a 6 milioni di euro l'anno, per la locazione alla ditta privata Pizzarotti del mega centro di segregazione distante oltre 10 Km da Mineo; mentre con meno si potrebbero costruire, moltiplicando i progetti SPRAR nei paesi limitrofi, positivi percorsi d'inserimento sociale.
La presenza di tanti media il 21 al villaggio degli aranci è stata un'ennesima occasione perduta per dare voce ai diretti interessati, alle loro tragiche storie, alle aspettative deluse; i richiedenti asilo non sono oggetti parcheggiati a tempo indeterminato per fare business con la pseudo-accoglienza, sono soggetti detentori dell'inarrestabile diritto a costruirsi urgentemente un futuro migliore e bisognerebbe intervistarli al di fuori delle passerelle di facciata, visto che sono stati protagonisti di numerose proteste e l'anno scorso purtroppo anche di tentativi di suicidio.
Alfonso Di Stefano – Rete Antirazzista Catanese