Programma Educazione alla Pace presentato da Tindara Ignazzitto - Consulta per la Pace di Palermo

Programma di Educazione alla Pace - TPRF

domenica 10 febbraio 2013

18 febbraio, Palermo: Convegno "Doveri di accoglienza e protezione internazionale: verso la fine dell'emergenza Nord Africa?"


Convegno
Università di Palermo, Dottorato di ricerca in “Diritti Umani. Tutela, evoluzione e limiti”
Associazione Borderline Europe
Osservatorio contro le discriminazioni razziali “ Noureddine Adnane”

DOVERI DI ACCOGLIENZA E PROTEZIONE INTERNAZIONALE:
VERSO LA FINE DELL’EMERGENZA NORDAFRICA?
lunedì 18 febbraio 2013
ore 15.00 – 18.00
Aula Sturzo, Piazza Bologni 8 ( piano terra)
Palermo

Programma

Introduzione  e moderazione dei lavori
Prof. Fulvio Vassallo Paleologo ( Università di Palermo )
Dall’accoglienza umanitaria allo stato di eccezione.

Interventi
Dott.ssa Judith Gleitze ( Borderline Sicilia Onlus)
Dott.ssa Diana Pisciotta ( Osservatorio contro le discriminazioni razziali “ Noureddine Adnane”)
Dott. Raffaele Lupo ( Protezione civile - Regione Sicilia)
Dott. Claudio Lombardo ( ARCI – Caltanissetta)
Avv. Paola Ottaviano ( del Foro di Modica)
Avv. Gaetano Pasqualino (del Foro di Palermo)
Avv. Daniele Papa ( del Foro di Palermo )

Malgrado la diminuzione sostanziale degli arrivi di migranti sulle coste italiane, solo il 20 per cento rispetto allo scorso anno, si continua a praticare una politica di emergenza proprio quando si annuncia che i finanziamenti dello stato alla protezione civile, per gli interventi sulla cd. emergenza immigrazione nord africa (ENA), cesseranno, se non arriveranno altre proroghe, al 28 febbraio 2013. E l’emergenza che lo scorso anno si “concentrava” sull’isola di Lampedusa si trasferisce, per effetto delle scelte del governo uscente, su quelle strutture di accoglienza dove vengono trasferiti i migranti, dopo settimane di blocco a Lampedusa, persone già esasperate da una lunga attesa in un limbo giuridico intollerabile ed in condizioni di trattenimento contrarie alla dignità della persona umana. Nel mega CARA ( centro di accoglienza per richiedenti asilo) di Mineo, dove al massimo potrebbero trovarsi 1800 migranti, si è arrivati nei mesi scorsi ad oltre 3000 persone, e molti attendono da oltre un anno di una decisione sulla loro richiesta di asilo.
Non è chiaro  soprattutto quali strutture di accoglienza  potranno continuare ad operare dopo il 28 febbraio 2013, data fissata dal governo Monti per la fine degli interventi di emergenza “Nordafrica”( ENA), senza altre prospettive e allo stesso tempo tagliando le diarie destinate al mantenimento dei richiedenti asilo (da 46 a 35 euro pro capite al giorno).  . Per alcune di queste strutture di accoglienza si profila il rischio della chiusura, con l’abbandono di quelle persone che non hanno ancora definito le lunghissime procedure amministrative per il rilascio del permesso di soggiorno e dei titoli di viaggio. Di certo, come rilevato in numerosi rapporti, manca ovunque una informazione legale adeguata specificamente rivolta ai richiedenti asilo e le possibilità di ricorso contro eventuali decisioni sfavorevoli sono assai ridotte anche per la crescente difficoltà nell’accesso al patrocinio a spese dello stato. E dunque forte il rischio che, di fronte alle prevedibili proteste che stanno ancora proseguendo, la fine dell’accoglienza dei migranti richiedenti asilo si trasformi nell’ennesima questione di ordine pubblico, da risolvere con l’impiego della polizia.
In attesa del nuovo parlamento e di una nuova normativa occorre modificare le prassi applicate dalle autorità amministrative. Nel corso del convegno si svolgerà un confronto sulle prospettive concrete che si possono indicare per:
*         provvedere al rapido trasferimento (24-48 ore) dei migranti che giungono a Lampedusa verso veri centri di accoglienza, nel territorio nazionale, e non solo verso il mega-Cara di Mineo, al fine dell’esame sollecito delle posizioni giuridiche individuali; riconoscere nel più breve tempo possibile un permesso di soggiorno per protezione internazionale o per protezione umanitaria a tutti i migranti che sono stati costretti a lasciare la Libia a seguito della guerra e delle conseguenze che ancora oggi si riscontrano in quel paese ai danni dei potenziali richiedenti asilo

ri     strutturare e finanziare un sistema di accoglienza decentrata dei rifugiati e dei richiedenti asilo diffusa su tutto il territorio nazionale, raddoppiando il numero dei posti nei CARA, con la chiusura del megacentro di accoglienza per richiedenti asilo di Mineo, e la sollecita definizione di tutte le richieste di asilo e dei ricorsi ancora pendenti davanti ai tribunali; finanziare il passaggio delle competenze dalla protezione civile ai comuni, trasferendo dal ministero dell’interno alla Conferenza stato-regioni la competenza della distribuzione dei richiedenti asilo su tutto il territorio nazionale

    evitare di sottoporre migranti e richiedenti asilo, subito dopo l’ingresso nel territorio nazionale, a forme spurie di trattenimento amministrativo in luoghi come stadi, palestre, capannoni di vario tipo, definiti centri di prima accoglienza, ma nei quali in assenza di provvedimenti formali notificati individualmente si potrebbe configurare una detenzione arbitraria; facilitare l’integrazione lavorativa dei richiedenti asilo e di coloro che hanno conseguito uno status legale come previsto dalla Direttiva comunitaria 2003/9/CE

    garantire informazione ed assistenza legale ai richiedenti asilo per la presentazione della domanda e durante la procedura di asilo, senza limitare l’accesso delle associazioni di tutela ai luoghi nei quali gli stessi richiedenti asilo sono accolti o trattenuti

     consentire l’esercizio tempestivo di un rimedio giudiziario effettivo ai richiedenti che ricevono un diniego della propria domanda di protezione internazionale; garantire l’accesso ai diritti di difesa ed al patrocinio a spese dello stato, diritti che, presso alcuni tribunali, come quello di Catania, soffrono pesanti limitazioni

     individuare soluzioni credibili che garantiscono l’avvio dei percorsi di integrazione, dopo la fine dell’accoglienza nel sistema dei centri di accoglienza/CARA.