lunedì 23 aprile 2012
LasciateCIEntrare – 23 aprile davanti al Serraino Vulpitta, CIE* di Trapani
Ci
siamo incontrati stamattina alle 10.30 con diversi rappresentanti di
associazioni per la campagna nazionale „LasciateCIEntrare“. Abbiamo
saputo che la prefettura di Trapani al momento non sta rilasciando le
autorizzazioni per la visita dei giornalisti. Il rifiuto non arriva per
iscritto ma nei lunghi tempi di attesa per chi ha fatto richiesta.
Siccome non si può entrare per parlare con i migranti detenuti, loro si
affacciano alle finestre e parlano con noi. Denunciano l'isolamento in
cui sono finiti. Braccia e mani sono le uniche parti dei loro corpi che
riescono a passare il ferro mostrandoci i segni e le cicatrici dei tagli
autoinflitti per protesta. Gridano „aiuto, libertà, vogliamo vivere,
siamo trattati come animali, la gente non lo fa più“.
È
infatti si parla di atti di autolesionismo e tentativi di suicidio. Un
ragazzo, così ci raccontano poi al telefono, poco fa ha cercato di
impiccarsi con le lenzuola. Vediamo un raggazzo con la benda al polso,
tagli con le lamette...
Continuano
anche i tentativi di fuga, un migrante è stato beccato dalla polizia e,
così ci raccontano i compagni al telefono, è stato massacrato di botte.
Gli hanno rotto un dito ed un braccio. „Non ci sono avvocati, nessuno
si occupa di noi, voi siete i primi che si interessano! È una vergogna!“
Quasi tutti dicono di non aver mai visto un giudice per la convalida
della detenzione.
Vengono
dalla Tunisia, Albania, Colombia, Ghana, Algeria ed sicuramente qualche
altro paese. Alcuni di loro si trovano al Vulpitta da sette, otto mesi,
spesso spostati da altri CIE a Trapani. Sono stati prima a Bari, Roma,
Torino, ci dicono.
Sono
più di 50 con una capienza di 43 posti. „Dormiamo a terra, senza
materessi, tutto è sporco. Un bagno per 20 persone, non mi sono fatta la
doccia da settimane perché è tutto così sporco. Il cibo fa schifo,
abbiamo fame“, ci raccontano. I poliziotti hanno tolto i cellulari ad
alcuni e hanno rotto le macchine fotografiche o la funzione foto del
cellulare. Alcuni si trovano qui dentro da ben otto mesi, hanno fatto
anche lo sciopero della fame.
Ci sono pure due minori, uno di loro ha 17 anni, ci dicono. Assolutamente illegale.
Vogliono
parlare con gli avvocati, ma nessuno comunica aloro che possono
chiamare un avvocato. Nessuna informazione, nessuna convalida, nessun
diritto.
Tutto
questo avviene sotto gli occhi divertiti di agenti ed operatori, „ci
ridono, ci provocano. Abbiamo paura degli abusi della polizia.“ Vengono
picchiati, retate di notte con i manganelli, e anche stanotte, dopo aver
parlato con noi, temono il peggio.