Non possiamo  e non vogliamo rimanere in silenzio:
LA   LOTTA PER LA   LIBERTÀ IN  TUNISIA È ANCHE NOSTRA!
Tutte e  tutti abbiamo salutato con soddisfazione e speranza la rivoluzione in Tunisia. Abbiamo  gioito e ci siamo emozionati vedendo la forza delle mobilitazioni con cui  migliaia di donne e uomini chiedevano libertà e giustizia sociale. Ciò che  sembrava impossibile è diventato possibile: e il regime di Ben Ali è crollato.
Ora la Tunisia si  trova di fronte alla sfida di rendere realtà sociale ciò che abbiamo letto  nelle migliaia di cartelli che popolavano le manifestazioni: libertà, democrazia,  laicità, uguaglianza di diritti, lavoro, tolleranza, pace, pluralismo.
Tuttavia,  c'è chi vuole far regredire il paese. C'è chi vuole imporre nuove forme di totalitarismo,  contrabbandate tramite discorsi religiosi oscurantisti e retrogradi. 
Ormai non  si possono più considerare semplici "episodi" le quotidiane aggressioni alla  libertà di scelta delle donne o alla libertà di espressione. Non possiamo  rimanere a guardare: le donne e gli uomini tunisini che nell'ultimo mese stanno  manifestando perché non sia affossato lo spirito della rivoluzione ci chiedono  di fare di più!
È quanto  emerge da diverse prese di posizione della società civile tunisina, e in  particolare dall'appello lanciato da esponenti del mondo accademico,  intellettuali ed esponenti della società civile per la costituzione di un Comitato  in difesa dei valori universitari, dell'autonomia istituzionale, delle libertà  accademiche e in sostegno alla Faculté des Lettres, des Arts et des Humanités di  Manouba.
Loro  denunciano che dall'inizio dell'anno accademico 2011-2012, alcuni studenti  "salafiti", sostenuti dai partiti islamici organizzati, hanno attaccato diversi  istituti universitari con la pretesa di imporre l'utilizzo del velo integrale  (niqab) durante lo svolgimento delle lezioni e degli esami e contestando i  programmi stabiliti dai dipartimenti o dai consigli scientifici. Incidenti di  questo tipo hanno avuto luogo in altri istituti.
Le  rivendicazioni, le azioni e le motivazioni di questi gruppi stanno seminando il  terrore in seno alla comunità universitaria per la pretestuosità dei loro  contenuti. Perché esigere l'apertura di sale di culto all'interno delle  università quando queste sono già disponibili in città? Perché non rispettare  la decisione del consiglio scientifico de la facoltà di Manouba che ha ritenuto  illegittimo l'utilizzo del velo integrale nelle aule universitarie e durante lo  svolgimento degli esami? Altri istituti universitari hanno deliberato nello  stesso modo, ma soprattutto questa decisione risponde, non ad un'imposizione ma  ad una prassi sociale "sul vestiario" consolidata negli ambiti universitari, e  non solo.
Di  fronte a queste gravi aggressioni la reazione del governo tunisino è stata  quella di non intervenire non garantendo né lo svolgimento delle lezioni, né la  sicurezza di studenti e insegnanti. 
Crediamo  sia fondamentale sostenere questa battaglia per l'autonomia istituzionale e per  la libertà accademica e di insegnamento. Ma soprattutto crediamo che questa battaglia,  come dice bene l'appello delle e degli esponenti tunisini, non si limita solo a  questi aspetti, ma è quella di una società civile che ha avuto la forza di liberarsi  da una dittatura e che non vuole che ne arrivi un'altra!
Il nostro  sostegno nasce dalla consapevolezza del fatto che la battaglia che la società civile  tunisina sta conducendo per il rispetto della diversità, per l'uguaglianza dei  diritti, per la libertà di scelta, di opinione, di culto delle donne e degli  uomini è tutt'uno con la lotta che stiamo conducendo anche in Italia contro il  razzismo, la discriminazione e la disuguaglianza dei diritti.
Difendendo  le loro rivoluzioni le donne e gli uomini del Maghreb e Mashreq, stanno ribadendo  il loro NO ad autoritarismi e integralismi. Insieme a loro, in primis insieme  alle nostre sorelle e fratelli tunisini, vogliamo affermare che gli ideali che  ci accomunano sono quelli della libertà, dei diritti, del rispetto della  diversità, della costruzione di un mondo migliore. 
Facciamo  quindi appello alle e agli esponenti del mondo accademico italiano, alle e agli  esponenti del mondo della politica, del sociale e della cultura a sottoscrivere  questo appello, a diffonderlo, a sviluppare iniziative che abbiano come  obiettivo il sostegno a questa importante battaglia per la libertà di tutte e  tutti.
Tiziana Dal Pra (Ass. Trama di  terre)
Edda Pando (Ass. Arci Todo  Cambia)
Primi firmatari: Giuliana Sgrena (Giornalista), Sara Ben Guiza (ex capo lista del Polo Democratico Modernista Italia), Assunta Sarlo (Usciamo dal Silenzio), Olfa Bach Baobab (Ass. Mosaico Interculturale), Annamaria Rivera (Antropologa - Università di  Bari), Medhin Paolos (Rete G2),  Kossi A.  Komla-Ebri (Scrittore), Lea Melandri  (Libera Università delle Donne), Randa  Ghazy (Giornalista e Autrice), Giulio  Cavalli (Consigliere  Regionale SEL), Maryan Ismail (Adir), Nicoletta Pirotta (IFE – Italia), Ibironke Adarabiyoio (Adir),  Tahar Lamri (scrittore), Barbara Romagnoli (giornalista), Francesca Koch (Casa internazionale  delle donne), Cecilia Sirtori (Adir), Zahra Alasso (Adir), Kedest Mekonnen  (Adir), Raffaella Chiodo,  Daniele Barbieri  (Giornalista), Paolo Buffoni (Ass. Università Migrante)
Per  adesioni: tunisiapertuttietutte@gmail.com
