Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

Visualizzazione post con etichetta carta mondiale dei migranti. Mostra tutti i post
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venerdì 4 novembre 2011

19 novembre, Bruxelles: Tavola rotonda sulla Carta Mondiale dei Migranti "Des migrants partout, tout le temps!"

(FR)
Nous avons le plaisir de vous inviter à la table ronde sur le processus de la CMM - « Des migrants partout, tout le temps! » - qui aura lieu à Bruxelles le 19 novembre 2011, avec la participation de 4 membres du réseau mondial:
- Fabien Didier Yene - CMM Maroc
- Cécile Kyenge - CMM Italie
- Aishatou Sarr - CMM Sénégal
- Ousmane Diarra - CMM Mali

Pour plus d’information contactez nous au : info@wcm-cmm.org et/ou au worldcharterofmigrants.cmm@gmail.com
Ou consultez le site : www.wcm-cmm.org (bientôt en ligne)

En espérant de vous voir nombreux,
Comité de Promotion Internationale de la Charte Mondiale des Migrants


(EN)
We are pleased to invite you to the round table on the process of the WCM - “Migrants everywhere, all time! ” - which will take place in Brussels on November 19th 2011, with the participation of 4 members of our network:
- Fabien Didier Yene - WCM Morocco
- Cécile Kyenge - WCM Italy
- Aishatou Sarr - WCM Senegal
- Ousmane Diarra - WCM Mali

For further information, please contact us at: info@wcm-cmm.org or worldcharterofmigrants.cmm@gmail.com
Or see our website: www.wcm-cmm.org (soon on line)

Hoping to see you all,
International Promotion Committee of the World Charter of the Migrants



World Charter of Migrants
web site: www.wcm-cmm.org




lunedì 18 luglio 2011

A proposito di Cie: dichiarazione della Rete Primo Marzo


RETE PRIMO MARZO – SCIOPERO DEGLI STRANIERI

A proposito di Cie
dichiarazione della Rete Primo Marzo

Dal suo esordio la rete “Primo Marzo” ha chiesto la chiusura dei Cie considerando la loro esistenza inaccettabile sul piano umano e incompatibile con lo stato di diritto: queste strutture limitano infatti la libertà personale di donne e uomini migranti in nome di una violazione puramente amministrativa e sono teatro di molteplici illegalità quotidiane. Esse hanno dimostrato anche di essere incapaci di servire al loro scopo dichiarato e spaventosamente costose.

Alla luce di questi dati obiettivi, la decisione di prolungare fino a 18 mesi il periodo di trattenimento degli “ospiti” dei Cie – che sono a tutti gli effetti dei reclusi - si palesa nella sua totale irrazionalità e dimostra l’assenza di serie politiche migratorie in Italia.

Riproponendo costantemente la logica dell’emergenza il governo tenta di recuperare consensi e colpisce, attraverso il razzismo istituzionale, i quasi cinque milioni di migranti che vivono e lavorano in Italia.
Inaccettabili appaiono anche le recenti circolari che inibiscono ulteriormente agli operatori dell’informazione, agli amministratori locali, alle associazioni di sostegno dei migranti, la possibilità di accedere a detti luoghi per verificare cosa effettivamente accada lì dentro.

Per tale ragione torniamo a chiedere che i Cie vengano chiusi. Così hanno chiesto e chiedono milioni di cittadini da decine di stati, richiesta contenuta nella “Carta Mondiale dei Migranti”, elaborata a Gorée nel mese di febbraio 2011”.

“Sulla base delle situazioni vissute dai migranti nel mondo, la nostra ambizione è di far valere il diritto per tutti di circolare e stabilire liberamente la propria residenza sul nostro pianeta e contribuire a costruire un mondo senza muri”.

Sosteniamo le iniziative di denuncia, di ispezione e di mobilitazione civile intraprese da alcuni giornalisti e dall'ASGI e prontamente raccolte dalla FNSI, dall’Ordine dei Giornalisti e da un nutrito gruppo di parlamentari.

I comitati territoriali “Primo Marzo” si attiveranno laddove saranno organizzate iniziative di mobilitazione e di sensibilizzazione attorno a questo tema. 


lunedì 20 giugno 2011

Carta Mondiale dei Migranti: Appuntamenti per la sua promozione in Italia

CARTA MONDIALE DEI MIGRANTI

Ha richiesto cinque anni di lavoro e il contributo di oltre 5000 persone appartenenti a continenti diversi. Alla fine però la Carta Internazionale dei Diritti dei Migranti ha visto la luce. E in una cornice speciale e fortemente simbolica, la piccola isola di Gorée, da cui nei secoli passati hanno transitato migliaia di schiavi africani destinati alle piantagioni del Nuovo Mondo, il testo definitivo è stato approvato lo scorso 4 febbraio ed è subito dopo stato presentato al Social Forum di Dakar. La rete Primo Marzo ha contribuito attivamente alla redazione della Carta e alla sua approvazione, e oggi è molto attiva nella sua promozione in Italia e all'estero.
 
ECCO ALCUNI APPUNTAMENTI:
  • Il 23 Giugno ore 17.00: Casa Internazionale delle Donne - Roma
  • Il 27 Giugno ore 21.00: Spazio Tadini - Milanoall'interno dell'evento I muri dopo Berlino si chiamano frontiere (mostra collettiva,spettacoli, dibattiti dal 16 giugno al 29 luglio)
  • L'8 Luglio ore 18.00: Bosco albergati - Castelfranco Emilia all'interno della manifestazione " Mondiali antirazzisti"
  • Il 9 Luglio alle ore 21.00: Festa nazionale dell'immigrazione - Cesena

A seguire, un'intervista a Cécile Kashetu Kyenge sul senso della Carta e sulla sua portata.
 
«Questo documento ha una particolarità che, prima ancora che dal suo contenuto dipende dal modo in cui è stata costruita: partendo dal basso, dall’esperienza e dalla sensibilità di persone singole che hanno avuto un’esperienza concreta di emigrazione e che dunque sanno, per averlo provato sulla propria pelle, di che cosa si sta parlando», spiega Cécile Kashetu Kyenge. «Questo processo, muovere dai singoli per arrivare alle associazioni e alle ong e, quindi, alle istituzioni rappresenta il valore aggiunto: perché mette realmente la persona al centro del percorso».
 
Come si concretizza nel testo questo valore aggiunto?
«Nell'affermazione di principi che difficilmente potrebbero trovare spazio in un testo elaborato in una cornice istituzionale. Ciò è visibile in vari punti. Uno dei più significativi è già nel prologo, precisamente nei due primi capoversi, dove si dice: “Le persone migranti sono bersaglio di politiche ingiuste. A detrimento dei diritti universalmente riconosciuti ad ogni persona umana, queste mettono gli esseri umani gli uni contro gli altri attraverso strategie discriminatorie, basate sulla preferenza nazionale, l’appartenenza etnica, religiosa o di genere. Tali politiche sono imposte da sistemi conservatori ed egemonici che per cercare di mantenere i propri privilegi sfruttano la forza di lavoro, fisica e intellettuale dei migranti. A questo scopo, tali sistemi, utilizzano le esorbitanti prerogative consentite dal potere arbitrario dello Stato-Nazione e dal sistema mondiale di dominazione, ereditato dalla colonizzazione e dalla deportazione. Questo sistema è, nel medesimo tempo, caduco, obsoleto e causa di crimini contro l’umanità. Per questa ragione deve essere abolito.” Si tratta di un’affermazione esplicita e coraggiosa, che mette in discussione tanto il concetto di Stato-Nazione quanto quello di frontiera».
 
Questo passaggio è stato voluto, in particolare, dai rappresentanti latinoamericani. Come mai?
«In molti stati latinoamericani le specificità e i diritti delle minoranze indigene sono ignorati e violati con grande disinvoltura ed è comprensibile quindi che in questi contesti l'insofferenza verso le esorbitanti prerogative degli Stati-Nazione sia particolarmente sentita. Ma il problema non è solo latinoamericano, basti pensare ai boscimani o ai beduini in Africa e alle tante minoranze del continente asiatico».
 
Perché il Primo Marzo ha scelto di impegnarsi nella costruzione della Carta e qual è stato il principale contributo?
«Il Primo Marzo è un laboratorio di partecipazione che si muove dal basso e coinvolge in primo luogo la società civile. Il suo obiettivo è combattere il razzismo, difendere i diritti umani e far comprendere che l'immigrazione, oggi come ieri, non rappresenta solo forza lavoro ma è una risorsa da vari punti di vista. La storia umana, non dimentichiamolo, è sempre stata storia di immigrazioni e la costruzione delle civiltà e delle culture è un processo dinamico all’interno del quale gli spostamenti degli esseri umani rappresentano il fattore principale. Tra il nostro movimento e il progetto della Carta c’era dunque un’analogia di metodo e intenti che ha reso ovvia la collaborazione. Abbiamo contribuito in vari modi ma forse l’apporto più significativo riguarda l’introduzione di un principio all’interno del testo: il passaggio in cui viene sottolineato che, oggi più che mai, siamo tutti migranti, in atto o in potenza. Oggi davvero può capitare a tutti, per ragioni che vanno dalla ricerca di un lavoro alla necessità di sfuggire a un disastro ambientale di dovere lasciare il proprio Paese. Pensiamo alla fuga dei cervelli dall’Italia ma anche a quello che sta accadendo in Giappone».
 
La Carta è stata presentata al Social Forum di Dakar e ha riscosso un grande interesse. Cosa ci riserva il futuro? Quali saranno i prossimi passi?
«Ci siamo lasciati con la promessa di tornare a incontrarci, ancora a Gorée, dopo giugno. Il documento, subito dopo l’approvazione, è stato sottoposto ad associazioni e ong e da parte di questi soggetti stanno arrivando molte proposte per il suo utilizzo. Per esempio, quella di elaborare un passaporto dei migranti, rilasciato dalle organizzazioni che riconoscono il documento e che avrà un valore simbolico forte. Adesso stiamo lavorando per diffondere la Carta il più possibile e anche per trovare forme di finanziamento che garantiscano l’autonomia del progetto. Fino ad oggi siamo stati economicamente supportati da fondazioni che non hanno interferito con il nostro spirito. Ma non è detto che sarà sempre così ed è importante attrezzarsi».
 
Un’ultima cosa: la Carta non è stata firmata. Perché?
«Abbiamo scelto di non firmarla per consentire anche a chi non fosse stato presente a Gorée di aderire con la stessa autorevolezza che avrebbero avuto i presenti. A breve, attraverso il sito, sarà possibile dare le adesioni ufficiali: come singoli, come associazioni e, perché no, come istituzioni. Certo, è improbabile che un’istituzione accetti di firmare una carta che mette in dubbio il concetto di frontiera ma potrebbe anche accadere...».

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PRIMO MARZO
"Una giornata senza di noi. Sciopero degli stranieri"
Stranieri non dal punto di vista anagrafico, ma perché estranei al clima di razzismo che avvelena l'Italia del presente. Autoctoni e immigrati, uniti nella stessa battaglia di civiltà.

domenica 19 giugno 2011

27 giugno, Milano: La Carta dei diritti dei Migranti debutta a Milano


 

martedì 14 giugno 2011

Ha richiesto cinque anni di lavoro e il contributo di oltre 5000 persone appartenenti a continenti diversi. Alla fine però la Carta Internazionale dei Diritti dei Migranti ha visto la luce. E in una cornice speciale e fortemente simbolica, la piccola isola di Gorée, da cui nei secoli passati hanno transitato migliaia di schiavi africani destinati alle piantagioni del Nuovo Mondo, il testo definitivo è stato approvato lo scorso 4 febbraio ed è subito dopo stato presentato al Social Forum di Dakar (cliccando qui si possono vedere le immagini). La rete Primo Marzo ha contribuito attivamente alla redazione della Carta e alla sua approvazione, e oggi è molto attiva nella sua promozione in Italia e all'estero.

Il 27 giugno questo documento sarà presentato per la prima volta a Milano, a Spazio Tadini - all'interno dell'evento I muri dopo Berlino si chiamano frontiere (mostra collettiva,spettacoli, dibattiti dal 16 giugno al 29 luglio) - nel corso di una serata a cui parteciperanno: Cècile Kashetu Kyenge (portavoce rete Primo Marzo), Paolo Buffoni (Arci), Giuseppe Cassibba (artista, autore del logo del Primo Marzo), Stefania Ragusa e Cristina Sebastiani (fondatrici della rete Primo Marzo). Appuntamento alle ore 21 in via Jommelli 24.

A seguire, un'intervista a Cécile Kashetu Kyenge sul senso della Carta e sulla sua portata.
«Questo documento ha una particolarità che, prima ancora che dal suo contenuto dipende dal modo in cui è stata costruita: partendo dal basso, dall’esperienza e dalla sensibilità di persone singole che hanno avuto un’esperienza concreta di emigrazione e che dunque sanno, per averlo provato sulla propria pelle, di che cosa si sta parlando», spiega Cécile Kashetu Kyenge. «Questo processo, muovere dai singoli per arrivare alle associazioni e alle ong e, quindi, alle istituzioni rappresenta il valore aggiunto: perché mette realmente la persona al centro del percorso».
 
Come si concretizza nel testo questo valore aggiunto?
«Nell'affermazione di principi che difficilmente potrebbero trovare spazio in un testo elaborato in una cornice istituzionale. Ciò è visibile in vari punti. Uno dei più significativi è già nel prologo, precisamente nei due primi capoversi, dove si dice: “Le persone migranti sono bersaglio di politiche ingiuste. A detrimento dei diritti universalmente riconosciuti ad ogni persona umana, queste mettono gli esseri umani gli uni contro gli altri attraverso strategie discriminatorie, basate sulla preferenza nazionale, l’appartenenza etnica, religiosa o di genere. Tali politiche sono imposte da sistemi conservatori ed egemonici che per cercare di mantenere i propri privilegi sfruttano la forza di lavoro, fisica e intellettuale dei migranti. A questo scopo, tali sistemi, utilizzano le esorbitanti prerogative consentite dal potere arbitrario dello Stato-Nazione e dal sistema mondiale di dominazione, ereditato dalla colonizzazione e dalla deportazione. Questo sistema è, nel medesimo tempo, caduco, obsoleto e causa di crimini contro l’umanità. Per questa ragione deve essere abolito.” Si tratta di un’affermazione esplicita e coraggiosa, che mette in discussione tanto il concetto di Stato-Nazione quanto quello di frontiera».
 
Questo passaggio è stato voluto, in particolare, dai rappresentanti latinoamericani. Come mai?
«In molti stati latinoamericani le specificità e i diritti delle minoranze indigene sono ignorati e violati con grande disinvoltura ed è comprensibile quindi che in questi contesti l'insofferenza verso le esorbitanti prerogative degli Stati-Nazione sia particolarmente sentita. Ma il problema non è solo latinoamericano, basti pensare ai boscimani o ai beduini in Africa e alle tante minoranze del continente asiatico».
 
Perché il Primo Marzo ha scelto di impegnarsi nella costruzione della Carta e qual è stato il principale contributo?
«Il Primo Marzo è un laboratorio di partecipazione che si muove dal basso e coinvolge in primo luogo la società civile. Il suo obiettivo è combattere il razzismo, difendere i diritti umani e far comprendere che l'immigrazione, oggi come ieri, non rappresenta solo forza lavoro ma è una risorsa da vari punti di vista. La storia umana, non dimentichiamolo, è sempre stata storia di immigrazioni e la costruzione delle civiltà e delle culture è un processo dinamico all’interno del quale gli spostamenti degli esseri umani rappresentano il fattore principale. Tra il nostro movimento e il progetto della Carta c’era dunque un’analogia di metodo e intenti che ha reso ovvia la collaborazione. Abbiamo contribuito in vari modi ma forse l’apporto più significativo riguarda l’introduzione di un principio all’interno del testo: il passaggio in cui viene sottolineato che, oggi più che mai, siamo tutti migranti, in atto o in potenza. Oggi davvero può capitare a tutti, per ragioni che vanno dalla ricerca di un lavoro alla necessità di sfuggire a un disastro ambientale di dovere lasciare il proprio Paese. Pensiamo alla fuga dei cervelli dall’Italia ma anche a quello che sta accadendo in Giappone».
 
La Carta è stata presentata al Social Forum di Dakar e ha riscosso un grande interesse. Cosa ci riserva il futuro? Quali saranno i prossimi passi?
«Ci siamo lasciati con la promessa di tornare a incontrarci, ancora a Gorée, dopo giugno. Il documento, subito dopo l’approvazione, è stato sottoposto ad associazioni e ong e da parte di questi soggetti stanno arrivando molte proposte per il suo utilizzo. Per esempio, quella di elaborare un passaporto dei migranti, rilasciato dalle organizzazioni che riconoscono il documento e che avrà un valore simbolico forte. Adesso stiamo lavorando per diffondere la Carta il più possibile e anche per trovare forme di finanziamento che garantiscano l’autonomia del progetto. Fino ad oggi siamo stati economicamente supportati da fondazioni che non hanno interferito con il nostro spirito. Ma non è detto che sarà sempre così ed è importante attrezzarsi».
 
Un’ultima cosa: la Carta non è stata firmata. Perché?
«Abbiamo scelto di non firmarla per consentire anche a chi non fosse stato presente a Gorée di aderire con la stessa autorevolezza che avrebbero avuto i presenti. A breve, attraverso il sito, sarà possibile dare le adesioni ufficiali: come singoli, come associazioni e, perché no, come istituzioni. Certo, è improbabile che un’istituzione accetti di firmare una carta che mette in dubbio il concetto di frontiera ma potrebbe anche accadere...».

Fonte: http://primomarzo2010.blogspot.com

 

sabato 18 giugno 2011

Rete Primo Marzo: Sui migranti il governo ha un approccio repressivo

RETE PRIMO MARZO – SCIOPERO DEGLI STRANIERI
18 GIUGNO 2011
COMUNICATO STAMPA

KYENGE KASHETU: “SUI MIGRANTI GOVERNO HA APPROCCIO REPRESSIVO”

Cécile Kyenge Kashetu, portavoce nazionale della Rete Primo Marzo
che organizza lo sciopero degli stranieri, in merito
al provvedimento del Governo Berlusconi, che estende
la permanenza nei CIE dei migranti a 18 mesi.


“Ciò che sta succedendo in Italia sulle politiche dell'immigrazione è vergognoso e da condannare, in quanto lede fortemente i diritti fondamentali della persona. Di fronte al fallimento della politica migratoria del centrodestra, gli ultimi provvedimenti confermano le difficoltà del governo a individuare soluzioni per l’accoglienza dei migranti. Perseverano con l'approccio repressivo, nel tentativo disperato di riconquistare il proprio elettorato”.

“L'ultimo provvedimento del governo di trattenere i migranti nei CIE fino a 18 mesi, approvato prima dell'appuntamento della Lega Nord a Pontida, ci conferma che sono i migranti a pagare per i giochi di potere della destra. La vita dei migranti è diventata merce di scambio: si alimenta la guerra tra poveri, in un clima di crescente precarietà, invece di ristabilire le condizioni basilari di una vera convivenza civile”.

I CIE, come tutte le strutture che ledono i diritti fondamentali della persona, andrebbero chiusi. Così hanno chiesto e chiedono milioni di cittadini da decine di stati, richiesta contenuta nella “Carta Mondiale dei Migranti”, elaborata a Gorée nel mese di febbraio 2011”.

“Sulla base delle situazioni vissute dai migranti nel mondo, la nostra ambizione è di far valere il diritto per tutti di circolare e stabilire liberamente la propria residenza sul nostro pianeta e contribuire a costruire un mondo senza muri”.

“Sulla base di principi contenuti appunto nella “Carta Mondiale dei Migranti”, sosteniamo le iniziative sul territorio che promuovono i nuovi diritti, nell’ottica di costruire un’ampia alleanza tra migranti e autoctoni, e denunciando ogni forma di discriminazione e in particolar modo il razzismo istituzionalizzato (come tutti gli ultimi provvedimenti del governo che rendono ricattabili i migranti, indebolendo la cittadinanza di tutti e tutte)”.