Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

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lunedì 20 giugno 2011

Carta Mondiale dei Migranti: Appuntamenti per la sua promozione in Italia

CARTA MONDIALE DEI MIGRANTI

Ha richiesto cinque anni di lavoro e il contributo di oltre 5000 persone appartenenti a continenti diversi. Alla fine però la Carta Internazionale dei Diritti dei Migranti ha visto la luce. E in una cornice speciale e fortemente simbolica, la piccola isola di Gorée, da cui nei secoli passati hanno transitato migliaia di schiavi africani destinati alle piantagioni del Nuovo Mondo, il testo definitivo è stato approvato lo scorso 4 febbraio ed è subito dopo stato presentato al Social Forum di Dakar. La rete Primo Marzo ha contribuito attivamente alla redazione della Carta e alla sua approvazione, e oggi è molto attiva nella sua promozione in Italia e all'estero.
 
ECCO ALCUNI APPUNTAMENTI:
  • Il 23 Giugno ore 17.00: Casa Internazionale delle Donne - Roma
  • Il 27 Giugno ore 21.00: Spazio Tadini - Milanoall'interno dell'evento I muri dopo Berlino si chiamano frontiere (mostra collettiva,spettacoli, dibattiti dal 16 giugno al 29 luglio)
  • L'8 Luglio ore 18.00: Bosco albergati - Castelfranco Emilia all'interno della manifestazione " Mondiali antirazzisti"
  • Il 9 Luglio alle ore 21.00: Festa nazionale dell'immigrazione - Cesena

A seguire, un'intervista a Cécile Kashetu Kyenge sul senso della Carta e sulla sua portata.
 
«Questo documento ha una particolarità che, prima ancora che dal suo contenuto dipende dal modo in cui è stata costruita: partendo dal basso, dall’esperienza e dalla sensibilità di persone singole che hanno avuto un’esperienza concreta di emigrazione e che dunque sanno, per averlo provato sulla propria pelle, di che cosa si sta parlando», spiega Cécile Kashetu Kyenge. «Questo processo, muovere dai singoli per arrivare alle associazioni e alle ong e, quindi, alle istituzioni rappresenta il valore aggiunto: perché mette realmente la persona al centro del percorso».
 
Come si concretizza nel testo questo valore aggiunto?
«Nell'affermazione di principi che difficilmente potrebbero trovare spazio in un testo elaborato in una cornice istituzionale. Ciò è visibile in vari punti. Uno dei più significativi è già nel prologo, precisamente nei due primi capoversi, dove si dice: “Le persone migranti sono bersaglio di politiche ingiuste. A detrimento dei diritti universalmente riconosciuti ad ogni persona umana, queste mettono gli esseri umani gli uni contro gli altri attraverso strategie discriminatorie, basate sulla preferenza nazionale, l’appartenenza etnica, religiosa o di genere. Tali politiche sono imposte da sistemi conservatori ed egemonici che per cercare di mantenere i propri privilegi sfruttano la forza di lavoro, fisica e intellettuale dei migranti. A questo scopo, tali sistemi, utilizzano le esorbitanti prerogative consentite dal potere arbitrario dello Stato-Nazione e dal sistema mondiale di dominazione, ereditato dalla colonizzazione e dalla deportazione. Questo sistema è, nel medesimo tempo, caduco, obsoleto e causa di crimini contro l’umanità. Per questa ragione deve essere abolito.” Si tratta di un’affermazione esplicita e coraggiosa, che mette in discussione tanto il concetto di Stato-Nazione quanto quello di frontiera».
 
Questo passaggio è stato voluto, in particolare, dai rappresentanti latinoamericani. Come mai?
«In molti stati latinoamericani le specificità e i diritti delle minoranze indigene sono ignorati e violati con grande disinvoltura ed è comprensibile quindi che in questi contesti l'insofferenza verso le esorbitanti prerogative degli Stati-Nazione sia particolarmente sentita. Ma il problema non è solo latinoamericano, basti pensare ai boscimani o ai beduini in Africa e alle tante minoranze del continente asiatico».
 
Perché il Primo Marzo ha scelto di impegnarsi nella costruzione della Carta e qual è stato il principale contributo?
«Il Primo Marzo è un laboratorio di partecipazione che si muove dal basso e coinvolge in primo luogo la società civile. Il suo obiettivo è combattere il razzismo, difendere i diritti umani e far comprendere che l'immigrazione, oggi come ieri, non rappresenta solo forza lavoro ma è una risorsa da vari punti di vista. La storia umana, non dimentichiamolo, è sempre stata storia di immigrazioni e la costruzione delle civiltà e delle culture è un processo dinamico all’interno del quale gli spostamenti degli esseri umani rappresentano il fattore principale. Tra il nostro movimento e il progetto della Carta c’era dunque un’analogia di metodo e intenti che ha reso ovvia la collaborazione. Abbiamo contribuito in vari modi ma forse l’apporto più significativo riguarda l’introduzione di un principio all’interno del testo: il passaggio in cui viene sottolineato che, oggi più che mai, siamo tutti migranti, in atto o in potenza. Oggi davvero può capitare a tutti, per ragioni che vanno dalla ricerca di un lavoro alla necessità di sfuggire a un disastro ambientale di dovere lasciare il proprio Paese. Pensiamo alla fuga dei cervelli dall’Italia ma anche a quello che sta accadendo in Giappone».
 
La Carta è stata presentata al Social Forum di Dakar e ha riscosso un grande interesse. Cosa ci riserva il futuro? Quali saranno i prossimi passi?
«Ci siamo lasciati con la promessa di tornare a incontrarci, ancora a Gorée, dopo giugno. Il documento, subito dopo l’approvazione, è stato sottoposto ad associazioni e ong e da parte di questi soggetti stanno arrivando molte proposte per il suo utilizzo. Per esempio, quella di elaborare un passaporto dei migranti, rilasciato dalle organizzazioni che riconoscono il documento e che avrà un valore simbolico forte. Adesso stiamo lavorando per diffondere la Carta il più possibile e anche per trovare forme di finanziamento che garantiscano l’autonomia del progetto. Fino ad oggi siamo stati economicamente supportati da fondazioni che non hanno interferito con il nostro spirito. Ma non è detto che sarà sempre così ed è importante attrezzarsi».
 
Un’ultima cosa: la Carta non è stata firmata. Perché?
«Abbiamo scelto di non firmarla per consentire anche a chi non fosse stato presente a Gorée di aderire con la stessa autorevolezza che avrebbero avuto i presenti. A breve, attraverso il sito, sarà possibile dare le adesioni ufficiali: come singoli, come associazioni e, perché no, come istituzioni. Certo, è improbabile che un’istituzione accetti di firmare una carta che mette in dubbio il concetto di frontiera ma potrebbe anche accadere...».

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PRIMO MARZO
"Una giornata senza di noi. Sciopero degli stranieri"
Stranieri non dal punto di vista anagrafico, ma perché estranei al clima di razzismo che avvelena l'Italia del presente. Autoctoni e immigrati, uniti nella stessa battaglia di civiltà.

venerdì 12 novembre 2010

12 novembre, Palermo: Anche il Comitato Primo Marzo Palermo alla Convenzione siciliana degli enti locali e dei cittadini europei su beni pubblici e diritti collettivi

CONVENZIONE SICILIANA DEGLI ENTI LOCALI E DEI CITTADINI EUROPEI SU BENI PUBBLICI E DIRITTI COLLETTIVI


PALERMO, 12 NOVEMBRE 2010, ORE 17

ISTITUTO DI FORMAZIONE POLITICA "PEDRO ARRUPE"
AULA MAGNA, VIA FRANZ LEHAR 6 - PALERMO

ASSOCIAZIONI PARTECIPANTI:

AUSER
CITTADINANZA ATTIVA
CISL
LEGAMBIENTE
MOVIMENTO EUROPEO PER LA GIUSTIZIA A TUTELA DEI DIRITTI DEI CITTADINI
MOVIMENTO PRIMO MARZO

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Comunicazione di Ruggero Del Vecchio, Responsabile dell’Ufficio Rapporti con la Società Civile del Centro Regionale Siciliano del M.F.E. (Movimento Federalista Europeo)

Si è tenuta a Roma nei giorni 4 e 5 giugno 2010 la

Convenzione dei Cittadini europei su
i Beni Pubblici e i Diritti Collettivi

organizzata dal MOVIMENTO FEDERALISTA EUROPEO con la collaborazione dell’Università di “ROMA TRE” e del CONSIGLIO ITALIANO DEL MOVIMENTO EUROPEO e la significativa partecipazione dell’AICCRE, di CITTADINANZA ATTIVA, dell’ARCI, di LEGAMBIENTE, dell’AUSER, del COMITATO PRIMO MARZO.

Tale Convenzione è stata dai promotori considerata come la prima sessione di un processo di consultazione della Società Civile, da attuarsi non solo a livello europeo e nazionale ma anche a livello regionale e cittadino.

Concepire anche nel contesto dell’Unione Europea l’esistenza di Beni Pubblici e Diritti Collettivi non è errato: l’entrata in vigore l’ 1/12/2009 dei Trattati di Lisbona segna la fine di un lungo processo di integrazione europea iniziato con i Trattati di Roma del 1957, ma, allo stesso tempo, crea un quadro politico-giuridico di notevole spessore, sia perché recepisce un molto consistente assetto normativo delineato con la Costituzione Europea (non entrata in vigore), sia perché conferisce alla Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea valenza giuridica, sia infine perché rafforza il ruolo della cittadinanza europea, anche per il tramite dell’introduzione di strumenti di democrazia partecipativa.

L’individuazione dei Beni Pubblici e Diritti Collettivi a livello dell’Unione Europea è altresì giustificato da un concreto delinearsi di uno Spazio Pubblico Europeo: detto Spazio diviene sempre più percepibile nella misura in cui la crisi economica e finanziaria mondiale costringe l’Unione Europea e gli Stati che la compongono ad attuare comportamenti sempre più consoni ad una Unione politica.

Quando nel periodo estivo appena trascorso è esplosa la crisi che ha investito l’Euro “nel giro di una notte, essa risvegliò negli Europei la coscienza che nel frattempo era nata qualcosa come una politica interna europea”. “ Quando l’età pensionabile, i salari degli statali, le linee sindacali, la disciplina di bilancio, il debito pubblico d’un singolo diventa oggetto di disputa in altri Stati dell’Unione, quel che si crea è, anche se all’inizio distorto, Spazio Pubblico Europeo”. (Barbara Spinelli articolo sulla Stampa del 3/10/2010 che riporta anche un articolo del 13/8/2010 sulla Frankfurter Allgemeine dello storico Heinrich August Winkler).

In questo contesto di integrazione europea è indubbia la necessità di configurare i Beni Pubblici Europei che “ servono a soddisfare i bisogni pubblici che sono quelli avvertiti collettivamente ai vari livelli di governo” (Vincenzo F. Russo – I Beni Pubblici Europei – nel volume “Il Finanziamento dell’Europa” – Passigli Editore – Firenze 2010).

Bisogni come la pace, la democrazia (in tutte le varie sfaccettature), lo spazio di libertà-sicurezza e giustizia, la tutela dell’ambiente, l’inclusione sociale, la conoscenza e la ricerca, il sapere sono beni pubblici (materiali ed immateriali) che sicuramente soltanto a livello europeo trovano un più adeguato livello di soddisfacimento.

Dall’individuazione dei Beni Pubblici e dalla volontà politica di garantirli ai cittadini ne consegue il “pacchetto” dei Diritti Collettivi, individuati durante i lavori della Convenzione ma, attualmente, scarsamente garantiti a causa della crisi economica che, in misura diversa, colpisce tutti i Paesi dell’Unione Europea.

E’ necessario quindi concepire un Progetto politico di dimensione europea, necessario per evitare la disgregazione istituzionale e sociale in Europa e contrastare il riemergere dei nazionalismi, della xenofobia, del razzismo.

Quanto predetto presuppone un Governo dell’Unione (democraticamente costituito), che abbia una politica di bilancio e fiscale comune, idonea a guidare il risanamento dei conti pubblici nazionali (compito da affidare agli Stati nazionali) ed a promuovere il rilancio complessivo dell’economia europea(obiettivo raggiungibile in maniera più adeguata a livello dell’Unione).

Poiché riteniamo di estrema rilevanza i risultati conseguiti nella Convenzione di Roma, e valido l’invito rivolto dai promotori della stessa di estendere il dibattito ad ogni livello, proponiamo alle Organizzazioni esistenti in Sicilia, e specialmente a quelle partecipanti ai lavori svoltosi a Roma, una Convenzione siciliana da svolgersi a Palermo il 12 novembre, data nella quale l’animatore dell’iniziativa, Dott. Pier Virgilio Dastoli, sarà presente.

Ruggero Del Vecchio, Responsabile dell’Ufficio Rapporti con la Società Civile del Centro Regionale Siciliano del M.F.E. Movimento Federalista Europeo